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Portavoce vaticano: via Lombardi, arriva Burke. La vice è donna

Pope Francis (C), Greg Burke (R) and Paloma Garcia Ovejero (L) pose at the Vatican on July 11, 2016. Pope Francis has named a former Fox TV correspondent, Greg Burke, to replace his longtime spokesman and Paloma Garcia Ovejero, of Spain, to be his deputy. / AFP PHOTO / OSSERVATORE ROMANO / -

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Andrea Tornielli - Vatican Insider - pubblicato il 11/07/16
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Cambia il direttore della Sala Stampa della Santa Sede dopo il decennio del padre gesuitaIl prossimo 29 agosto compirà 74 anni, dal 2012 era «pensionabile» e proprio oggi, 11 luglio 2016, ricorre il decimo anniversario della sua nomina a direttore della Sala Stampa della Santa Sede: padre Federico Lombardi, il portavoce che con discrezione e stile alieno da qualsiasi protagonismo coniugato con una profonda conoscenza della Chiesa e dei meccanismi della comunicazione ha accompagnato quasi tutto il pontificato di Benedetto XVI e i primi tre anni di quello di Francesco, lascia l’incarico. Gli succede il giornalista americano Greg Burke, 56 anni, nominato lo scorso dicembre vicedirettore della Sala Stampa vaticana dopo aver fatto per tre anni l’«advisor» per la comunicazione in Segreteria di Stato. E come nuova vicedirettrice arriva una donna, la giornalista spagnola Paloma García Ovejero, corrispondente a Roma dell’emittente cattolica Radio Cope.

Il pensionamento di padre Lombardi rappresenta un cambiamento destinato a pesare non poco sul sistema informativo vaticano. Nato a Saluzzo (Cuneo) nel 1942, nipote sia del celebre gesuita Riccardo Lombardi conosciuto come «il microfono di Dio» al tempo della Chiesa di Papa Pacelli, sia del famoso giurista cattolico Gabrio Lombardi, padre Federico Lombardi ha compiuto il suo primo percorso scolastico a Torino e ha frequentato le scuole medio all’Istituto “Sociale” dei Padri Gesuiti. Nel 1960 entra nel noviziato della Provincia Torinese della Compagnia di Gesù ad Avigliana. Dal 1962 al 1965 compie gli studi filosofici all’Aloisianum dei Gesuiti a Gallarate, quindi per quattro anni fa l’assistente degli studenti del Collegio Universitario tenuto dai gesuiti a Torino. Studia all’Università di Torino e si laurea in matematica. Dal 1969 al 1973 frequenta la Facoltà teologica della «Phil.-Teol. Hochshule St Georgen» dei gesuiti a Frankfurt am Main e ottiene la licenza in Teologia. Viene ordinato prete nel 1973 e inizia a lavorare come redattore della «Civiltà Cattolica», la rivista dei gesuiti italiani, di cui diventa vicedirettore nel 1977. Per sei anni, dal 1984 al 1990 è Provinciale per l’Italia della Compagnia di Gesù. Un anno dopo è nominato direttore dei programmi di Radio Vaticana. Nel 2001 diventa direttore generale anche del Centro Televisivo Vaticano, dopo la clamorosa uscita di scena del predecessore don Ugo Moretto, che decide di lasciare il sacerdozio per sposare una collega giornalista. Lombardi lascia la Tv vaticana nelle mani di don Edoardo Viganò alla fine del 2012, ormai alla vigilia della storica rinuncia di Benedetto XVI. E nel marzo 2016 lascia la Radio Vaticana, rimanendo ancora per alcuni mesi direttore della Sala Stampa. Il cambio della guardia alla Radio e ora in Sala Stampa s’iscrive nella riforma e nell’unificazione dei media vaticani, studiata a portata avanti dal Prefetto della Segreteria per la comunicazione, don Dario Viganò.

Nel corso di questi dieci anni padre Lombardi ha dovuto affrontare considerevoli «tempeste» mediatiche, come pure avvenimenti che hanno sconvolto la Curia romana, come nel caso dei due Vatileaks e dei conseguenti processi. Con il suo stile un po’ dimesso, minimalista, alieno da qualsiasi protagonismo – è stato un portavoce che non ha mai rubato la scena ai veri protagonisti – è stato «voce» dei Papi senza mai gridare né ricorrere a fuochi di artificio. Totalmente identificato nell’istituzione che ha rappresentato, lontano da qualsiasi status symbol e favoritismo, ha incarnato perfettamente quell’ideale di collaboratore del Papa abituato a servire senza mai mettersi in mostra.

Da direttore della Sala Stampa ha dovuto affrontare la crisi seguita alla revoca della scomunica dei vescovi lefebvriani, tra i quali c’era Richard Williamson, negazionista sulle camere a gas. Si comprese in quel momento, in Vaticano, che era necessario monitorare costantemente e quotidianamente il web per capire quali notizie erano state pubblicate sulla Chiesa e in particolare sul Papa e sulla Santa Sede. L’altra grande crisi che Lombardi ha vissuto è stata quella dello scandalo della pedofilia, nel 2010, con attacchi molto duri e richieste giudiziarie che lambivano la stessa figura del Pontefice, considerato alla stregua di un manager di una multinazionale e pertanto in qualche modo responsabile dell’azione dei preti nel mondo. Attraverso la Radio Vaticana, con i suoi commenti pacati ma puntuali, con la redazione di materiali informativi in varie lingue messi tempestivamente a disposizione dei giornalisti, padre Federico è diventato un punto di riferimento insostituibile.

Con il suo sottile umorismo si è barcamenato accompagnando migliaia di giornalisti durante il conclave del 2013, il primo della storia della Chiesa che avveniva con un Papa rinunciatario per motivi di età ed «emerito». Nei suoi briefing quotidiani non sono mai mancate punte di ironia, come quando è stato costretto ad elencare le caratteristiche chimiche delle cartucce destinate a provocare il fumo bianco o nero dal comignolo della Cappella Sistina: «Oggi teniamo questo briefing con quello che passa il convento», disse ai reporter di tutto il mondo. O quando sorridente chiese ai giornalisti: «Non telefonatemi tutti insieme per sapere la data del conclave, altrimenti non riesco a spedirvi il comunicato». O ancora quando ha risposto a chi gli chiedeva che cosa avesse mangiato quel giorno il Papa emerito: «Dovremmo chiederlo a lui».

L’elezione del primo Papa gesuita della storia ha sconvolto il gesuita portavoce vaticano, che non la considerava nel novero delle possibilità e che ha avuto bisogno di quasi un’ora per riprendersi dalla notizia. Padre Lombardi si è dovuto adattare allo stile di Bergoglio, molto diverso da quello del predecessore e più propenso a rilasciare interviste e a dialogare a tutto campo senza rete durante i voli di ritorno dei viaggi.

Con il suo successore la Sala Stampa della Santa Sede torna ad avere come direttore un giornalista laico numerario dell’Opus Dei come lo fu per lunghi anni Joaquín Navarro Valls: è Gregory Joseph Burke, nato a Saint Louis nel novembre 1959 in una famiglia cattolica. Ha studiato in un liceo retto dai gesuiti e nel 1983 si è laureato in Letterature Comparate alla Columbia University di New York. In quegli anni conosce l’Opus Dei a vi aderisce, diventandone membro «numerario», cioè con la vocazione al celibato. Si è specializzato in giornalismo, ha lavorato con la «United Press International» a Chicago, quindi con il settimanale «Metropolitan» per diventare poi corrispondente a Roma del settimanale «National Catholic Register». Collabora con Time e ne diviene corrispondente nel 1994. Sette anni dopo passa alla Tv, come corrispondente da Roma per Fox News, lavoro che mantiene fino al luglio 2012, quando nel pieno della bufera di Vatileaks viene chiamato in Segreteria di Stato per l’incarico creato ad hoc di «advisor» della comunicazione. Nel dicembre 2015 è nominato vicedirettore della Sala Stampa della Santa Sede, dove prende servizio dal 1º febbraio 2016.

Significativa è anche la scelta di affiancargli come vice una donna, Paloma Ovejero, nata a Madrid nel 1975, laureata in giornalismo in Spagna, con un master in comunicazione alla New York University, da tre anni a Roma come corrispondente dell’emittente cattolica Radio Cope. L’avvicendamento sarà operativo da agosto e padre Federico Lombardi accompagnerà ancora Papa Francesco nel viaggio in Polonia a fine luglio, per la Giornata mondiale della Gioventù di Cracovia.

 

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