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Francesco: rivitalizzare monasteri senza la tentazione dei numeri

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Vatican Insider - pubblicato il 22/07/16
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Il Papa invita i monasteri di suore contemplative a «non lasciarsi prendere dalla tentazione del numero e della efficienza», nella costituzione apostolica «Vultum Dei quaerere» (La ricerca del volto di Dio) pubblicata oggi, scegliendo con cura le vocazioni, evitando di reclutare candidate da altri paesi «con l’unico fine di salvaguardare la sopravvivenza del monastero», rafforzando le federazioni (che possono implicare «lo scambio di monache e la condivisione di beni») e l’autonomia giuridica (che implica «un numero anche minimo di sorelle, purché la maggior parte non sia di età avanzata» e prevede un «processo di accompagnamento per una rivitalizzazione del monastero, oppure per avviarne la chiusura».
 
«A cinquant’anni dal Concilio Vaticano II, dopo le dovute consultazioni e attento discernimento», scrive Francesco nel documento di 38 cartelle firmato lo scorso 29 giugno che abroga precedenti norme del passato in materia, «ho ritenuto necessario offrire alla Chiesa, con particolare riferimento ai monasteri di rito latino, la presente Costituzione Apostolica, che tenesse conto sia dell’intenso e fecondo cammino percorso dalla Chiesa stessa negli ultimi decenni, alla luce degli insegnamenti del Concilio Ecumenico Vaticano II, sia delle mutate condizioni socio-culturali. Questo tempo ha visto un rapido progresso della storia umana: con essa è opportuno intessere un dialogo che però salvaguardi i valori fondamentali su cui è fondata la vita contemplativa, la quale, attraverso le sue istanze di silenzio, di ascolto, di richiamo all’interiorità, di stabilità, può e deve costituire una sfida per la mentalità di oggi». Al documento, presentato in sala stampa vaticana dal segretario della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, il francescano mons. José Rodriguez Carballo, seguirà una Istruzione che lo stesso dicastero vaticano emanerà prossimamente sugli stessi temi.
 
Con la costituzione apostolica Francesco invita a «riflettere e discernere sui seguenti dodici temi della vita consacrata in generale e, in particolare, della tradizione monastica: formazione, preghiera, Parola di Dio, Eucaristia e Riconciliazione, vita fraterna in comunità, autonomia, federazioni, clausura, lavoro, silenzio, mezzi di comunicazione e ascesi». Il testo si conclude con una «conclusione dispositiva» più operativa in 14 articoli.
 
In merito alla formazione, «dato l’attuale contesto socio-culturale e religioso, i monasteri prestino grande attenzione al discernimento vocazionale e spirituale, senza lasciarsi prendere dalla tentazione del numero e della efficienza», scrive il Papa, «assicurino un accompagnamento personalizzato delle candidate e promuovano per loro percorsi formativi adeguati». Alla necessaria autonomia giuridica dei monasteri di vita contemplativa (suore di clausura ma non solo), inoltre, «deve corrispondere una reale autonomia di vita, che significa: un numero anche minimo di sorelle, purché la maggior parte non sia di età avanzata; la necessaria vitalità nel vivere e trasmettere il carisma; la reale capacità formativa e di governo; la dignità e la qualità della vita liturgica, fraterna e spirituale; la significatività e l’inserimento nella Chiesa locale; la possibilità di sussistenza; un’adeguata struttura dell’edificio monastico». Qualora «non sussistano i requisiti per una reale autonomia di un monastero», la Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica «valuterà l’opportunità di costituire una commissione ad hoc» e, ad ogni modo, «tale intervento abbia come obiettivo il mettere in atto un processo di accompagnamento per una rivitalizzazione del monastero, oppure per avviarne la chiusura».
 
«Inizialmente – stabilisce ancora il documento, che pure si rivolge sia ai monasteri già federati che a quelli non ancora federati – tutti i monasteri dovranno far parte di una federazione. Se per ragioni speciali un monastero non potrà essere federato, con il voto del capitolo, si chieda il permesso alla Santa Sede, alla quale compete fare l’adeguato discernimento, per consentire al monastero di non appartenere ad una federazione». In questo senso sarà «garantito l’aiuto nella formazione e nelle necessità concrete attraverso lo scambio di monache e la condivisione di beni materiali», si legge nel testo, che precisa, peraltro, che «si favorirà l’associazione, anche giuridica, dei monasteri all’Ordine maschile corrispondente».
 
La costituzione apostolica puntualizza, inoltre, che «anche se alcune comunità monastiche possono avere delle rendite, in accordo con il diritto proprio, non si esimano comunque dal dovere di lavorare» e «per le comunità dedite alla contemplazione, il frutto del lavoro non abbia soltanto lo scopo di assicurare un sostentamento dignitoso ma anche, quando possibile, di sovvenire alle necessità dei poveri e dei monasteri bisognosi». Il lavoro, in generale, « sia compiuto con devozione e fedeltà, senza lasciarsi condizionare dalla mentalità efficientistica e dall’attivismo della cultura contemporanea».
 
Su un piano più specificamente spirituale, il Papa mette in guardia le contemplative da alcune tentazioni e sottolinea, in particolare, che «tra le tentazioni più insidiose per un contemplativo, ricordiamo quella chiamata dai padri del deserto “demonio meridiano”: è la tentazione che sfocia nell’apatia, nella routine, nella demotivazione, nell’accidia paralizzante. Come ho scritto nell’Esortazione apostolica Evangelii gaudium, questo porta lentamente alla “psicologia della tomba, che poco a poco trasforma i cristiani in mummie da museo. Delusi dalla realtà, dalla Chiesa o da se stessi, vivono la costante tentazione di attaccarsi a una tristezza dolciastra, senza speranza, che si impadronisce del cuore come “il più prezioso degli elisir del demonio”». La vita di preghiera e la vita contemplativa, raccomanda, «non possono essere vissute come ripiegamento su voi stesse, ma devono allargare il cuore per abbracciare l’umanità intera, particolarmente quella che soffre.  Attraverso la preghiera di intercessione, voi avete un ruolo fondamentale nella vita della Chiesa. Pregate e intercedete per tanti fratelli e sorelle che sono carcerati, migranti, rifugiati e perseguitati, per tante famiglie ferite, per le persone senza lavoro, per i poveri, per i malati, per le vittime delle dipendenze, per citare alcune situazioni che sono ogni giorno più urgenti». Il Papa invita a usare i mezzi di comunicazione con «prudente discernimento» e ribadisce il valore del silenzio e dell’ascesi. La vita religiosa, ancora, sia «testimonianza di vera comunione fraterna che con forza manifesti, nella società segnata da divisioni e disuguaglianze, che è possibile e bello vivere insieme, nonostante le differenze generazionali, di formazione e, a volte, culturali. Le vostre comunità siano segni credibili che queste differenze, lungi dal costituire un impedimento alla vita fraterna, la arricchiscono».
 
«La Chiesa ha bisogno di voi!», scrive il Papa alle suore contemplative. «Non è facile che questo mondo, per lo meno quella larga parte di esso che obbedisce a logiche di potere, economiche e consumistiche, comprenda la vostra speciale vocazione e la vostra missione nascosta, eppure ne ha immensamente bisogno. Come il marinaio in alto mare ha bisogno del faro che indichi la rotta per giungere al porto, così il mondo ha bisogno di voi. Siate fari, per i vicini e soprattutto per i lontani. Siate fiaccole che accompagnano il cammino degli uomini e delle donne nella notte oscura del tempo. Siate sentinelle del mattino che annunciano il sorgere del sole. Con la vostra vita trasfigurata e con parole semplici, ruminate nel silenzio, indicateci Colui che è via, verità e vita, l’unico Signore che offre pienezza alla nostra esistenza e dona vita in abbondanza. Gridateci come Andrea a Simone: “Abbiamo trovato il Signore”; annunciate, come Maria di Magdala il mattino della risurrezione: “Ho visto il Signore!”. Tenete viva la profezia della vostra esistenza donata. Non abbiate timore di vivere la gioia della vita evangelica secondo il vostro carisma». 

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