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Creta, a rischio il Concilio panortodosso

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Vatican Insider - pubblicato il 04/06/16
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L’inizio solenne è fissato per il 19 giugno, solennità di Pentecoste del calendario giuliano. Ma più si avvicina lo storico giorno dell’apertura a Creta del Concilio panortodosso – il primo che vedrebbe dopo secoli riuniti insieme tutti i quattordici tra patriarcati e Chiese autocefale che formano la galassia ortodossa – più le possibilità di un rinvio si fanno consistenti. Vi sono infatti alcune Chiese che minacciano espressamente di non mandare a Creta la propria delegazione senza l’assicurazione che alcune loro richieste verranno accolte. Anche per questo – ieri – il Sinodo del patriarcato di Mosca ha chiesto ufficialmente al patriarca di Costantinopoli la convocazione entro venerdì 10 giugno di «una riunione preconciliare panortodossa straordinaria per verificare la fattibilità del Concilio nelle date previste»

Queste difficoltà non sono una sorpresa: da cinquant’anni il mondo ortodosso discute di questo appuntamento. E solo grazie alla tenacia del patriarca Bartolomeo e alla sollecitazione offerta dalla situazione drammatica vissuta oggi dalla Chiese del Medio Oriente, in gennaio – durante l’incontro dei primati tenutosi a Chambésy in Svizzera – era stato trovato l’accordo per l’indizione dell’appuntamento di Creta. Molti nodi sulle modalità di celebrazione di questo Concilio, però, restavano lo stesso aperti e puntualmente ora stanno venendo al pettine. 

Lo scoglio principale è la possibilità di ridiscutere ed emendare i sei documenti che l’assemblea delle Chiese ortodosse dovrebbe promulgare. Tenendo presente il difficile iter di elaborazione (due altri testi erano stati accantonati proprio per l’impossibilità di arrivare a un consenso) Costantinopoli vorrebbe limitare il più possibile la discussione dei testi. Mosca invece ha premuto perché fossero resi pubblici già dopo l’incontro di Chambésy e questo ha evidentemente creato dibattito sui contenuti. I tre documenti proposti su cui nel mondo ortodosso vi sono più malumori sono quello sul sacramento del matrimonio e i suoi impedimenti (che già in Svizzera le Chiese di Antiochia e di Georgia non avevano sottoscritto), quello sul rapporto tra le Chiese ortodosse e il mondo contemporaneo e quello sulle relazioni con le altre confessioni cristiane. Da più parti sono state avanzate richieste di emendamenti (alcune le hanno redatte anche i monaci del monte Athos). E il Sinodo del patriarcato di Mosca racconta di aver ripetutamente chiesto a Costantinopoli che la questione fosse affrontata dal segretariato incaricato di preparare il Concilio. La richiesta però non è stata accolta e il segretariato in questi mesi si è incontrato solo per discutere questioni logistiche. 

Attualmente la posizione più intransigente è quella della Chiesa ortodossa bulgara che chiede apertamente il rinvio dell’appuntamento; in caso contrario Sofia non manderà la propria delegazione a Creta. Ma nell’aria c’è anche un’altra possibile defezione illustre: quella del patriarcato di Antiochia, che lamenta la mancata soluzione della diatriba con il patriarcato di Gerusalemme sulla giurisdizione sui fedeli ortodossi del Qatar. Qualche giorno fa Costantinopoli ha annunciato la costituzione di un comitato bilaterale per risolvere il problema, ma ha precisato che inizierà a riunirsi solo dopo la fine del Concilio panortodosso. Questa tempistica è ritenuta però inaccettabile dal patriarcato di Antiochia, che sulla vicenda del Qatar l’anno scorso ha ufficialmente rotto la comunione ecclesiale con Gerusalemme e vuole dunque che il caso sia risolto prima dell’inizio dei lavori. Una questione spinosa che nel suo comunicato il Sinodo di Mosca cita come un’ulteriore ragione per riflettere se sia davvero opportuno confermare la data dell’ormai imminente appuntamento di Creta. 

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