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Fidanzamento tra adolescenti… vietarlo, accettarlo, controllarlo, che fare?

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LaFamilia.info - pubblicato il 04/07/16
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Alcuni genitori entrano nel panico quando si rendono conto che i loro figli di dodici o tredici anni hanno già un rapporto sentimentaleLe generazioni di oggi sono senza dubbio più precoci di quelle che le hanno precedute. E questo è vero anche e soprattutto in merito ai “fidanzamenti” giovanili. Una realtà alla quale né genitori né figli sono preparati. Cosa fare in queste situazioni?

Uno sguardo a ciò che ci circonda

Ci sono fenomeni che accelerano alcuni processi naturali, che dovrebbero essere vissuti gradualmente, in base alla fase della vita della persona. Spesso hanno a che fare con il progresso della tecnologia e dei mezzi di comunicazione, che avanza a un ritmo sempre più vertiginoso, diventando fuori controllo. A questo bisogna aggiungere il costante bombardamento mediatico a cui vengono sottoposti gli adolescenti, che finiscono con l’ispirarsi a “modelli” poco adatti alla loro formazione etica (soprattutto in un’età in cui il proprio giudizio è ancora in via di formazione). Sono infatti molti i giovani disorientati e confusi che cedono a queste pressioni.

Alla situazione contribuiscono anche altre realtà, tra cui la solitudine dei bambini e dei ragazzi, il disgregamento delle famiglie, il poco tempo trascorso tra genitori e figli, la mancanza di regole…

E così, oltre a riconoscere l’esistenza di determinate situazioni nella nostra società – impossibili da evitare – la migliore alternativa è quella di fare di tutto affinché i nostri figli affrontino il mondo con una volontà ferrea, con un sistema valoriale solido, con il rispetto verso l’autorità e con una famiglia che lo tratti con amore, comprensione, ascolto e supporto.

“Fidanzamento” adolescenziale?

L’adolescenza è una tappa di intensi cambiamenti corporei, emotivi ed intellettuali. È una perenne montagna russa di emozioni e sentimenti, ecco il perché di alcune manifestazioni aggressive o emotive. Gli ormoni diventano irrequieti e i giovani iniziano a vivere sensazioni che non avevano mai provato prima. Come ad esempio l’attrazione sessuale.

Con questo presupposto, potremmo dire che quello che viene vissuto in questa fase non è un fidanzamento vero e proprio; è piuttosto uno stato di “innamoramento” che si limita all’attrazione fisica, che può essere facilmente confusa con il vero amore e può portare a conseguenze irreversibili nella vita degli adolescenti.

Il fidanzamento vero è quella relazione tra un uomo e una donna in cui il vincolo d’amore li porta a vivere un periodo di maturazione prima di culminare nell’obiettivo principale: il matrimonio. Parlare a quindici anni di qualcosa di così vincolante – quale è l’impegno coniugale – è qualcosa di totalmente fuori luogo.

“Le relazioni tra ragazzini tendono a essere molto instabili e risentono dell’inesperienza tipica della giovinezza. Influiscono anche terze persone, che giudicano, fanno pressione, vietano, ecc… In genere i fidanzamenti adolescenziali non durano, proprio per l’instabilità fisica ed emotiva dei ragazzi stessi, che spesso rende insostenibili i rapporti (…) L’inconveniente dell’adolescenza è di non sapere ciò che si vuole, ma desiderarlo ad ogni costo, qui ed ora, senza curarsi del tempo e delle circostanze”. Così scrive Francisco Gras, autore di Micumbre.com, nell’articolo “Il fidanzamento spiegato ai figli adolescenti”.


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Vietare, accettare, controllare… che fare?

Alcuni genitori entrano nel panico quando si rendono conto che i suoi figli di dodici o tredici anni hanno già un rapporto sentimentale. Altri invece reagiscono aggressivamente, arrivando addirittura all’adozione di misure estreme come proibire che la relazione vada avanti o infliggere punizioni eccessive. Altri genitori ancora preferiscono lasciare tempo al tempo e decidono di ignorare totalmente ciò che succede ai loro figli. Ah… ovviamente non mancano coloro che assecondano o approvano questi fidanzamenti prematuri.

Nessuno di questi è il modo migliore con cui affrontare situazioni del genere. Quando i genitori decidono di vietare senza dare motivazioni, si produce l’effetto contrario: il rapporto diventa ancora più attraente e si dà spazio al presentarsi di episodi di ribellione o sfiducia nei confronti dell’autorità paterna. Né tantomeno il castigo può essere una soluzione, perché il problema non è innamorarsi, bensì l’assenza di condizioni in cui l’innamoramento deve svilupparsi. Chi fa finta di niente causerà un danno uguale a chi decide di punire i propri figli innamorati, e approvare questo tipo di relazioni vuol dire voler essere amici e non genitori dei propri figli, che hanno bisogno di qualcuno che dia loro suggerimenti adeguati da una prospettiva responsabile e matura.

I genitori devono insegnare ai figli come dominare impulsi e desideri, aiutandoli a rafforzare la propria volontà, a comprendere le conseguenze di ogni azione, a considerare il proprio corpo come al tesoro più prezioso, a rispettare l’integrità dell’altra persona, a incoraggiare la sua autostima, a saper affrontare le pressioni esterne (amici, pubblicità, film, musica, ecc.). Bisogna inoltre spiegare loro che ogni cosa ha un suo tempo e che si deve vivere ogni fase della propria vita in modo adeguato, senza bruciare le tappe.

Ecco perché i genitori devono trovare nel dialogo il loro miglior alleato. Bisogna parlare di queste cose con i figli, con naturalezza e talvolta anche anticipando le loro domande (evitando quindi che loro cerchino informazioni altrove, ottenendo spesso informazioni errate). E attraverso queste chiacchierate avvertire loro dei pericoli che comportano rapporti prematuri ed esperienze sessuali precoci: gravidanze indesiderate, difficoltà di realizzarsi professionalmente, potenziali malattie che compromettono i sogni di entrambi, la materializzazione del corpo, promiscuità, ecc.

I genitori devono inoltre usare l’autorità che hanno per stabilire in casa regole chiare, solide e ragionevoli su come i figli devono comportarsi sul piano relazionale. Ma è fondamentale che tutto questo venga detto ai figli con affetto. Devono sentirsi compresi, sostenuti, amati e accettati.

Concludiamo con le parole di Francisco Gras: “La responsabilità dei genitori nell’educazione dei figli non è trasferibile, né negoziabile. I figli sono vittime del silenzio dei genitori, ma restano responsabili delle loro azioni. Anche in merito ai rapporti con l’altro sesso e ai pericoli che questi possono portare”.

QUI IL LINK ALL’ARTICOLO ORIGINALE

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Valerio Evangelista]

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