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I Dieci Comandamenti per gli utenti di Facebook

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Valerio Evangelista - pubblicato il 01/06/16
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Come applicare il Decalogo nella vita virtuale di tutti i giorni

“Ti comando di amare il Signore tuo Dio, di camminare per le sue vie, di osservare i suoi comandi, le sue leggi e le sue norme, perché tu viva e ti moltiplichi” (Deuteronomio 30,16).

Le “dieci parole”, che troviamo nel libro dell’Esodo e del Deuteronomio, rivelano i passi da seguire per vivere una vita libera. Libera dalla schiavitù del peccato, liberi dal giogo del compromesso.

La Chiesa ha approntato una versione mnemonica semplificata del Decalogo allo scopo di facilitare la memorizzazione:

Io sono il Signore Dio tuo:
I – Non avrai altro Dio all’infuori di me.
II – Non nominare il nome di Dio invano.
III – Ricordati di santificare le feste.
IV – Onora il padre e la madre.
V – Non uccidere.
VI – Non commettere atti impuri.
VII – Non rubare.
VIII – Non dire falsa testimonianza.
IX – Non desiderare la donna d’altri.
X – Non desiderare la roba d’altri.

Nella Teofania sul monte Sinai, il popolo israelita ha conosciuto la volontà di Dio, che ha mostrato il cammino da seguire per vivere una vita piena. Oggi siamo più o meno abituati a rispettare queste “dieci parole”. Cerchiamo di vivere una vita spirituale sana, siamo contro l’omicidio e sosteniamo che i nostri genitori debbano essere onorati. Tutto giusto. Ma le sfide della società, così come lo è essa stessa, sono in continua evoluzione. Siamo certi di rispettare il Decalogo anche nella quotidianità virtuale? Il nostro comportamento su Facebook – finestra onnipresente nella vita di ogni giorno – rispecchia la nostra identità spirituale? Ispirandoci a un articolo di EpicPew, abbiamo voluto confrontare gli insegnamenti rivelati a Mosè sul Monte Sinai con i comportamenti che sono, in un modo o nell’altro, prassi quotidiana per molti utenti del famoso social network.

Non avere altri dèi di fronte a me

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Siamo abituati a pensare a questo comandamento come a un imperativo a non adorare divinità straniere. Sei sicuro di rispettare questo comandamento? Cosa vuol dire per te “avere altri dèi”? “Non seguo gli insegnamenti di Buddha, né adoro Vishnù”, potresti replicare. Risposta interessante. Ma io potrei aggiungere: la Trinità è al primo posto nella tua vita? Questo comandamento non vieta soltanto l’idolatria, ma è ben più profondo. Quali sono le tue priorità nell’impostare la tua giornata? La prima cosa che pensi appena apri gli occhi è controllare le tue notifiche di Facebook? Prima di andare a dormire ti assicuri di aver completato l’ultima missione di quel giochino così coinvolgente? Oppure metti Lui al centro delle tue giornate?

L’idolatria non concerne soltanto i falsi culti del paganesimo. Rimane una costante tentazione della fede. Consiste nel divinizzare ciò che non è Dio. C’è idolatria quando l’uomo onora e riverisce una creatura al posto di Dio, si tratti degli dèi o dei demoni (per esempio il satanismo), del potere, del piacere, della razza, degli antenati, dello Stato, del denaro, ecc. « Non potete servire a Dio e a mammona », dice Gesù (Mt 6,24). Numerosi martiri sono morti per non adorare « la Bestia », rifiutando perfino di simularne il culto. L’idolatria respinge l’unica Signoria di Dio; perciò è incompatibile con la comunione divina. (CCC, 2113)

Non nominare il nome di Dio invano

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Questo comandamento parla del modo in cui dobbiamo nominare Dio. Forse non sei abituato a bestemmiare o a imprecare, ma ti è mai capitato di scherzare con ciò che è sacro? Hai mai ceduto alla tentazione di giurare qualcosa su Dio, nelle tue conversazioni private e nei commenti ai vari post, pur sapendo di non essere nella verità?

Il Catechismo della Chiesa Cattolica è molto chiaro a riguardo:

Il secondo comandamento prescrive di rispettare il nome del Signore. Come il primo comandamento, deriva dalla virtù della religione e regola in particolare il nostro uso della parola a proposito delle cose sante.
Tra tutte le parole della Rivelazione ve ne è una singolare, che è la rivelazione del nome di Dio, che egli svela a coloro che credono in lui; egli si rivela ad essi nel suo mistero personale. Il dono del nome appartiene all’ordine della confidenza e dell’intimità. « Il nome del Signore è santo ». Per questo l’uomo non può abusarne. Lo deve custodire nella memoria in un silenzio di adorazione piena d’amore. Non lo inserirà tra le sue parole, se non per benedirlo, lodarlo e glorificarlo.
Il rispetto per il nome di Dio esprime quello dovuto al suo stesso mistero e a tutta la realtà sacra da esso evocata. Il senso del sacro fa parte della virtù della religione. (CCC, 2142 – 2144)

Ricordati di santificare le feste

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Torniamo a ripetere: quanto è importante Facebook per te? Se non vai in chiesa perché sei impegnato a chattare con un amico, forse è il caso di porti questa domanda. Potresti replicare che non salti neanche una Messa; ma quante volte ti è capitato di entrare in chiesa distratto, pensando a quel post fastidioso a cui ti senti in dover di rispondere? Oppure a quella foto orrenda in cui sei stato taggato, che vorresti rimuovere? Durante la Messa, ti è mai capitato di sbirciare, in modo fugace e quasi innocente, lo schermo dello smartphone per controllare le ultime notifiche? È buona norma spegnere il telefono durante la Messa, ma soprattutto “disconnetterti” da ogni realtà virtuale nel momento in cui sei al cospetto di Dio. La parola “santo”, dall’ebraico qadash, significa “messo da parte, riservato”. Sei vuoi santificare i momenti di comunione con Dio, riservati per Lui. Elimina ogni distrazione, e mettiti da parte per l’Altissimo. Santifica il momento in cui sei al Suo cospetto.

Onora il padre e la madre

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La prima cosa che tu potresti pensare è: certo che su Facebook li onoro, ho persino accettato la loro richiesta di amicizia! Bene. Ottimo. Ma forse non basta. Rispettare il padre e la madre, oltre all’ovvia indicazione di mantenere un comportamento (nella vita virtuale e non) che non li disonori, vuol dire anche essere rispettosi per l’autorità. Il Padre per eccellenza è anche l’autorità per definizione. Il tuo profilo Facebook è uno sfogatoio contro le norme civili, forse perché tu pensi che siano sbagliate? Puoi certamente usare i canali che preferisci per esprimere il tuo disappunto per delle determinate politiche attuate, ma spesso viene varcato il confine con l’insulto. Ricordati inoltre che avere un buon atteggiamento nei confronti degli anziani è fondamentale per una vita cristiana equilibrata. Ti è mai capitato di insultare qualcuno di età avanzata (che probabilmente non conosci neanche)? Se la risposta è sì, dovresti rivedere il modo in cui usi i social network.

Il quarto comandamento si rivolge espressamente ai figli in ordine alle loro relazioni con il padre e con la madre, essendo questa relazione la più universale. Concerne parimenti i rapporti di parentela con i membri del gruppo familiare. Chiede di tributare onore, affetto e riconoscenza ai nonni e agli antenati. Si estende infine ai doveri degli alunni nei confronti degli insegnanti, dei dipendenti nei confronti dei datori di lavoro, dei subordinati nei confronti dei loro superiori, dei cittadini verso la loro patria, verso i pubblici amministratori e i governanti.
Questo comandamento implica e sottintende i doveri dei genitori, tutori, docenti, capi, magistrati, governanti, di tutti coloro che esercitano un’autorità su altri o su una comunità di persone.
L’osservanza del quarto comandamento comporta una ricompensa: « Onora tuo padre e tua madre, perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che ti dà il Signore, tuo Dio » (Es 20,12). Il rispetto di questo comandamento procura, insieme con i frutti spirituali, frutti temporali di pace e di prosperità. Al contrario, la trasgressione di questo comandamento arreca gravi danni alle comunità e alle persone umane. (CCC 2199, 2200)

E considerando che Vecchio e Nuovo Testamento non sono slegati tra di loro, ma che anzi sono complementari, leggiamo quello che ci ha comunicato S. Paolo nella lettera agli Efesini:

Nessuna parola cattiva esca più dalla vostra bocca; ma piuttosto, parole buone che possano servire per la necessaria edificazione, giovando a quelli che ascoltano. E non vogliate rattristare lo Spirito Santo di Dio, col quale foste segnati per il giorno della redenzione.
Scompaia da voi ogni asprezza, sdegno, ira, clamore e maldicenza con ogni sorta di malignità. (Efesini 4:29-31)

Non uccidere

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Mi sembra di sentire molte persone replicare: “Qui è facile contraddirti. Metto soltanto post contro l’aborto e la pena di morte!”

In Giovanni 6:60 Cristo dice che le sue parole sono “spirito e vita”. Se ci consideriamo portatori del messaggio vivifico del Nazareno, dobbiamo essere certi di trasmettere vita e positività nelle nostre parole (e, soprattutto, nelle nostre azioni). Quante volte avete visto post e articoli contro migranti e rifugiati, contro gli ultimi di questo mondo, e non avete fatto nulla per contrastare quei fiumi di odio? O forse avete addirittura alimentato quel clima con commenti intrisi di veleno e livore? Quando scrivete qualcosa, pensate molto bene a ciò che volete comunicare. State edificando il Suo Corpo? State collaborando alla diffusione di un messaggio che cura le ferite emotive e che sana i cuori rotti? Oppure state esclusivamente riversando la vostra frustrazione verso chi può leggervi ma non rispondervi a voce? Se state pensando che questo non abbia nulla a che vedere con il comandamento di “non uccidere”, penso che vi stiate sbagliando.

Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non uccidere; chi avrà ucciso sarà sottoposto a giudizio”. Ma io vi dico: Chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio » (Mt 5,21-22).

Il Catechismo della Chiesa Cattolica dice a tal proposito:

Richiamando il comandamento: « Non uccidere » (Mt 5,21), nostro Signore chiede la pace del cuore e denuncia l’immoralità dell’ira omicida e dell’odio.
L’ira è un desiderio di vendetta. « Desiderare la vendetta per il male di chi va punito è illecito »; ma è lodevole imporre una riparazione « al fine di correggere i vizi e di conservare il bene della giustizia ». Se l’ira si spinge fino al proposito di uccidere il prossimo o di ferirlo in modo brutale, si oppone gravemente alla carità; è un peccato mortale. Il Signore dice: « Chiunque si adira contro il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio » (Mt 5,22).
L’odio volontario è contrario alla carità. L’odio del prossimo è un peccato quando l’uomo vuole deliberatamente per lui il male. L’odio del prossimo è un peccato grave quando deliberatamente si desidera per lui un grave danno. « Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste… » (Mt 5,44-45).
Il rispetto e lo sviluppo della vita umana richiedono la pace. La pace non è la semplice assenza della guerra e non può ridursi ad assicurare l’equilibrio delle forze contrastanti. La pace non si può ottenere sulla terra senza la tutela dei beni delle persone, la libera comunicazione tra gli esseri umani, il rispetto della dignità delle persone e dei popoli, l’assidua pratica della fratellanza. È la « tranquillità dell’ordine ». È « frutto della giustizia » (Is 32,17) ed effetto della carità.
La pace terrena è immagine e frutto della pace di Cristo, il « Principe della pace » (Is 9,5) messianica. Con il sangue della sua croce, egli ha distrutto in se stesso l’inimicizia, ha riconciliato gli uomini con Dio e ha fatto della sua Chiesa il sacramento dell’unità del genere umano e della sua unione con Dio. « Egli è la nostra pace » (Ef 2,14). E proclama: « Beati gli operatori di pace » (Mt 5,9).
Coloro che, per la salvaguardia dei diritti dell’uomo, rinunciano all’azione violenta e cruenta e ricorrono a mezzi di difesa che sono alla portata dei più deboli, rendono testimonianza alla carità evangelica, purché ciò si faccia senza pregiudizio per i diritti e i doveri degli altri uomini e delle società. Essi legittimamente attestano la gravità dei rischi fisici e morali del ricorso alla violenza, che causa rovine e morti. (CCC 2302 – 2306)

Non commettere atti impuri

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Avete inteso che fu detto: Non commettere adulterio; ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore. (Matteo 5,27-28)

Cosa pensi di ottenere con la tua presenza su Facebook? Vuoi semplicemente restare in contatto con i tuoi amici del liceo? Passare qualche minuto di relax vedendo video di gattini che suonano l’arpa (ok, forse non esistono, ma non mi meraviglierei di vederne uno prima o poi)? Usi Facebook per lavoro? Oppure pensi di poter ottenere dei vantaggi di altro tipo? Passi le notti insonni a chiacchierare con sconosciute di chissà dove, nella vacua speranza di ottenere una parola che ti riscaldi il cuore? Flirti con i colleghi o con un tuo ex perché hai litigato con tuo marito e vuoi evadere dalla realtà? Allora è arrivato il momento di darti una regolata. Cancella le “amicizie” (la netiquette vieterebbe di usare troppe virgolette, ma qui ce ne vorrebbero almeno 5-6!) che ti allontanano da tua moglie o da tuo marito. Costruisci la fedeltà nella tua mente, prima che nelle tue azioni. Perché la strada che porta al tradimento è formata da tanti e ripetuti pensieri “innocenti” e “inoffensivi” (anche qui ho resistito alla tentazione di aggiungere ulteriori virgolette!).

La coppia coniugale forma una « intima comunità di vita e di amore [che], fondata dal Creatore e strutturata con leggi proprie, è stabilita dal patto coniugale, vale a dire dall’irrevocabile consenso personale ». Gli sposi si donano definitivamente e totalmente l’uno all’altro. Non sono più due, ma ormai formano una carne sola. L’alleanza stipulata liberamente dai coniugi impone loro l’obbligo di conservarne l’unità e l’indissolubilità. « L’uomo […] non separi ciò che Dio ha congiunto » (Mc 10,9). (CCC, 2364)

Non rubare

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No, certamente tu non sei uno scammer che passa le giornate a mandare mail strappalacrime da profili fasulli per estorcere qualche spicciolo. Lo spero per te, perché ho letto che è molto improbabile guadagnare qualcosa da queste attività illegali e immorali, e il rischio è davvero elevato. Ma si può rubare su Facebook anche in altri modi. No, non sto per suggerirti quale codice inserire per poter svuotare il conto corrente di tuo padre. Né sto per rivelarti chissà quale trucco informatico per truffare lo Stato ed evadere le tasse. Si può rubare molto più facilmente: basta spendere tempo su Facebook quando dovresti lavorare. Semplice, no? Ecco, se in questo momento dovresti fare altro, metti giù lo smartphone. Rispetta il tuo datore di lavoro. In passato mi è capitato di usare dei computer impostati in modo tale da proibire l’accesso a Facebook. Policy aziendale. Perché la produttività scende molto se il lavoratore – invece di concentrarsi su numeri, dati e moduli vari – spende le ore su Farmville o semplicemente a controllare le notifiche.

Non dire falsa testimonianza

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Ti lasci mai andare a commenti al vetriolo su qualcuno, pur sapendo di non sapere nulla della vicenda di cui si sta parlando? Ti piace fare pettegolezzo in qualche gruppo privato su Facebook, pensando di non essere visto? Quando devi gestire una conversazione scomoda, preferisci confrontarti esponendo le tue idee oppure scrivendo fiumi di menzogne nella speranza di confondere l’interlocutore? Fa’ molta attenzione anche ai contenuti che pubblichi sul tuo profilo. È molto facile diventare complici della diffusione di notizie inventate, ma devi sapere che a volte è persino più facile verificare la veridicità di ciò che leggiamo. Non ci vuole troppo! Compi le ricerche necessarie prima di diffondere ai quattro venti lo “scoop del secolo”. Probabilmente scoprirai che ciò che ti viene detto di pensare è leggermente diverso dalla realtà. “Persegui la verità, ma diffida di coloro che dicono di averla trovata”, ammoniva Tertulliano. Forse lui era un po’ eccessivo, ma nelle tue interazioni virtuali attieniti comunque a ciò che è vero e verificabile. I potenziali danni di una bugia (o di una mezza verità) possono essere devastanti. Lascia il “si dice che” ai professionisti della menzogna. Elevati e contraddistinguiti dalla massa usando parole veraci ed autentiche.

Nella società moderna i mezzi di comunicazione sociale hanno un ruolo di singolare importanza nell’informazione, nella promozione culturale e nella formazione. Tale ruolo cresce in rapporto ai progressi tecnici, alla ricchezza e alla varietà delle notizie trasmesse, all’influenza esercitata sull’opinione pubblica … « È necessario che tutti i membri della società assolvano, anche in questo settore, i propri doveri di giustizia e di carità. Perciò si adoperino, anche mediante l’uso di questi strumenti, a formare e a diffondere opinioni pubbliche rette ». La solidarietà appare come una conseguenza di una comunicazione vera e giusta, e di una libera circolazione delle idee, che favoriscono la conoscenza ed il rispetto degli altri. (CCC, 2493, 2495)

Non desiderare la donna d’altri

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« Dal cuore provengono i propositi malvagi, gli omicidi, gli adultèri, le prostituzioni » (Mt 15,19).

Qui c’è poco da dire. O meglio, ce ne sarebbe molto, ma per brevità riduciamo tutto a una domanda: usi Facebook per fare leva sui sentimenti della moglie del tuo amico? In caso di risposta affermativa, è davvero il caso di cambiare qualcosa. Internet è uno strumento potentissimo, che consente a persone lontane km di parlare come se fossero a pochi centimetri di distanza. Usa questo strumento in modo appropriato. E non fare niente che non vorresti fosse fatto a te (o a tua moglie).

Non desiderare la roba d’altri

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Il decimo comandamento sdoppia e completa il nono, che verte sulla concupiscenza della carne. Il decimo proibisce la cupidigia dei beni altrui, che è la radice del furto, della rapina e della frode, vietati dal settimo comandamento. « La concupiscenza degli occhi » (1 Gv 2,16) porta alla violenza e all’ingiustizia, proibite dal quinto comandamento. 402 La bramosia, come la fornicazione, trova origine nell’idolatria vietata nelle prime tre prescrizioni della Legge. Il decimo comandamento riguarda l’intenzione del cuore; insieme con il nono riassume tutti i precetti della Legge. (CCC 2534)

Hai visto che bella automobile ha acquistato Tizio? Meravigliosa. Ma sei sicuro che a te serva? Se pensi sia soltanto uno sfizio, allora non perdere un secondo di più a crucciarti su quelle foto (probabilmente non è neanche così veloce come lui vuole far credere). Se invece sai che per lavoro hai bisogno di una macchina migliore della tua… lavora di più e pregaci su! Ma non lasciarti andare a pensieri di invidia verso il tuo fratello. Se quello che fai su Facebook è indagare sulle vite degli altri per autocommiserarti e invidiare tutto ciò che tu non hai, allora stai usando il social network nel modo sbagliato. In questo caso ti do un consiglio, che migliaia di persone hanno dato prima di me a miliardi di esseri umani: concentrati sulle cose che già hai, e sii infinitamente grato! La gratitudine ha un potere curativo, se sincera.

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