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“Cara Cecilia”, la storia di un artista hip hop cattolico

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Nick “Dy-Verse” Torres - pubblicato il 23/05/16
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Control

Le ferite della mia infanzia si sono ingigantite a causa dei testi che ascoltavo ogni giorno e nei quali mi sono proiettato

Cara Cecilia,

Mi è stato affidato l’arduo compito di scrivere un po’ della mia vita alla luce della musica che faccio e della fede cattolica a cui appartengo. È un incarico che mi rende umile, soprattutto perché il mio stile di vita non è sempre stato un esempio di virtù cattolica.

Sono nato nel 1991 a Bogota, in Colombia. Alcune circostanze economiche e la ricerca di un’opportunità migliore hanno portato la mia famiglia ad una piccola cittadina vicino all’elegante Palm Beach, in Florida, dove sono cresciuto. È lì che è iniziata la “storia d’amore” con il genere musicale che chiamiamo hip hop, perché molto popolare ed estremamente apprezzato dagli emarginati della società.

Nonostante avessi solide basi nella fede, ho iniziato a ribellarmi, a modo mio. Le ferite della mia infanzia si sono ingigantite a causa dei testi che ascoltavo ogni giorno e nei quali mi sono proiettato, andando ad alimentare paura ed odio in un contesto in cui il razzismo e il sentimento anti-migranti erano diventati una piaga. E quando quella musica non parlava di violenza, il tema era la promiscuità sessuale. E il ragazzino che ero si è lasciato accarezzare da quei testi. In quel periodo ho iniziato a produrre e a scrivere le mie canzoni. Quello stile di vita che desideravo – perché non posso dire di aver vissuto come i miei modelli – si rifletteva quindi nella musica.

A 16 anni ho incontrato un altro artista locale, che diffondeva un altro messaggio. Un messaggio di ribellione. Ribellione da un genere che promuoveva armi, violenza e mercificazione della donna. Il suo obiettivo era di far star bene le persone e di promuovere il bene. Eppure, siccome ero abituato al messaggio mainstream che ascoltavo, continuavo ad avere altre aspirazioni.

Una volta entrato nell’università, ho presto scoperto che il sentiero che avevo scelto per la mia vita personale mi stava conducendo verso la disperazione e la depressione, piuttosto che verso quel piacere autentico e quella soddisfazione che stavo cercando. Ispirato da qualche mio amico cristiano, dalle preghiere della mia famiglia e dall’aiuto di una comunità di ragazzi della chiesa cattolica del mio campus, ho iniziato a rinunciare alla mia “vecchia strada”.

Ho letteralmente divorato libri sull’insegnamento della Chiesa e la sua storia, la messa quotidiana è diventata una mia abitudine, e non ho mai lasciato il Rosario da solo. E il mio risveglio spirituale non è rimasto separato dalla mia musica. Sono anche venuto a sapere che c’erano altre persone come me, altri artisti cattolici di hip hop. La loro musica era disponibile su un sito chiamato Phatmass.

Su quel sito ho iniziato a stabilire dei contatti e mi sono trovato ad avviare un gruppo hip hop con altri due artisti, Le e C2six. Ci siamo chiamati FoundNation, ispirati dalla parabola del figliol prodigo nel Vangelo di Luca, “era perduto ed è stato ritrovato (in inglese found, ndt)”. Proprio quando abbiamo iniziato a lavorare sull’album, ci siamo imbattuti nel cantante e produttore Separate M1nd, che ha completato la band. Poco dopo padre Masseo Gonzales, un frate francescano, ha investito nel nostro gruppo. Lui è il fondatore di El Padrecito Ministries, che ha lo scopo di raggiungere la gioventù emarginata delle periferie attraverso spettacoli artisti e musicali non convenzionali.

Anche se la mia musica non è adatta alla liturgia, il suo ruolo è altrettanto importante nel promuovere una stile di vita coerente ai principi del cattolicesimo. Poiché io so quanto mi abbia influenzato questo genere, e nei miei viaggi ho visto quanto i giovani ne siano attratti. Credo che, vivendo il cattolicesimo ed esprimendo la mia vita attraverso questi ritmi, gli altri possano esserne influenzati e che possano scoprire un sentiero diverso. Chiedo allo Spirito Santo di guidare me e gli altri artisti con cui lavoro. Prego che i messaggi possano piantare un seme, per fare in modo che le altre persone possano incontrare Cristo e la Beata Vergine in tutti gli aspetti delle loro vite. Nella grazia e nella misericordia.

Ad Majorem Dei Gloriam,

Nick “Dy-Verse” Torres

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