Il ddl Boschi è stato approvato ieri con 361 sì, ad Ottobre il referendum confermativo. Una scheda e i motivi del “sì” e del “no”.Per il Presidente del Consiglio Matteo Renzi quella di ieri, con l’approvazione della riforma costituzionale con 361 sì, 7 voti contrari e 2 astenuti, è “Una giornata storica per l’Italia, la politica dimostra di essere credibile e seria. Adesso noi chiederemo il referendum”. Così il premier aggiungendo che “la politica ha dimostrato che riforma sè stessa e la democrazia vince”. Così il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi, madrina della legge su Twitter:
Dopo due anni di lavoro ,il Parlamento ha dato il via libera alla riforma costituzionale! Grazie a quelli che ci hanno creduto #lavoltabuona
— Maria Elena Boschi (@meb) April 12, 2016
QUALI SONO LE PRINCIPALI NOVITA’ INTRODOTTE DAL DDL BOSCHI?
Una sintesi schematica offerta dall’Agenzia di stampa AGI aiuta a farsi una idea:
FINE DEL BICAMERALISMO PARITARIO
Camera dei deputati e Senato della Repubblica hanno composizione e funzioni diverse. La Camera, con 630 deputati,rappresenta la Nazione ed è l’unica titolare del rapporto di fiducia con il Governo. Ha funzione di indirizzo politico e di controllo sull’attività del Governo
IL NUOVO SENATO DEI 100
Cento (74 consiglieri regionali, 21 sindaci e 5 componenti di nomina del presidente della Repubblica) saranno i senatori. I futuri senatori saranno scelti, in conformità alle decisioni assunte dagli elettori, dai consigli regionali per mezzo di una legge elettorale che dovrà essere varata entro 6 mesi dall’entrata in vigore della riforma costituzionale. Il termine decorrerà dopo che si sarà svolto il referendum confermativo. Le regioni avranno poi tre mesi (90 giorni) per adeguarsi. I cinque senatori scelti dal Colle dureranno in carica sette anni come il Capo dello Stato e non possono fare più di un mandato. Senatori a vita restano gli ex presidenti della Repubblica.
DURATA DEL MANDATO E PREROGATIVE
La durata del mandato dei nuovi senatori è pari a quella degli organi delle istituzioni del territorio in cui sono stati eletti. Conservano l’immunità parlamentare e non ricevono alcuna indennità parlamentare, mantengono invece quella che hanno in qualità di sindaco o di consigliere regionale. Resta l’esercizio della funzione senza vincolo di mandato.
LA FORMAZIONE DELLE LEGGI
Le leggi di rango costituzionale, il referendum, la legge elettorale restano bicamerali, come anche i trattati con l’Unione europea. Le altre leggi sono esaminate e approvate dalla Camera dei deputati che le trasmette al Senato. Questo può disporne l’esame se, entro dieci giorni, lo richiede un terzo dei suoi componenti. Il Senato può anche, a maggioranza assoluta, entro 30 giorni successivi, proporre modifiche al testo. Su queste è la Camera a pronunciarsi in via definitiva. Per bocciarle serve la maggioranza assoluta dei componenti
ARRIVA LO STATUTO DELLE OPPOSIZIONI
Il regolamento della Camera dei deputati conterrà anche una disciplina dello statuto delle opposizioni.PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Per l’elezione del Colle il quorum necessario nelle prime tre votazioni è dei due terzi dei componenti l’assemblea. Dalla quarta votazione servono i tre quinti dell’assemblea. Dalla settima ai tre quinti dei votanti. Non sarà più il presidente del Senato a sostituire ad interim il Capo dello Stato. Toccherà al presidente della Camera.
GIUDICI COSTITUZIONALI
I giudici della Corte Costituzionale che spetta al Parlamento nominare, 5 in tutto, saranno eletti separatamente da Senato e Camera: due li eleggerà il nuovo Senato, tre la Camera. Il quorum per essere eletti è dei due terzi dei componenti per i primi due scrutini, dal terzo basta la maggioranza dei tre quinti.
TITOLO V
Non c’è più legislazione concorrente fra Stato e Regioni e si passa ad un redistribuzione delle materie di competenza statale e regionale. Si contempla una clausola di ‘supremazia’ con la quale si prevede che, su proposta del Governo, una legge dello Stato possa intervenire in materie non riservate alla legislazione esclusiva se lo richiede la tutela dell’interesse nazionale
LEGGI DI INIZIATIVA POPOLARE
Per presentarle serve la raccolta di 150mila firme (non più 50mila) ma si prevedono termini certi per la pronuncia della Camera
REFERENDUM
In Costituzione entrano i referendum di indirizzo e propositivi ma le Camere dovranno approvare una legge per delinearne le modalità di attuazione
STATO DI GUERRA
Sarà la Camera dei deputati, a maggioranza assoluta, a deliberare lo stato di Guerra e la conseguente attribuzione di poteri al Governo
ABOLIZIONE DEL CNEL E DELLE PROVINCE
Il ddl abroga l’articolo 99 della Costituzione con conseguente abolizione del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro(CNEL). Eliminato anche il riferimento, in Costituzione, alle Province
GIUDIZIO PREVENTIVO SULLE LEGGI ELETTORALI
La riforma dispone il giudizio preventivo di legittimità della Consulta sulla legge elettorale, prima della promulgazione, purchè vi sia un ricorso motivato presentato “entro dieci giorni” dall’approvazione della legge da “almeno un quarto dei componenti della Camera dei deputati o un terzo dei componenti del Senato della Repubblica”. La Corte costituzionale si pronuncia entro il termine di trenta giorni.
PERCHE’ I PADRI COSTITUENTI DIEDERO ALL’ITALIA UN PARLAMENTO BICAMERALE?
La risposta è nelle condizioni politiche del dopoguerra e nella memoria, vivida, di un partito che da solo si era fatto stato, quello Fascista:
La scelta dell’Assemblea Costituente a favore del bicameralismo paritario non fu né scontata né pacifica. I lavori dell’Assemblea (giugno 1946-gennaio 1948) furono condizionati dalla tragica e recente esperienza della Seconda guerra mondiale, dalla diversità di visioni del bene comune e dell’uomo presenti al suo interno (vi erano tre “anime” di maggior peso: cattolica, comunista-socialista e liberale), dall’evoluzione del clima politico e culturale italiano in quegli anni a seguito dell’inizio della Guerra fredda e la conseguente caduta del Governo di unità antifascista.
Furono soprattutto i lavori sulla Parte II della Costituzione a risentire del venir meno di una collaborazione più aperta tra i partiti: le scelte sulla forma di governo furono frutto di un compromesso, su cui pesò la volontà di limitare le possibilità di affermazione di una singola forza politica. Troppo forti erano i timori nutriti dai cattolici e dalla sinistra italiana all’idea che potesse prevalere lo schieramento opposto. Le originarie posizioni dei partiti furono in parte modificate per poter giungere a un accordo, che trovò in effetti un largo consenso dato che il testo della Costituzione fu approvato da quasi il 90% dei Costituenti. In questo quadro di riferimento va collocato l’approdo al bicameralismo paritario (Aggiornamenti Sociali, 13 aprile).
Visto che il provvedimento è stato approvato a maggioranza semplice, e non qualificata a due terzi, e riguardando la Costituzione, la legge prevede che sarà il popolo italiano a dover prendere la decisione definitiva sul testo con un referendum confermativo senza quorum (a differenza di quello di domenica 17 aprile sulle trivelle). Quale che sarà l’affluenza – presumibilmente ad ottobre – il risultato sarà vincolante. La posta politica è molto alta e il premier ha immediatamente politicizzato fortemente l’appuntamento, sarà Renzi contro resto del mondo. «E se vinco io, gli altri dovranno fare le valigie. Perciò ce la metteranno tutta a darmi la spallata. Perciò io ci metterò tutto me stesso…» e chiama a raccolta Partito e fedelissimi: «Dovremo andare oltre, molto oltre gli steccati del Pd. Perciò già i “Comitati per il sì” dovranno andare molto oltre i nostri circoli, dovranno aggregare personalità nuove, giovani, imprenditori, gente che nella nostra sede non ci ha messo mai piede…». «L’affluenza sarà alta, il fronte del no chiamerà al voto come fossero elezioni politiche. E noi dobbiamo portarne alle urne almeno uno più di loro. Non ci serve un trionfo, ma vincere. C’è un Paese fatto di persone responsabili che sanno che questa è l’ultima possibilità non per me, ma per l’Italia. Chi ha votato centrodestra è contro il bicameralismo. La gran parte degli italiani sa che affossare la riforma avrebbe conseguenze drammatiche» (Avvenire, 13 aprile).
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PERCHE’ SI
A dare un sostanziale parere positivo, pur con alcune riserve tecniche, il professor Roberto Bin professore di Diritto Costituzionale a Ferrara raggiunto da Famiglia Cristiana, risponde così alla domanda cruciale su una degenerazione della democrazia spiegava:
«Direi che le preoccupazioni questa volta sono eccessive, questa riforma mi pare molto diversa da quella approvata nel 2006: quella era un rafforzamento dei poteri dell’esecutivo a detrimento del Parlamento, questa è un modo per rendere più efficiente il Parlamento, che di fatto in questi anni è stato esautorato dal Governo con un ricorso eccessivo al decreto legge, al maxiemendamento, al voto di fiducia, con la complicità del Parlamento»
Con una camera sola si rischia di scrivere leggi peggiori, dato per assodato che già se ne scrivono di scadenti con la doppia lettura?
«Il problema è enorme: la produzione legislativa italiana è tremenda, io da tecnico del diritto non sono più in grado di leggere una legge. Sta saltando lo Stato di diritto per quanto le leggi sono mal scritte, ma il bicameralismo ha peggiorato la situazione, perché ha legittimato il Governo a intervenire con decreti e maxiemendamenti facendo fuori di fatto l’autonomia legislativa delle Camere, moltiplicando l’impatto della burocrazia e delle lobby, perché il fatto di avere due camere con gli stessi poteri ha raddoppiato la possibilità dei gruppi di interesse di fare pressione, peggiorando sempre le leggi» (2 aprile 2014).
PERCHE’ NO
E invece un giudizio molto negativo quello dell’avvocato Pietro Adami dei Giuristi democratici su Città Nuova avverte:
Viene profondamente distorto e sminuito il ruolo del Parlamento. Il Parlamento, nella tradizione democratica, è il luogo della rappresentanza, là dove l’intero popolo deve avere voce. Il Governo ha bisogno della fiducia del Parlamento per governare, non per un vuoto formalismo o per un rito, ma perché il Parlamento, per quanto possibile, è lo specchio del Paese(anche quando questo non ci piace…). Se il Governo gode della fiducia del Parlamento significa che è sostenuto dalla maggioranza dei rappresentanti dei cittadini, e dunque, almeno in astratto, dalla maggioranza del popolo. E’ solo in questo che trova la legittimazione per governare e, se necessario, per imporre sacrifici al Paese. Il Governo, in tal modo, deve cercare il consenso (almeno) della maggioranza popolare e non di una semplice minoranza organizzata. La centralità del Parlamento – posta dai padri e dalle madri costituenti a presidio delle libertà dei cittadini – con queste due riforme verrebbe oggi drasticamente ridimensionata ed il Parlamento ridotto alla sola funzione di ratifica dei provvedimenti del Governo, nel quadro di una generale compressione del ruolo delle autonomie regionali e locali (28 dicembre 2014).