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Il Mistero della Trinità: perché il vero amore richiede tre Persone

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padre Gaetano Piccolo - Rigantur Mentes - pubblicato il 24/05/16
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Se abbiamo imparato a contare solo fino a due, non abbiamo mai cominciato ad amare veramente

Perciò in questa questione sulla Trinità e la conoscenza di Dio
dobbiamo principalmente indagare che cosa sia il vero amore,
o meglio, che cosa sia l’amore,
perché non c’è amore degno di tal nome che quello vero.

Agostino, De Trinitate VIII,vii,10

Che cos’è l’amore? È la domanda dei filosofi e degli amanti, è la domanda di chi è stato tradito o si sente deluso. Che cos’è l’amore? È la domanda di chi sta ancora cercando un senso nella sua vita e non trova pace, è la domanda di una madre che sta cercando un figlio che non trova più la strada verso casa. Chissà perché ci chiediamo molto più spesso se un giorno troveremo qualcuno che ci ama davvero, piuttosto che chiederci se un giorno arriveremo ad amare veramente.

Che cos’è l’amore? È la domanda davanti alla quale siamo sempre impreparati, soprattutto perché non maneggiamo bene la matematica dell’amore.

Ci sono quelli per i quali l’uno è l’unico numero dell’amore: per loro l’amore non fa domande, ma parla solo per affermazioni. Coniugano il verbo amare solo alla prima persona, ma sempre preceduto da un rigoroso pronome riflessivo: mi amo!

Sono quelli che in amore vedono solo se stessi. Ogni relazione è solo strumentale alla loro affermazione. Ogni partner è una preda da esibire. Ogni relazione viene misurata sulla propria soddisfazione personale. Da bambini amavano stare nell’angolo aspettando che qualcuno si accorgesse di loro oppure esplodevano in attacchi violenti reclamando la totale attenzione ai loro bisogni.

Gli amanti dell’uno non si chiedono mai cosa stia attraversando il cuore dell’altro, né si pongono il problema di rinunciare a un po’ di spazio per fare posto al desiderio dell’altro.

Chi ha studiato la matematica dell’amore conosce i vantaggi del due. E per lo più nella vita si rimane intrappolati dentro una dinamica ossessiva tra affermazione e domanda: ti amo! Mi ami? E passiamo tutta la vita, noiosamente, a rinfacciarci l’un l’altro di amarci e a chiederci perplessi e diffidenti se l’altro ci ama.

Siamo completamente prigionieri della reciprocità, dove ogni gesto, ogni parola, ogni carezza, deve essere compensata. Il mondo diventa una tenda nella quale chiuderci, come Abramo e Sara nel libro della Genesi, diventando incapaci di generare, ma svuotandoci piuttosto di quel po’ di amore che portavamo in dote.

Gli amanti del due sono teorici del possesso: il loro obiettivo è diventare proprietari dell’altro. In realtà gli amanti del due sono solo dei collezionisti dell’uno: l’altro è un prolungamento di sé.

Quando uno incontra l’amore, invece, si sente sbilanciato, perde l’equilibrio. L’amore è eccesso, è perdita. È gratuità e rischio. Ecco perché l’amore non può essere né dell’uno né dei due.

Quando incontriamo l’amore, i pronomi riflessivi scompaiono dalla grammatica del cuore. Ci sono solo verbi transitivi attivi: l’amore passa senza tornare.

L’amore è quello della vite e dei tralci: non ti rendi conto da dove inizi né dove vada a finire, ma c’è, c’è la vita che circola, c’è un’energia che inonda senza pretese di riconoscimento, come la rosa che sta e non pretende di essere vista.

L’amore spezza la coppia perché fa saltare la pretesa della reciprocità e del confronto: non abbiamo più bisogno di misurarci l’un l’altro.

L’amore è un maestro tollerante che non ha continuamente bisogno di verificare i compiti dello studente.

L’amore è come un pastore che non chiude mai la porta del recinto, ma veglia affinché nessuno aggredisca le pecore.

L’amore vero può solo essere trinitario. Se abbiamo imparato a contare solo fino a due, non abbiamo mai cominciato ad amare veramente.

L’amore trinitario, l’amore che è sbilanciamento e dono, non è solo di Dio: siamo creati a sua immagine, cioè capaci di amare così. Camminiamo verso questa pienezza. Vivere è imparare ad amare così, è imparare la matematica dell’amore, per diventare capaci di contare fino a tre.

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