Il presidente boliviano Evo Morales, in Vaticano per prendere parte ad una conferenza sui modelli economici e sociali di sviluppo, ha portato in dono al Papa, che lo ha ricevuto per mezz’ora questa mattina, il busto di un leader indio che guidò una rivolta contro le autorità coloniali alla fine del 1700 e una lettera dei movimenti popolari che Francesco ha incontrato sia in Vaticano nel 2014 che nel 2015 in Bolivia, entrambe le volte in presenza dello stesso Morales.
Il presidente indio, vestito con completo tradizionale, è giunto dal Papa, nel palazzo apostolico, in orario, alle 10.30, salutando il Pontefice argentino con la frase, in spagnolo: «Fratello Papa, che gioia rivederla». I due si sono abbracciati ed ha poi avuto luogo, per 27 minuti, il colloquio a porte chiuse. Morales è stato poi ricevuto dal «ministro degli Esteri»della Santa Sede, mons. Paul Richard Gallagher (il cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin è in Polonia). «Durante i colloqui, svoltisi in un clima di cordialità», si legge in una nota vaticana, «sono stati affrontati alcuni temi attinenti all’attuale congiuntura socio-economica del Paese, con speciale considerazione per le politiche sociali. Ci si è, quindi, soffermati sulle relazioni tra la Chiesa e lo Stato, evocando la lunga tradizione cristiana della Bolivia e il decisivo contributo della Chiesa alla vita della Nazione. Non si è mancato di fare riferimento anche a questioni di comune interesse, quali l’educazione, la sanità e l’aiuto ai più poveri. Nel prosieguo delle conversazioni sono state passate in rassegna alcune situazioni internazionali».
Al momento dei saluti conclusivi, Evo Morales ha introdotto al Papa il seguito di cinque persone ed ha poi mostrato i regali che gli aveva portato. Si tratta di un busto ligneo di Tupac Catari (1750 – 1781), leader aymara che guidò una rivolta indigena contro le autorità coloniali spagnole, assediando La Paz e finendo torturato per squartamento. Il presidente boliviano ha poi tirato fuori una cartella dentro la quale vi era «la letterina che le mandano i movimenti sociali», ha detto consegnandola al Papa. Infine, tre libri sulle foglie di coca, utilizzate abitualmente in Bolivia, uno sul «biobanco», uno sulla «dieta fitogenica» e uno sul contributo di questo prodotto contro l’obesità. Le foglie di coca, ha scherzato il leader boliviano, «le prendo e fa molto bene, gliele raccomando, così ce la fa tutta la vita!».
Francesco ha regalato a Morales la consueta medaglia di San Martino che stende il suo mantello sopra un povero. Il presidente boliviano, da parte sua, ha sottolineato: «Vengo da un paese il cui santo patrono è San Francesco, sono stato nel sindacato San Francesco e ora c’è Papa Francesco». Il Papa ha regalato al leader latino-americano anche due suoi testi: «Il nome di Dio è misericordia», realizzato con il giornalista Andrea Tornielli per l’avvio del Giubileo della misericordia, e l’esortazione apostolica «Amoris laetitia». Morales è il primo capo di Stato a cui la regala dopo la sua recente pubblicazione.
Morales ha incontrato più volte il Papa argentino, sia in Vaticano, con i movimenti sociali ospitati nella stessa Casina Pio IV dove oggi si svolge il simposio, sia in Bolivia, dove il presidente indio regalò tra l’altro al Papa un crocefisso ligneo su falce e martello, realizzata su bozzetto del defunto gesuita Luis Espinal, che Francesco, dopo un primo sguardo corrucciato, gradì al punto da portarselo a Roma, contrariamente a quanto immaginato da alcuni.
Il presidente dello «Stato plurinazionale di Bolivia» partecipa oggi ad una conferenza stampa a 25 anni dalla enciclica sociale di Giovanni Paolo II «Centesimus Annus», ospitata dalla Pontificia accademia delle Scienze sociali. Vi prendono parte anche Bernie Sanders, candidato alle primarie democratiche Usa, e il presidente ecuadoriano Rafael Correa.