di Daniel Prieto
La natura e il movimento delle stelle hanno da sempre generato stupore nei filosofi e nei teologi: come può tanta diversità esistere in ordine e armonia (senza alcun intervento umano) al punto da dare vita alla vibrante successione di eventi che chiamiamo “cosmo” (ordine, armonia, bellezza)?
L’universo è qualcosa di più che un problema scientifico, è un mistero gaudioso, è un linguaggio dell’amore di Dio per noi.
— Papa Francesco (@Pontifex_it) June 18, 2016
I Padri della Chiesa hanno saputo scegliere con grande saggezza analogie e metafore per spiegare questo mistero. Donandole poi completezza applicandole al mistero di Cristo, facendo luce sul senso dell’ordine cosmico e sulla storia dell’umanità (anch’essa piena di misteriosi contrasti). Ad esempio De Lubac, citando Ireneo, ha scritto: «Cristo è il “maestro del coro” intorno al quale si ordina tutta la storia, come la lira cosmica vibrava tutta sotto il plettro di Apollo. Le cose antiche e nuove si rispondono, e, venendo tutte da uno stesso Autore, formano nella loro varietà contrastante una melodia unica, ex multis et contrariis sonis subsistens» (Cattolicesimo, gli aspetti sociali del dogma).
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Da questo punto di vista, tutta la Storia può essere intesa come un’unica grande opera di salvezza, che ha colmato di bellezza la complessa rete di contraddizioni e vicissitudini che, realizzata come un corpo unico, ha trovato il suo culmine in Cristo (Alfa e Omega). Nel corso della Storia è stato suonato ogni singolo tasto. Ogni singolo tasto è diverso da tutti gli altri. E nonostante questo – o forse proprio per questo – Dio ha potuto comporre una melodia magnificente, anche quando sembrava che ci fossero troppe note dissonanti. È così che ha guidato il genere umano verso una riconciliazione con Lui. Come ha detto anche De Lubac: «La storia del genere umano si sviluppa davanti ai nostri occhi come un grande affresco. È la storia di un unico uomo in cammino verso la sua salvezza». E la Chiesa ha il compito di essere il prolungamento di Cristo nella Storia, il suo Corpo.
Guardini è sulla stessa linea: «Adolf von Harnack ha trovato la giusta espressione per descrivere questo quando ha parlato di “coincidentia oppositurum” (coincidenza degli opposti) nella Chiesa. Anche se, a essere sinceri, si riferiva principalmente a una confusione di contraddizioni». Poi ha precisato: «Nella Chiesa esiste davvero qualcosa che – similmente all’energia dell’atomo che attira a sé tutti i suoi elementi – supera la tensione tra le varie strutture. Rendendo possibile un’interessa che, stando a tutte le concezioni sociologiche, non sarebbe affatto possibile su questa terra».
Soprattutto su questo aspetto, in confronto con altre religioni e filosofie, il cristianesimo mostra una bellezza sublime: una visione del mondo in cui la cooperazione tra l’uomo e Dio si realizza in modo che gli opposti non siano in relazione tra loro in una sorta di sintesi dialettica (in cui le differenze vengono superate cancellandole, finendo con una fusione o dissoluzione della persona nella divinità o viceversa). Si genera al contrario l’occasione di una dimensione “paradossale” della vita, in cui i contrari si armonizzano, pur continuando a essere diversi. E questo è possibile soltanto grazie all’incarnazione, alla morte e alla risurrezione di Cristo. Attraverso il suo Spirito di amore ci dona (per dirla con le parole di Guardini) uno “spazio vitale” che ci permette di sussistere nella sua Persona. Sí, perché soltanto Cristo può contenere totalmente ogni membro del suo Corpo (come la Vite e i tralci, cfr. Giovanni 15:5) per accoglierli senza fondersi in loro, né loro in Lui. Tutte le sfere della realtà umana si aprono alla divinizzazione, grazie a una vera compenetrazione e sinergia tra le nature – umana e divina – di Cristo. Senza confusione, divisione né separazione le Sue nature ci uniscono a questo nuovo Corpo, aprendoci alla divinità nell’Amore. Questa è la più grande opera mai realizzata dalla Trinità, che agisce nel corso della Storia facendo germogliare nella sua Chiesa l’unità degli opposti che mantiene la diversità polare. Proprio come il pianista ha suonato gli 88 tasti diversi, uniti in una meravigliosa sinfonia di salvezza e riconciliazione. L’apostolo Paolo ne ha parlato in 1 Corinzi 12: 18-27:
Ora, invece, Dio ha disposto le membra in modo distinto nel corpo, come egli ha voluto. Se poi tutto fosse un membro solo, dove sarebbe il corpo? Invece molte sono le membra, ma uno solo è il corpo. Non può l’occhio dire alla mano: «Non ho bisogno di te; né la testa ai piedi: «Non ho bisogno di voi». Anzi quelle membra del corpo che sembrano più deboli sono più necessarie; e quelle parti del corpo che riteniamo meno onorevoli le circondiamo di maggior rispetto, e quelle indecorose sono trattate con maggior decenza, mentre quelle decenti non ne hanno bisogno. Ma Dio ha composto il corpo, conferendo maggior onore a ciò che ne mancava, perché non vi fosse disunione nel corpo, ma anzi le varie membra avessero cura le une delle altre. Quindi se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui. Ora voi siete corpo di Cristo e sue membra, ciascuno per la sua parte.
Sull’unità nella diversità, ribadendo tutto quanto già detto, possiamo concludere con un’altra meravigliosa immagine di Sant’Irineo, che ha detto:
«Ecco perché lo stesso Spirito è sceso anche sul Figlio di Dio, diventato Figlio dell’uomo: si abituava con lui ad abitare nel genere umano, a «riposare» tra gli uomini, a vivere nell’opera plasmata da Dio; realizzava in essi la volontà del Padre, li rinnovava facendoli passare dalla loro antica condizione di peccato alla novità di Cristo. Questa è dunque la ragione per cui anche il Signore ha promesso di inviare il Paraclito: per «adattarci» a Dio. Infatti, come senz’acqua la farina non può diventare una sola pasta, un solo pane, così noi, che eravamo una moltitudine, non potevamo diventare uno nel Cristo Gesù senza l’Acqua che viene dal cielo. E come la terra arida, se non riceve acqua, non può fruttificare, così noi, che prima eravamo soltanto legno secco, non avremmo mai portato frutti di vita senza la pioggia che ci è stata data liberamente dall’alto. L’unità che li rende incorruttibili, i nostri corpi infatti l’hanno ricevuta col bagno del Battesimo, mentre alle nostre anime è stata data in virtù dello Spirito.»(Adversus haereses, III ,17,1-3).
[Traduzione dallo spagnolo a cura di Valerio Evangelista]