di Ruth Baker
Non riesco a perdonare.
Non sempre e mai facilmente. È dura perdonare e qualche volta non voglio farlo. Cosa fare quando c’è qualcosa nella tua vita troppo grande da perdonare?
I seguenti punti potrebbero non essere un processo “passo-dopo-passo” sul come perdonare ma possono aiutarti a farti capire cos’è il perdono e perché lottiamo per perdonare. Non ci piace perdonare. Il perdono ha una brutta reputazione e spesso sembra inutile. Forse è così perché ci sono molte idee sbagliate su cosa sia il perdono e su come perdonare, e manca la conoscenza delle emozioni reali e di quelle negative che lo circondano.
1. Cos’è il perdono e cosa non è
Il perdono non è dire che ciò che ci hanno fatto è accettabile o può essere dimenticato. Non è ignorare le tue ferite o far finta che non sia successo niente. Non è permettere agli altri di andarsene ferendoti. Affinché avvenga il perdono, il dolore e la sofferenza devono essere riconosciuti veramente, ma a tal punto che ci sia un futuro oltre la ferita del passato. Il perdono è scegliere di mettere fine alla sofferenza e al dolore facendo luce sulla situazione, dicendo che questo dolore non deve avere l’ultima parola.
2. Odio: la barriera più grande al perdono
Il perdono è difficile perché ci sembra quasi “buono” – nella maggior parte dei casi – odiare la persona che vorremmo perdonare. Non vogliamo perdere il potere che l’odio ci dà: il potere di tornare da loro e farli soffrire quanto loro hanno fatto soffrire noi.
Eppure odiare gli altri non farà andar via le loro azioni aggressive.
Odiarli non cambierà ciò che ti hanno fatto o gli eventi del passato. Odiarli ti danneggerà soltanto, perché l’odio non può creare il bene. Odiare non può fermare il dolore che provi o guarire le ferite che ti fanno soffrire.
L’odio sembra buono solo perché non sappiamo come ci fa sentire la libertà del perdono. Non capiamo che questa libertà è meglio del sentimento dell’odio. Non capiamo che anche l’odio ci sta ferendo. Crediamo alla menzogna secondo cui l’odio sia una soluzione al problema perché bloccherebbe il dolore del passato.
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3. “L’odio non è una forza creativa”
Sbagliamo se crediamo che l’odio sia una sorta di soluzione o medicamento al dolore che abbiamo subito.
Come disse San Massimiliano Maria Kolbe, “l’odio non è forza creativa; solo l’amore crea. La sofferenza non prevarrà su di noi, ci farà solo sciogliere e ci rafforzerà”.
San Massimiliano Maria Kolbe sapeva qualcosa dell’odio, ma anche tanto dell’amore. Ha vissuto gli ultimi mesi della sua vita ad Auschwitz, testimoniando alcuni degli atti più barbarici che l’uomo abbia mai conosciuto. Ha sacrificato la sua vita al posto di un uomo sposato con figli che stava per essere mandato nella camera a gas. In quel momento ha sostituito la violenza e l’odio con un atto d’amore. Un atto che gli ha fatto dire: “Non sarò parte di questo odio. Metterò in questa situazione qualcosa che crea, invece di distruggere”.
4. Perché il perdono ci sembra ingiusto
Anche dopo aver capito cosa è e cosa non è il perdono, continua a sembrare così ingiusto! Ci appare in questo modo perché ciò comporta che noi, i feriti, dobbiamo fare il primo passo, un atto di compassione. Quando subiamo un torto, la persona che stiamo tentando di perdonare potrebbe non capire che li stiamo perdonando, il che rende ancora peggiore la prospettiva: a che serve perdonare se la persona nemmeno sa quanto dolore ci ha provocato in principio?!
Ma visto in maniera razionale, è ovvio che trattenendoci dal perdonare non puniamo l’altra persona, nonostante i nostri migliori sforzi. Semplicemente ci sfianca.
Ciò che non capiamo è che spesso il perdono ha poco a che fare con la persona che ci ha feriti e molto con noi stessi. Il perdono è una sorta di medicina di Dio. Ci guarisce. Quando siamo in grado di perdonare, in realtà liberiamo noi stessi dalla prigione del dolore e della sofferenza nella quale l’altra persona ci ha messi.
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5. Tutti soffriamo, in qualche modo
Tutti stiamo soffrendo, tutti siamo feriti e tutti feriamo le altre persone. Perciò qualcuno deve fare un passo avanti e fermare il circolo della sofferenza. Il perdono parla dritto al cuore dell’altra persona e per farlo sono necessari coraggio e compassione. Vuol dire: “So che non sei stato assolutamente all’altezza del bellissimo piano che Dio ha in serbo per te, ma vale lo stesso per me in tanti modi. Non voglio che tu stia in quel luogo di tenebra per sempre. Quali circostanze o oscurità ti hanno portato a fare ciò a me? Voglio qualcosa di meglio anche per te”.
6. Sii abbastanza coraggioso da raccontare un’altra storia
Una volta un mio amico visitò Auschwitz. Raccontò che vide che all’esterno di uno degli edifici, in una piccola alcova nel muro, qualcuno aveva messo una candela illuminata. Era una cosa piccola ma molto potente. Un atto d’amore in uno dei posti più bui della terra, che ci racconta che le tenebre non hanno avuto l’ultima parola. Perdonare richiede che ci innalziamo al di sopra della situazione e che con coraggio raccontiamo un’altra storia. Il perdono è dire: “So che ciò che è successo è sbagliato, ma io non ne sarò parte. Non entrerò nel circolo della sofferenza permettendo che esso continui. Al contrario, metterò in questo luogo d’odio un atto d’amore. È l’unico modo per rompere il circolo dell’odio. È l’unica cosa che da questa situazione poterà vita e qualcosa di nuovo”.
7. La parola finale è la grazia di Dio
Qualche volta il perdono può giungere in un momento, in altri casi è il frutto di un lungo lavoro, aiutato da nuove esperienze e dall’amicizia. L’anima si muove lentamente seguendo il suo ritmo verso la guarigione e la completezza. Dio opera con noi su questa cosa affinché non ci limitiamo a dimenticare e basta. Se hai subito un torto molto grande, se una parte preziosa di te è stata portata via da qualcun altro, se per te perdonare è impossibile, rivolgiti verso Colui che può mettere più che la Sua mano sulle tue. Chiedigli di perdonare attraverso di te, così che il tuo dolore e la tua sofferenza possano essere guariti e tu possa essere libero di andare a donare vita agli altri. Prega per le persone che ti hanno ferito, o almeno prega per chiedere di voler pregare per loro. L’atto definitivo della compassione e del perdono è Cristo sulla croce. Lì, Lui ha sofferto con noi (che è il significato letterale della compassione) e lì il dono dell’aver deposto la Sua vita ci dona nuova vita. Ha pagato il prezzo della morte e la Sua resurrezione ci mostra che la morte non è mai e poi mai la fine. L’atto del perdono cambia le nostre vite e ci dona speranza. Il perdono non è un sentimento. È un’azione.
[Traduzione dall’inglese a cura di Valerio Evangelista]