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Schoenborn: inaccettabile definire Amoris Laetitia un “documento minore”

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Vatican Insider - pubblicato il 08/07/16
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«L’Amoris Laetitia è un atto del magistero che rende attuale» l’insegnamento della Chiesa sulla famiglia. È quanto afferma il cardinale Christoph Schoenborn in una lunga intervista con il direttore di Civiltà Cattolica, padre Antonio Spadaro, pubblicata sul numero in uscita oggi del quindicinale dei Gesuiti. L’arcivescovo di Vienna – che aveva presentato il testo dell’Esortazione apostolica post-sinodale durante la conferenza stampa ufficiale, l’8 aprile scorso – sottolinea che con questo documento, nel segno della Misericordia, si superano le categorie nette di «regolare» e «irregolare» nel guardare alle famiglie. L’inclusione, evidenzia, è la parola chiave del documento. 

Schoenborn – riporta Radio Vaticana – definisce inaccettabile l’osservazione di chi ha parlato di Amoris Laetitia come di un «documento minore», «senza pieno valore magisteriale». È evidente, afferma, che «si tratta di una atto di magistero», è chiaro che il Papa esercita qui «il suo ruolo di pastore, di maestro e di dottore della fede». Tra le voci critiche, annota il direttore di Civiltà Cattolica, c’è chi ritiene che Amoris Laetitia cada «nell’etica della situazione», quindi in una «gradualità della legge»: un’obiezione non ricevibile, per il porporato, perché «dietro a una chiara oggettività del bene e della verità, l’Esortazione evidenzia il progresso nella conoscenza e nell’impegno a compiere il bene dell’uomo in via». In questo «percorso di crescita», dunque, «sussistono fattori che possono spiegare che è possibile non essere soggettivamente colpevoli, se non rispettiamo oggettivamente una norma». 

L’arcivescovo di Vienna si sofferma poi sulla questione dell’accesso ai Sacramenti dei divorziati risposati. Amoris Laetitia, osserva, si colloca a «livello molto concreto della vita di ognuno» e rileva che «un soggetto, pur conoscendo bene la norma può avere grande difficoltà nel comprendere valori insiti nella norma morale o si può trovare in condizioni concrete che non gli permettano di agire diversamente». Già Giovanni Paolo II, in Familiaris Consortio, «distingueva alcune situazioni», «apriva dunque la porta a una comprensione più ampia passando per il discernimento delle differenti situazioni che non sono oggettivamente identiche, e grazie alla considerazione del foro interno». Francesco ha perciò proseguito nella direzione indicata da Karol Wojtyla «ma facendo un passo in avanti».  

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