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Bagnasco: “Brexit? Un monito molto grave, l’Europa lo accolga”

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Vatican Insider - pubblicato il 24/06/16
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La bandiera blu con le stelle d’oro dell’Europa a sventolare sul balcone del Palazzo Arcivescovile di Genova, a fianco del tricolore italiano e del vessillo biancorosso della città, nel giorno di San Giovanni Battista, patrono di Genova ma soprattutto poche ore dopo che gli elettori inglesi hanno decretato l’uscita del Regno Unito dall’UE. Una coincidenza? Non solo perché l’arcivescovo Angelo Bagnasco, anche presidente della CEI, chiamato dopo il Pontificale a commentare l’esito del referendum sulla Brexit ha parlato di “monito molto grave che potrebbe creare un effetto domino”. “Il mondo – ha poi proseguito – ha bisogno di più Europa, ne sono convintissimo, però l’Europa deve cogliere questo monito, ma soprattutto deve coglierne il messaggio che esprime un grande disagio e che potrebbe creare un effetto domino che non speriamo”. 

Un’Europa che pero’, avverte ancora Bagnasco, ora “deve rivedere la propria impostazione, sia dal punto di vista economico sia, anzi soprattutto, da quello culturale perché non si può non rispettare le identità culturali dei singoli popoli come è stato fatto in questi anni, in modo palese o ricattatorio”. Un insieme di cose che, ha precisato, “fa sentire l’Ue più pesante, poco rispettosa”. I padri fondatori ha infatti ricordato il presidente dei vescovi italiani ( e dunque Adenauer, Schumann, De Gasperi) “avevano una fede propria ed una precisa identità culturale basata sul Vangelo e pur non volendo certamente fare un’Europa confessionale, da persone intelligenti e libere, riconoscevano che i valori codificati, che noi cristiani conosciamo come comandamenti, sono il frutto dell’esperienza migliore dell’umanità e volevano che questo fosse il fondamento ideale, valore e spirituale per ispirare e continuare la cultura europea e la coesione degli Stati e dei popoli”. 

Un concetto per altri aspetti presente anche nell’omelia, soprattutto quando aveva parlato di “cultura dominante, che vuole impedirci di pensare” e definendola poi a margine “strategia non casuale per non farci pensare a Dio” 

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