Hope Comes Alive
Riesci a sentire l’oscurità tremare?
Noi di Cecilia consideriamo l’artista Josh Blakesley essere un vero e proprio veterano: con quattro album realizzati, ha suonato con i nomi più grandi della musica cristiana, e ha persino suonato in diversi eventi internazionali presieduti dal Papa.
L’ultimo video realizzato dalla band è quello della canzone “Hope Comes Alive”. Considerando la grande esperienza di Blakesley nel ministero, abbiamo voluto scambiare alcune parole con lui e chiedergli qualche domanda sul tema della speranza:
Josh, nella tua canzone dici che “è qui che la speranza diventa vivente”. A cosa ti riferisci?
Al momento in cui il popolo di Dio si riunisce insieme. “Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro” (Mt 18:20). Quando ci riuniamo per essere parte del regno di Dio, è lì che la speranza diventa vivente.
È stata scritta come canzone per riunirsi. Abbiamo pensato: “Come possiamo catturare quel momento? Come possiamo attirare le persone in quel momento?” E ovviamente questo è un principio applicabile specialmente all’Eucaristia.
In questa generazione di cattolici ci sono molte persone scoraggiate. Cosa ne pensi, partendo dalla tua esperienza con loro nelle conferenze e nei ritiri? Vedi motivi per sperare?
Hanno ragione. Ci sono molte cose per cui essere preoccupati. San Giovanni Paolo II ci ha detto “Non abbiate paura”, e oggi noi abbiamo bisogno di questo messaggio. Ci vuole una buona dose di coraggio per affrontare i nostri amici e le nostre famiglie e dire ad alta voce ciò in cui crediamo.
Ma vedo molte cose che fanno sperare. Ogni volta che partecipo a una conferenza o a un ritiro, vedo vite trasformate. Qui in Louisiana organizziamo un ritiro su base regolare. Molti degli adulti che vengono sono così rigidi. Vengono da noi e incontrano Dio per la prima volta. Vivono una piena comunione con Dio e realizzano cosa significa essere parte della Chiesa. È di grande ispirazione.
Dio non sonnecchia, ma cerca ognuno di noi. Lui vuole avere una relazione con noi.
Mi hai accennato della tua conversione, avvenuta a 15 anni. Com’è stato? E che ruolo ha svolto la speranza in tutto ciò?
Quando avevo circa 15 anni, ho avuto un’illuminazione. Suonavo in una rock band, venivamo pagati per fare concerti nelle discoteche, fino a tardi. Una notte era molto tardi, forse l’una o le due (l’ora in cui i locali diventavano beceri), e stavo suonando la mia batteria. Tutte le persone che guardavo avevano un’aria davvero miserabile. Persone che cercavano la felicità nel fondo di un bicchiere, nelle discoteche. È qualcosa di così fugace, che ci porta a un punto in cui non ci si diverte neanche più. Lo fanno solo perché “devono”. Ho visto persone incatenate a quei bicchieri, a quelle bottiglie. Tanta disperazione. Quella notte ho pensato: “Se questa è la musica, non voglio più averne a che fare”.
Il punto di rottura è stato quando una mia amica intima è morto a causa di un incidente in cui l’autista era ubriaco. Al suo funerale mi sono reso conto di dover trovare un scopo e un significato in ogni cosa che faccio. Se sto suonando in una discoteca per delle persone che provano a trovare la felicità in una bottiglia… non è il caso. Se suono, voglio che abbia uno scopo. E che abbia uno scopo per Lui. Mi sono girato, ho lasciato la band e ho iniziato a suonare con le persone nel mio gruppo giovanile. E da allora non mi sono più guardato indietro.
“Hope Comes Alive” è parte dell’ultimo album della Josh Blakesley Band’s, Even In This, disponibile su iTunes.
Libby Reichert