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Il nuovo Custode di Terra Santa: “Vengo con umiltà e trepidazione”

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Vatican Insider - pubblicato il 20/05/16
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«Vengo con umiltà e con tanto amore per questa terra. Accoglietemi come un fratello». Parla da Trento padre Francesco Patton a pochi minuti dalla diffusione della notizia della sua nomina a nuovo custode di Terra Santa. Un Frate fino a oggi ministro provinciale del Trentino per i Frati minori, nonché presidente della Conferenza dei Ministri provinciali dell’Italia e dell’Albania; ma senza aver mai fino a ora svolto il suo ministero in nessuno dei paesi del Medio Oriente dove opera la Custodia. Una chiamata a Gerusalemme, dunque, un po’ a sorpresa per lo stesso nuove Custode, 52 anni, originario di Vigo Meano, nella diocesi di Trento.  

Padre Patton, con quale spirito si appresta a iniziare il suo ministero come Custode di Terra Santa?  

«È una nomina che accolgo con grande trepidazione. So che sarà un compito impegnativo e molto delicato; prima di esprimere delle vere impressioni ho bisogno di tempo. Io stesso devo ancora prendere contatto con il ministro generale per mettere a fuoco con precisione i contenuti di questo servizio ». 

Lei è stato fino a oggi ministro provinciale in Italia. Qual è stato in questi anni il suo rapporto con la Terra Santa?  

«Il mio rapporto è passato attraverso la figura di due frati trentini che hanno vissuto là e che conoscevo molto bene. Padre Pietro Kaswalder, biblista e archeologo, scomparso appena due anni fa; e poi padre Virginio Ravanelli, anche lui frate della nostra provincia chiamato nel 1973 a Gerusalemme da padre Bellarmino Bagatti e poi per tanti anni docente anche lui allo Studium Biblicum Franciscanum. Ho imparato da loro che cosa sia la passione per la Terra Santa. Una terra che ogni francescano ha nel cuore da quando Francesco nel 1219 vi si recò per vivere la realtà dell’incontro. Da allora quella francescana è stata una presenza costante a Gerusalemme, ma anche nei paesi dove è presente oggi la Custodia: la Siria, la Giordania, l’Egitto, il Libano, Rodi, Cipro. Ma anche al di là di noi frati, per ogni cristiano la Terra Santa è un luogo fondamentale: è il luogo dell’incarnazione, la nostra fede è nata lì».  

Quando è avvenuto il suo primo viaggio in Terra Santa?  

«L’ho compiuto nel 1997, proprio in occasione dei settant’anni di padre Ravanelli. Ricordo di aver avuto la fortuna di poter sostare e pregare a lungo con calma nei Luoghi Santi e proprio per questo è stata un’esperienza molto bella. Mi è rimasto dentro in particolare il fascino di tre luoghi. Innanzitutto – ovviamente – il Sepolcro vuoto, che è importante per la nostra fede proprio perché è vuoto. Poi il Cenacolo, il luogo della Pentecoste da cui nasce la Chiesa. E infine il Tabor, il luogo della trasfigurazione. Sono i posti più cari a cui è andato subito il mio pensiero in questa giornata». 

Che cosa si sente di dire in questo momento a tutte le persone che nel mondo hanno a cuore la Terra Santa oggi così ferita da tante violenze?  

«Proprio come fa sempre papa Francesco chiedo alla gente prima tutto tanta preghiera per la Terra Santa. Senza di quello è molto difficile portare qualsiasi cambiamento dentro una situazione oggi così difficile. E poi chiedo a ciascuno di tenere nel cuore la Terra Santa nella misura di quella che è la propria responsabilità: dal gesto semplice ma importantissimo di chi compie un pellegrinaggio, a chi si prende cura delle sue istituzioni culturali. Fino all’ambito di chi ha responsabilità pubbliche nella costruzione della pace. Ciascuno può fare la sua parte». 

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