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I giovani di Aleppo chiamano il Papa

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Vatican Insider - pubblicato il 23/07/16
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«Muovi il cuore» (Harrek Kalbak). È questo il titolo della Giornata mondiale della gioventù di Aleppo che il 29 e il 30 luglio, in concomitanza con la Gmg di Cracovia, riflette, in una situazione di guerra, sul tema «Beati i misericordiosi perché avranno misericordia».  

L’appuntamento è stato organizzato dai salesiani e dalle chiese locali con la benedizione dei Vescovi delle Chiese orientali cattoliche di Aleppo. «Visto che non potevamo andare in Polonia, abbiamo pensato – spiega il salesiano don Pier Jabloyan – come fare in modo che la Gmg arrivasse qui. Stiamo organizzando questo evento insieme alle chiese locali con il coinvolgimento di circa 30 Associazioni e gruppi scout. È veramente un lavoro ecclesiale che abbraccia tutta la chiesa di Aleppo». Sono attesi circa 1200 giovani. «”Muovi il Cuore” indica il movimento del cuore che ha avuto Gesù verso la povera gente: è un invito aperto ai giovani affinché riescano ad assimilare i sentimenti di Gesù verso gli altri. Ad oggi, non abbiamo – sottolinea – un collegamento con l’evento mondiale, anche se ci piacerebbe far arrivare la voce dei giovani di Aleppo al Papa».  

Non è così scontato parlare di misericordia in un contesto devastato come quello siriano. «Non è facile parlare di misericordia dove sembra che la misericordia abbia abbandonato la nostra terra. Ma abbiamo sempre quella ferma speranza che dopo la lunghissima e buia notte sorgerà ancora il sole. La misericordia nel mio Paese, e in modo speciale nella mia città Aleppo, si manifesta quotidianamente attraverso la gente di buona volontà che compie atti veri di misericordia e mostra come il Signore Risorto è veramente il Signore della vita. Non abbiamo molto da dire, cerchiamo di fare il bene secondo le possibilità che abbiamo e la situazione che stiamo vivendo, perché qui nulla è sicuro».  

Nel dramma della guerra c’è anche la condizione dei cristiani che continuano a scappare e hanno bisogno del conforto e del sostegno di tutti. «È doloroso pensare che la Siria, la culla del cristianesimo, si stia svuotando dei cristiani, che sono una parte importantissima per la società. È molto preoccupante vedere l’emigrazione dei giovani, vedere la speranza della Chiesa andare via. Allo stesso tempo nessuno può incolpare questi giovani che guardano al futuro con molta paura». Le necessità sono tantissime, ma ciò che più si fa sentire è il desiderio di sicurezza. «La mancanza dei servizi pubblici (elettricità, acqua, gas, gasolio…) si può in qualche modo superare anche se con difficoltà, ma la mancanza di sicurezza no. Assistiamo ai colpi di mortaio, alle bombe, ai bossoli vaganti e alle schegge… Non possiamo abituarci a tutto questo, non possiamo abituarci a una guerra che raccoglie ogni giorno vite innocenti».  

I salesiani della provincia del Medio Oriente sono presenti in Siria ad Aleppo, Damasco e a Kafroun, un villaggio che dista circa 60 Km da Homs. Ad Aleppo operano tre preti. L’opera salesiana è situata nel cuore della città non lontana dei fronti di combattimento: è considerata una zona abbastanza sicura, anche se di sicuro in un territorio segnato dalla morte non c’è nulla. «Ogni giorno ci sono bombardamenti, qualche volta di notte non si può dormire e tanta gente lascia la propria casa per la paura». Piovono bombe, ma la presenza salesiana non è venuta meno. «Siamo rimasti: lavoriamo con la popolazione in modo speciale con la faccia più debole della società, cioè i ragazzi e i giovani. Il nostro lavoro consiste, secondo lo spirito, di don Bosco nel campo educativo e pastorale».  

Le attività estive sono rivolte ai ragazzi dagli 8 ai 18 anni, complessivamente parliamo di circa 950 persone seguite da 85 animatori. Iniziate a giugno, sono terminate a metà luglio, anche se l’oratorio resta aperto fino alla fine dell’estate prima dell’inizio del catechismo (850 ragazzi) che accompagna il periodo invernale. «Abbiamo proposto la Misericordia, un tema che abbiamo bisogno di riscoprire, oggi più che mai». Ad Aleppo si investe sulla speranza e, può sembrare paradossale ma è così, sulla bellezza della vita. «In questi tempi di guerra – conclude don Pier – dobbiamo prendere sul serio la misericordia, perché senza misericordia e perdono questa guerra non avrà mai fine».  

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