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Ho lasciato mia moglie per una ragazza più giovane… e altre storie di divorzio

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Orfa Astorga - pubblicato il 24/06/16
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Casi del mio studio in cui, cosa poco abituale, i protagonisti riconoscono sinceramente i propri erroriL’immaturità affettiva o l’incapacità di controllare gli appetiti e le emozioni sensibili attraverso la ragione ha tra le sue conseguenze la mancanza di integrazione della sessualità, per cui la persona viene dominata dall’istinto sessuale, pervertendo e impedendo il suo vero ordinamento all’amore all’interno del matrimonio. Per la sessualità disintegrata, corpo e spirito sono considerati due realtà separate.

Di questa verità parlano casi di separazione narrati in prima persona nel mio studio, presentati in questa sede con l’autorizzazione di chi li ha vissuti per aiutare altri attraverso le loro esperienze e sofferenze.

Al posto delle giustificazioni poco originali come essersi sposati troppo giovani, incompatibilità di carattere, intromissione della famiglia, incomprensione e un lungo eccetera di scuse e vittimismo che spesso alcune persone separate tirano in ballo, in queste storie si riconoscono con sincerità colpe ed errori in un onesto tentativo di superare la crisi personale.


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Primo caso. Non ho voluto cambiare tutto ciò che sapevo che non andava nei miei atteggiamenti, che hanno mandato in rovina il mio matrimonio dopo appena quattro anni. Vivevo ossessionato dal sesso; le mie conversazioni, i miei pensieri, le mie condotte… Non avevo problemi ad assistere a spettacoli, abbordare prostitute, consumare materiale pornografico… pensavo che fossero cose tipiche di un uomo giovane, anche se sposato. Mia moglie ha sofferto molto, e quando mi ha chiesto di cambiare per amor suo ho fatto l’offeso, e senza che mi importasse dei nostri due bambini piccoli ho avviato un iter al termine del quale sono rimasto impegnato solo a dare un assegno per gli alimenti, credendo di essere ormai libero di vivere la mia vita.

Cercavo di recuperare una libertà che mi permettesse di non rendere conto a nessuno della mia condotta sessuale, del mio tempo, del mio denaro, del mio egoismo, per fare quello che mi andava. Credevo che avrei riscattato quello che lasciavo in mia moglie nella sua versione corretta e aumentata quando mi fossi deciso a cercarlo. Lungi dall’essere vero, per via della mia dipendenza dal sesso ho perso l’interesse a risposarmi, inizio a vedere compromesse le mie capacità lavorative e soffro di depressione. Mi sento incapace di amare e di essere amato.

Secondo caso. Gli anni, la maternità, le occupazioni, le preoccupazioni e i miei danni morali hanno lasciato il segno sul fisico di mia moglie, che ha smesso di sembrarmi attraente. Trascurando il dovere di aiutarla nelle responsabilità familiari, dedicavo il mio tempo alla palestra, alla sauna, all’estetica… Come chi vive male finisce per pensare come vive, mi preoccupavo di vedermi al meglio, sentendomi in diritto di sprecare tempo e denaro in avventure con donne giovani e attraenti.

Dopo il divorzio mi sono ritrovato a corteggiare una di loro perché diventasse la mia seconda moglie. Mi vedevo come un attore nel ruolo di un brav’uomo, con la storia di un matrimonio fallito dal quale la dignità era uscita intatta. Mi sforzavo di provarlo con mille dettagli di attenzione e presunta comprensione nei confronti della ragazza che corteggiavo.

Senza che me lo chiedesse, le ho parlato del mio primo matrimonio, dando la colpa a mia moglie e scusandola allo stesso tempo magnanimamente con presunte attenuanti. In modo calcolato, ho espresso chiaramente le mie rette intenzioni e il fatto che ero pronto a costruirmi una nuova famiglia, mosso solo dalla forte attrazione fisica che sentivo per la ragazza in questione. Per me il sesso era al primo posto, dopo forse sarebbe venuto l’amore o forse no. Ero davvero cinico.

Mi sono procurato una macchina migliore e una casa più bella, mentre parlavo con studiata naturalezza dei miei conti in banca. Pensavo che si sarebbero innamorati tutti di me per queste cose, quando in realtà la mia seconda moglie si è innamorata solo delle mie cose: della macchina, dell’appartamento, dei conti. Oltre che cinico sono stato un illuso.

È così che ho trovato un succedaneo dell’amore. Ho cercato un bel corpo e un bel viso, ma non ho trovato la persona che mi amasse senza riserve. Proprio quello che avevo disprezzato nella mia prima moglie. Non mi hanno ingannato, sono io che ho ingannato me stesso.


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Terzo caso. Quando mi sono sposato ero agli inizi della mia professione e avevo un modesto livello di vita in cui la mia ex moglie mi ha accompagnato felice e con molto amore. Poi abbiamo fatto progressi a livello materiale, mentre io mi impoverivo come persona perché ho iniziato a non esserle fedele. Il successo e la fortuna sono apparsi nella mia vita, facendo sì che alcune donne mi facesser credere che ero ancora irresistibilmente attraente, il che era il mio tallone di Achille. Prima io, poi io e alla fine io in quanto essere riconosciuto da tutti, e con infedeltà che mi sono costate moltissimo a livello economico, mentre tenevo mia moglie in ristrettezze.

Pieno di superbia per questa forma di vita, ho escluso mia moglie da succesi che ritenevo soltanto miei, quando senza il suo aiuto nel ruolo di moglie, madre e donna di casa non sarei mai riuscito ad ottenere niente. Alla fine è stata lei a chiedere il divorzio, e lungi dal preoccuparmi me ne sono rallegrato, perché ho raggiunto un accordo che mi conveniva economicamente, senza tener conto dell’effetto che avrebbe avuto sui miei figli.

Ho superato i cinquant’anni, vado in palestra, curo la mia dieta, mi tingo i capelli, uso creme… Non voglio invecchiare, ma inizio ad avere problemi di salute, stress e depressione. La cosa peggiore è che ho cercato di trovare un amore uguale a quello che ho abbandonato, e al suo posto ho solo sofferto moltissimo perché mi rendo conto che le donne che si interessano a me mi vedono più come una soluzione alle loro carenze che come una persona da amare davvero. Ora sono solo la persona per risolvere la solitudine di qualcuno o divertirsi un po’. In realtà sono un solitario.

La vera tragedia di vivere una sessualità disintegrata è che la persona, credendosi libera, in realtà è schiava di passioni che la possono portare a patologie o alla più bassa espressione dell’umanità.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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