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Un consiglio dalla Bibbia: “Don’t Worry, Be Happy”

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Alexander Schimpf - pubblicato il 27/04/16
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Vi sentite deboli o tristi? Non vi commiserate, fate una cosa gioiosa, dice l’Antico Testamento Il capitolo 8 del libro veterotestamentario di Neemia contiene una scena meravigliosa, dalla quale possiamo trarre profitto in quanto popolo del Nuovo Testamento. Il contesto della scena è la rifondazione di Gerusalemme da parte degli ebrei che tornano dall’esilio a Babilonia. Il difficile compito di ricostruire le mura della città è stato completato, e ora la gente sembra sentire che ha anche il bisogno di fortificare le sue “mura spirituali”, il proprio rapporto con Dio. Chiede quindi allo scriba Esdra di leggere la legge di Mosè.

Non va bene. Esdra legge, e la gente piange amaramente ascoltando le sue parole. Non ci viene detto perché la gente stia soffrendo, ma il testo ci dice che non solo Esdra, ma anche il governatore Neemia e i sacerdoti leviti lì riuniti devono ammonire la gente di smettere di piangere. Possiamo dedurre dal coinvolgimento di varie autorità che calmare la folla non fosse un compito semplice.

Ma Neemia non mette semplicemente a tacere il dolore della gente, chiedendo alle persone di cambiare la propria risposta emotiva di fronte alla legge: “Non vi rattristate, perché la gioia del Signore è la vostra forza”.

Ecco l’aspetto davvero straordinario della scena: questa ammonizione viene ascoltata. La gente inizia presto a “far festa”. Sembra che si dica alla gente: “Smettete di piangere. Siate felici”. E la gente è felice.

In quelli di noi che sono genitori la domanda sorge spontanea: perché questo approccio non funziona con i nostri figli? Spesso dico a mio figlio di 3 anni di smettere di lamentarsi a cena, ma finora non ho ottenuto grandi risultati.

Sappiamo che le emozioni non sono sotto il nostro diretto controllo, e quindi come poteva la folla riunita nella storia biblica passare dal dolore alla goia, dalla debolezza emotiva alla forza semplicemente a comando?

Nel suo libro del 2015 The World Beyond Your Head, Matthew Crawford propone quello che definisce un “erotismo dell’attenzione”. Non vi soffermate sulla stranezza della definizione; è un’idea antica, intelligentemente riproposta da Crawford, che suggerisce che possiamo esercitare un controllo indiretto sui nostri stati emotivi passando dal concentrarci su ciò che ci turba a soffermarci su questioni che hanno un “fascino intrinseco”.

Crawford porta l’esempio di una donna che sperimenta sentimenti negativi nei confronti del marito. È annoiata da lui, e tentata di cadere nella tristezza riguardo al suo matrimonio. La moglie, però, non cede a questi sentimenti, non accettando la sua mancanza di forza emotiva. Come scrive Crawford, “osserva invece un certo rituale: dice ‘Ti amo’ quando va a dormire ogni sera”. Nell’interpretazione di Crawford, la dichiarazione serale della moglie non è una bugia, ma qualcosa di simile a una preghiera. Dire al marito che lo ama le dà un nuovo orientamento. Distoglie la sua attenzione dal suo stato emotivo scontento e lo reindirizza verso qualcosa di più elevato: il legame matrimoniale. Attraverso questo riorientamento, la moglie trova una nuova forza emotiva.

Tornando al testo biblico, possiamo riconoscere un approccio simile nelle parole di Neemia, che non si limita a comandare alla gente di essere felice, come supponevo inizialmente. Consiglia invece alle persone di trascendere il loro dolore spostando la propria attenzione sull’esecuzione di certe azioni: assumere i cibi e le bevande prescritti per l’occasione e compiere atti di generosità. Ed è proprio quando la gente ha ascoltato questo suggerimento e ha spostato l’attenzione verso quelle cose che inizia a festeggiare con grande gioia, trovando la forza attraverso l’osservanza religiosa.

Nel passaggio dall’ebraismo antico al cristianesimo cambiano molte cose, ma la natura umana non è una di queste. Se una persona ritiene il cristianesimo cattolico snervante, la soluzione non è autocommiserarsi e gettare la spugna, né cercare, attraverso uno sforzo supremo di volontà, di gioire improvvisamente per tutta la questione.

La soluzione è più diretta e pratica: via al “gioco” cattolico. Iniziate a ricevere i sacramenti e a pregare di più. Praticate le opere di misericordia corporale e spirituale. Fate qualcosa di divertente per celebrare la festa o la solennità del giorno. In breve, concentratevi sul fare il giusto tipo di azioni, e la forza emotiva arriverà presto. La forza si costruisce compiendo le azioni dei forti.

 

Alexander Schimpf insegna Filosofia all’Università di St. Thomas di Houston e ha un blog su Retrievals. È sposato e ha tre figli, e vive a Sugar Land, Texas.

 

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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