Incertezza. Solitudine. Amore. Voglia di ballare. Qui c’è tutto!
In attesa che una marea mi porti via. Sono rimasta bloccata in mezzo a un mare in tempesta. Ho paura ad andare avanti.
Ci abbiamo messo il nostro tempo. Abbiamo fatto i nostri quattro anni di università (più o meno). Ci siamo laureati. Ora dovremmo essere adulti. Dovremmo aver capito tutto. Le nostre carriere dovrebbero essere decollate. Dovremmo essere finanziariamente indipendenti. Felici. Con una vita sociale vibrante. In una relazione stabile.
Invece, molti di noi si trovano in una situazione molto diversa. La vita è molto più complicata di quanto abbia concepito la versione di noi stessi ventiduenni, diploma in mano e con gli occhioni di chi ha belle speranze.
Benvenuti nella vita dei “ventiequalcosenni”.
La buona notizia? C’è qualcuno che l’ha capito: Rebecca Roubion. La giovane artista indie-pop di Nashville ha appena prodotto il suo primo LP: Sleepless Nights. Noi di Cecilia abbiamo atteso questo momento con ansia, e non siamo stati delusi. In ogni canzone si sente il grande lavoro alla base dei ritmi e delle melodie. Nelle parole dell’autrice stessa: “Il tema dell’album è la battaglia tra la paura e la pace, che penso tutti noi combattiamo. Parla delle domande che tutti noi ci poniamo; chi siamo e dove siamo diretti? Cosa vogliamo veramente?”
La canzone “Sometimes” rende bene l’impazienza di voler realizzare ogni cosa che, durante l’università, abbiamo immaginato per i nostri primi anni di età adulta. Quel periodo di mezzo: adulti, ma non ancora; indipendenti, ma non completamente; lavoriamo, ma siamo lontani dai nostri obiettivi professionali.
In attesa che una marea mi porti via.
Sono rimasta bloccata in mezzo a un mare in tempesta.
Ho paura ad andare avanti,
Ultimamente ho persino considerato se affondare o cercare di salvarmi.
A volte c’è bisogno solo di un po’ di tempo.
Il gioco dell’attesa è il momento più duro.
Sono stanca di starmene tranquillamente in disparte.
E l’ironica solitudine del ventunesimo secolo: avere migliaia di amici su Facebook ma nessuno che sia lì quando la vita non è così vivace, brillante e facile come vorrebbe far sembrare l’ultimo filtro di Instagram. Cambiamo il nostro status, scriviamo un tweet. Otteniamo reazioni e like. Ma c’è qualcuno che ci ascolta davvero? Il ritornello di “Don’t know who I am” è diretto:
Qualcuno chiama.
Qualcuno chiama.
Qualcuno chiama.
Non so affatto chi sono.
Qualcuno può sentire ciò che sto dicendo?
E certamente c’è anche l’amore giovanile. Roubion lo copre a 360°: infatuazione, confusione (voglio soltanto sapere cosa succede nella sua testa!), tradimento e vendetta, e una connessione più profonda che ci dà speranza. “Sei la mia prova vivente / Quando non mi sembra vero / Sei la mia prova vivente / Che quando siamo insieme il cielo è mio”.
Poi ci sono quei momenti in cui vuoi soltanto ballare. “Vieni qui e fa sentire al tuo corpo questo ritmo / Prendi la mia mano e fammi girare, fammi girare / No, no, non mi interessa se pensi di avere due piedi sinistri”. Ci sarà da ballare molto.
L’intero album si riassume nella canzone “I’ll be alright”. Torna il tema dell’incertezza e della pazienza: “Quando il cielo diventerà di nuovo blu? / Quando sapremo la verità? / Quando riusciremo a voltare pagina?”. Ma sapete qual è l’ultima frase? I’ll be alright, mi andrà tutto bene.
Ci andrà tutto bene.
Per gustarvi l’intero album andate su iTunes. E per restare aggiornati su Rebecca, seguitela su Facebook.
Libby Reichert