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Si può uccidere per autodifesa?

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Editrice Cléofas - pubblicato il 28/04/16
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Un dilemma morale soprattutto per poliziotti e membri delle forze dell’ordine e di sicurezzaAlcune persone mi hanno chiesto se uccidere qualcuno per legittima difesa o per difendere la vita di persone innocenti è peccato. La Chiesa dice che quando non c’è altra via d’uscita si può uccidere l’aggressore ingiusto per difendere la propria vita e quella di altre persone innocenti, e ciò vale soprattutto per chi lavora nelle forze di Polizia.

Evidentemente bisogna compiere ogni sforzo per non uccidere, ma se non c’è altra via d’uscita è lecito.

La Chiesa dice che “se i mezzi incruenti sono sufficienti per difendere le vite umane dall’aggressore e per proteggere l’ordine pubblico e la sicurezza delle persone, l’autorità si limiterà a questi mezzi, poiché essi sono meglio rispondenti alle condizioni concrete del bene comune e sono più conformi alla dignità della persona umana” (Giovanni Paolo II, enciclica Evangelium Vitae, 56 (1995); Catechismo della Chiesa Cattolica, §2267).

Il Catechismo afferma che “la legittima difesa delle persone e delle società non costituisce un’eccezione alla proibizione di uccidere l’innocente, uccisione in cui consiste l’omicidio volontario” (CCC, §2263). “Dall’azione della difesa personale possono seguire due effetti, il primo dei quali è la conservazione della propria vita, mentre l’altro è l’uccisione dell’attentatore. Ora, questa azione non può essere considerata illecita per il fatto che con essa si intende conservare la propria vita” (San Tommaso d’Aquino, Summa theologiae, 2-2, q. 64, a. 7).

In questo caso non si desidera uccidere l’aggressore, ma difendere la propria vita e quella di persone innocenti. Non c’è intenzione malvagia di uccidere.

La Chiesa dice anche che “l’amore verso se stessi resta un principio fondamentale della moralità. È quindi legittimo far rispettare il proprio diritto alla vita. Chi difende la propria vita non si rende colpevole di omicidio anche se è costretto a infliggere al suo aggressore un colpo mortale” (CCC, §2264).

Quello che non si può fare è usare la violenza più del necessario: “E non è necessario per la salvezza dell’anima che uno rinunzi alla legittima difesa per evitare l’uccisione di altri: poiché un uomo è tenuto di più a provvedere alla propria vita che alla vita altrui” (CCC, §2264; San Tommaso d’Aquino, Summa theologiae, 2-2, q. 64, a. 7).

Il Catechismo sostiene che “la legittima difesa, oltre che un diritto, può essere anche un grave dovere, per chi è responsabile della vita di altri. La difesa del bene comune esige che si ponga l’ingiusto aggressore in stato di non nuocere. A questo titolo, i legittimi detentori dell’autorità hanno il diritto di usare anche le armi per respingere gli aggressori della comunità civile affidata alla loro responsabilità” (§2265).

Ciò dimostra chiaramente che i professionisti che lavorano per garantire la sicurezza delle persone devono difenderle anche facendo uso della violenza, se è necessaria per salvaguardare la vita degli innocenti.

Bisogna quindi fare di tutto per non uccidere, anche l’aggressore ingiusto, ma se non c’è altro modo per difendere la propria vita e quella di persone innocenti la vita da sacrificare è quella dell’aggressore. È quello che la morale cattolica indica come “male minore”, e si può sostenere solo quando non si hanno alternative per compiere il bene.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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