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“Pregando il Padre Nostro sentiamo il Suo sguardo su di noi”

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Vatican Insider - pubblicato il 16/06/16
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“Padre Nostro” è la pietra angolare della nostra preghiera. Pregando così sentiamo il Suo sguardo su di noi. Lo afferma papa Francesco nella Messa mattutina a Casa Santa Marta, come riferisce Radio Vaticana. Il Pontefice evidenzia che, per un cristiano, le preghiere non sono «parole magiche», e ricorda che «Padre» è la parola che Cristo pronuncia sempre nei momenti cruciali della sua vita. 

Papa Bergoglio prende spunto dal Vangelo odierno, in cui Gesù insegna la preghiera del “Padre Nostro” ai suoi discepoli per soffermarsi sul valore del pregare il Padre nella vita del cristiano. Gesù «indica proprio lo spazio della preghiera in una parola: Padre». 

Questo Padre «che sa di quali cose abbiamo bisogno, prima che noi le chiediamo». Un Padre che «ci ascolta di nascosto, nel segreto, come Lui, Gesù, consiglia di pregare: nel segreto». 

Questo Padre «che ci dà proprio l’identità di figli. E quando io dico ‘Padre’ ma arrivo fino alle radici della mia identità: la mia identità cristiana è essere figlio e questa è una grazia dello Spirito. Nessuno può dire ‘Padre’ senza la grazia dello Spirito. ‘Padre’ che è la parola che Gesù usava nei momenti più forti: quando era pieno di gioia, di emozione: ‘Padre, ti rendo lode, perché tu riveli queste cose ai bambini’; o piangendo, davanti alla tomba del suo amico Lazzaro: ‘Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato’; o poi, dopo, alla fine, nei momenti finali della sua vita, alla fine». 

“Nei momenti più forti”, sottolinea Francesco, Gesù dice: Padre, «è la parola che più usa», «Lui parla col Padre. È la strada della preghiera e, per questo – ribadisce – io mi permetto di dire, è lo spazio di preghiera».  

«Senza sentire che siamo figli, senza sentirsi figlio, senza dire Padre – ammonisce – la nostra preghiera è pagana, è una preghiera di parole».  

Certo, rileva, si possono pregare la Madonna, gli angeli e i Santi. Ma «la pietra d’angolo della preghiera è Padre». Se non siamo capaci di iniziare la preghiera da questa parola, avvertito, «la preghiera non andrà bene». 

«Padre – prosegue – È sentire lo sguardo del Padre su di me, sentire che quella parola ‘Padre’ non è uno spreco come le parole delle preghiere dei pagani: è una chiamata a Colui che mi ha dato l’identità di figlio. Questo è lo spazio della preghiera cristiana – ‘Padre’ – e poi preghiamo tutti i Santi, gli Angeli, facciamo anche le processioni, i pellegrinaggi… Tutto bello, ma sempre incominciando con ‘Padre’ e nella consapevolezza che siamo figli e che abbiamo un Padre che ci ama e che conosce i nostri bisogni tutti. Questo è lo spazio». 

Francesco si sofferma poi sulla parte in cui nella preghiera del “Padre Nostro”, Gesù fa riferimento al perdono del prossimo come Dio perdona noi. «Se lo spazio della preghiera è dire Padre – mette l’accento il Papa – l’atmosfera della preghiera è dire ‘nostro’: siamo fratelli, siamo famiglia». 

Rammenta che cosa è successo con Caino che ha odiato il figlio del Padre, ha odiato suo fratello. Il Padre ci dà l’identità e la famiglia. «Per questo è tanto importante la capacità di perdono, di dimenticare, dimenticare le offese, quella sana abitudine ‘ma, lasciamo perdere… che il Signore faccia Lui’ e non portare il rancore, il risentimento, la voglia di vendetta». 

Ci fa bene dunque fare un esame di coscienza su come preghiamo il Padre.  

«Pregare il Padre perdonando tutti, dimenticando le offese – dice – è la migliore preghiera che tu possa fare». 

Poi conclude: «È buono che alcune volte facciamo un esame di coscienza su questo. Per me Dio è Padre, io lo sento Padre? E se non lo sento così, ma chiedo allo Spirito Santo che mi insegni a sentirlo così. Ed io sono capace di dimenticare le offese, di perdonare, di lasciar perdere e se no, chiedere al Padre ‘ma anche questi sono i tuoi figli, mi hanno fatto una cosa brutta… aiutami a perdonare’?. Facciamo questo esame di coscienza su di noi e ci farà bene, bene, bene. ‘Padre’ e ‘nostro’: ci dà l’identità di figli e ci dà una famiglia per ‘andare’ insieme nella vita».  

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