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“I giovani implorano un futuro libero dalle divisioni del passato”

Papa Francesco

Pope Francis and Catholicos of All Armenians Karekin II water a tree planted in a Noah's Ark sculpture during an ecumenical meeting and a prayer for peace in Yerevan's Republic Square on June 25, 2016. / AFP PHOTO / ALEXANDER NEMENOV

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Vatican Insider - pubblicato il 26/06/16
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«Tendiamo l’orecchio alle giovani generazioni, che implorano un futuro libero dalle divisioni del passato». Dopo aver assistito alla divina liturgia della Chiesa apostolica armena celebrata dal Catholicos Karekin II a Etchmiadzin – così come ieri lo stesso Karekin aveva fatto presenziando alla messa cattolica a Gyumri – Papa Francesco ha rinnovato il suo appello all’unità con uno sguardo che va al di là dell’ecumenismo e dei rapporti tra Chiese, aprendosi ai conflitti e alle ferite che ancora bruciano sulla carne del popolo armeno.

La celebrazione si svolge all’aperto, sul grande altare esterno della Santa Etchmiadzin, il «Vaticano armeno». Karekin e il Papa entrano insieme in processione, procedendo sotto un baldacchino rosso tenuto da quattro diaconi. Francesco viene fatto sedere su un trono uguale a quello del Catholicos e segue la celebrazione indossando una stola rossa appartenuta a Papa Ratzinger.

Nella sua omelia, Karekin II ha parlato della situazione contemporanea: «La fede è messa alla prova dall’estremismo e altri tipi di ideologie; xenofobia, dipendenze, passioni e profitti egocentrici. I processi di laicizzazione si stanno intensificando, i valori spirituali ed etici vengono distorti, e la struttura della famiglia, stabilita da Dio, è scossa. La radice del male nella vita moderna è nel tentativo di costruire un mondo senza Dio, di interpretare le leggi e i comandamenti di Dio. Un tentativo che fa aumentare i problemi economici, politici, sociali, ambientali, che giorno dopo giorno minacciano il naturale modo di vivere. Tuttavia, il mondo non cessa di essere il centro dell’amore e della cura di Dio».


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«In questi giorni insieme al nostro fratello Papa Francesco – ha aggiunto Karekin II – abbiamo riconfermato che la Santa Chiesa di Cristo è una nel diffondere il Vangelo di Cristo nel mondo, nel prendersi cura del creato, di fronte ai problemi comuni, e nella missione vitale della salvezza dell’uomo… La missione inseparabile della Chiesa di Cristo è il rafforzamento della solidarietà tra le nazioni e i popoli», ha sottolineato, ringraziando il Pontefice. «Noi e la nostra gente pregheremo sempre per lei, amato fratello, e per i suoi sforzi verso la pace e la prosperità dell’umanità e verso il progresso della Chiesa di Cristo». Infine, ha chiesto la «protezione e il sostegno» della «santa mano destra di Dio» per «coloro che soffrono per guerre e il terrorismo, come pure coloro che hanno fame, vivono in povertà e in altri tipi di afflizioni».

Nel suo saluto finale, il Pontefice ha detto, riferendosi all’esperienza vissuta in questi giorni di convivenza a Etchmiadzin con il Catholicos: «Ci siamo incontrati, ci siamo abbracciati fraternamente, abbiamo pregato insieme, abbiamo condiviso i doni, le speranze e le preoccupazioni della Chiesa di Cristo, di cui avvertiamo all’unisono i battiti del cuore, e che crediamo e sentiamo una». È proprio «nel segno dei santi apostoli che ci siamo incontrati. I santi Bartolomeo e Taddeo – ha aggiunto – che proclamarono per la prima volta il Vangelo in queste terre, e i santi Pietro e Paolo, che diedero la vita per il Signore a Roma, mentre regnano con Cristo in cielo, certamente si rallegrano nel vedere il nostro affetto e la nostra aspirazione concreta alla piena comunione».

«Lo Spirito Santo faccia dei credenti un cuore solo e un’anima sola: venga a rifondarci nell’unità», ha detto ancora il Papa, prendendo a prestito le parole di san Gregorio di Narek, il quale, invocando lo Spirito Santo, chiedeva che venissero «sciolti da questo fuoco i motivi del nostro scandalo», e tra questi vi è innanzitutto – ha osservato Bergoglio – «la mancanza di unità tra i discepoli di Cristo». La Chiesa armena «cammini in pace e la comunione tra noi sia piena. In tutti sorga un forte anelito all’unità, a un’unità che non deve essere né sottomissione l’uno dell’altro, né assorbimento, ma piuttosto accoglienza di tutti i doni che Dio ha dato a ciascuno per manifestare al mondo intero il grande mistero della salvezza».


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«Accogliamo il richiamo dei santi – è stato l’invito di Francesco – ascoltiamo la voce degli umili e dei poveri, delle tante vittime dell’odio, che hanno sofferto e sacrificato la vita per la fede; tendiamo l’orecchio alle giovani generazioni, che implorano un futuro libero dalle divisioni del passato. Da questo luogo santo si diffonda nuovamente una luce radiosa; a quella della fede, che da san Gregorio, vostro padre secondo il Vangelo, ha illuminato queste terre, si unisca la luce dell’amore che perdona e riconcilia».

Il Papa ha concluso il suo saluto ricordando la corsa degli apostoli al sepolcro di Gesù la mattina di Pasqua, «nonostante i dubbi e le incertezze», e ha auspicato che anche cattolici e armeni «seguiamo la chiamata di Dio alla piena comunione e acceleriamo il passo verso di essa». Infine, Francesco ha chiesto a Karekin II di benedirlo, di benedire la Chiesa cattolica e «di benedire questa nostra corsa verso la piena unità». Al termine della celebrazione il Catholicos ha invitato Francesco a benedire tutti i presenti.

 


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