di Andrés D’ Angelo
Il nostro Padre che è nei cieli è onnipotente ma, nello stesso tempo, è infinitamente misericordioso: il suo cuore è vicino alla nostra miseria. Quando Gesù ci parla della Divina provvidenza nel Vangelo, ci parla di un Padre amorevole, che con dedizione vede ogni più minimo dettaglio della nostra vita. “Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure neanche uno di essi cadrà a terra senza che il Padre vostro lo voglia. Quanto a voi, perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati; non abbiate dunque timore: voi valete più di molti passeri!” (Matteo 10:29-31).
Così come la fisica è la matematica applicata alla realtà, credo che la Divina provvidenza sia la misericordia Divina applicata alla nostra vita quotidiana. Ci sono delle volte in cui non pensi sia vero? Ti succede mai che ti costa farti carico di cosa significhi veramente tutto questo? A volte possiamo credere che “Dio si dimentica di noi” o che la sua Provvidenza non è accurata come volevamo. A me non succede molto spesso, ma non perché sono speciale né perché ho una fede che può smuovere le montagne. Ma solo per la mia storia:
Sono il minore di 12 fratelli e nascere ultimo in una famiglia molto grande non mi ha dato fede nella provvidenza. Si, avete letto bene, non ho fede. Ho la piena certezza che esiste ed agisce costantemente nella mia vita. Per crescere dodici figli – soprattutto negli ultimi 60 anni e nel mio paese, l’Argentina, che ha accumulato un’inflazione milionaria – non ci vuole fede, ci vuole la certezza piena che Dio ci assiste del continuo. Mio padre chiamava il suo metodo il “provvidenzialismo demenziale controllato”. “Provvidenzialismo” perché contavamo sulla Divina provvidenza. Non ci è mai mancato nulla ed eravamo dodici bocche da sfamare, vestire e istruire. Abbiamo passati dei momenti duri, ma non ci è mancato nulla. “Demenziale”, perché a volte mio padre ha fatto salti nel vuoto con una fiducia cieca nella provvidenza; sia per cose superflue o superficiali (come costruire una piscina molto grande nel giardino per poter invitare più amici, oppure andare tutti insieme in vacanza al mare) o cose molto importanti e necessarie, come ampliare l’enorme casa che abbiamo. E “controllato” perché questi salti nella fede non si sono verificati con troppa frequenza e inoltre abbiamo sempre pagato un debito prima di farne un altro.
Poi sono confluito nel movimento di Schoenstatt, di cui uno dei carismi distintivi è la “fede pratica nella Divina provvidenza”. Quando ho sentito questa frase, mi sono detto: “Questo movimento è per me”. E Così è stato. Padre Kentenich, fondatore del movimento di Schoenstatt, ha recitato una bella preghiera che sintetizza l’approccio di fiducia che dobbiamo avere in Maria:
“Confido nella tua bontà e nel tuo potere, come un figlio spero in queste cose. Oh Madre Ammirabile, in te e in tuo figlio credo e confido ciecamente, in qualsiasi circostanza. Amen”.
Prima di elencare i punti vorrei dire tre cose sulla provvidenza:
La Divina Provvidenza non è una bambinaia: Dio ci conosce intimamente e sa ciò che siamo capaci di fare o non fare. Come dice Sant’Agostino, dobbiamo fare ciò che possiamo, e chiedere per quello che non possiamo fare. Ma non si può barare. Se non facciamo la nostra parte, non potremmo sperare che Dio faccia la sua.
La Divina Provvidenza non è un tiranno: Dio non ci chiede l’impossibile! Ci chiede di fare il nostro dovere, niente di più! A tutto il resto ci pensa Lui! Se ad esempio a una giovane albanese in India avessero detto che avrebbe dovuto fondare una congregazione di 4500 membri che si estende in 133 paesi, la povera monaca sarebbe morta di angoscia, pensando che tutto questo sarebbe stato più pesante delle sue proprie forze. Ma invece Dio le ha detto: «Va’ e prenditi cura dei più poveri tra i poveri». E questo l’ha resa la Madre Teresa che noi tutti conosciamo e ammiriamo. Tutto il resto è stato sopraggiunto. Qui si radica la grandezza della Divina Provvidenza: ci dà la libertà di dedicarci a cose grandi (il Regno di Dio) mentre lui si occupa del resto. E come se ne occupa!
La Divina Provvidenza non agisce direttamente. C’è una famosa storia di un uomo che ha chiesto a Dio di salvarlo da un’inondazione. Prima sono venuti i vigili del fuoco, ma l’uomo si è rifiutato di entrare nella loro barca perché aveva chiesto aiuto a Dio. Poi è arrivata la protezione civile, ma neanche nella loro imbarcazione l’uomo osa entrare, perché è a Dio che ha chiesto aiuto. Infine viene raggiunto da un elicottero della polizia, ma l’uomo si rifiuta ancora una volta. Quando muore, l’uomo va in cielo e chiede a Dio: “Dio mio, perché mi hai abbandonato?” Al che Dio risponde: “Uomo, ti ho mandato prima i pompieri, poi la protezione civile e infine la polizia, e tu li hai rifiutati tutti!”
Compreso ciò, vediamo i momenti in cui Dio sembra non preoccuparsi delle nostre necessità, e proviamo a capire cosa sta davvero facendo quando a noi sembra che il mondo stia per finire!
1. Quando il male prevale
Multi atei negano l’esistenza di Dio per la sua presunta indifferenza alla sofferenza o al male. Perché non fa scendere fuoco dal cielo per estirpare il male dal mondo? Perché Dio non si commuove a causa della sofferenza di milioni di persone che lo invocano ogni giorno? A questo c’è una sola risposta: «Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie» (Isaia 55:8). Perché pensiamo che se fossimo stati al posto di Dio avremmo fatto le cose meglio di Lui? Dio nostro Signore tiene in conto fino all’ultima sofferenza che passiamo in questa terra, e talvolta permette il male per procurarci poi un grande bene. Ricordiamoci che il suo più grande trionfo, la redenzione dell’umanità, è stato la conseguenza della sua apparentemente peggiore sconfitta, l’incredibile martirio di suo Figlio sulla Croce. Dio conta persino i capelli sulla nostra testa! Abbiamo fiducia che Lui (e solo Lui, nella sua infinita saggezza) conosca le prove a cui ci sottopone e il male che permette per trasformare tutto questo in bene!
2. Quando non ce la facciamo
Quando ci mancano le forze, quando “non possiamo dare di più”, quando tutti i nostri sforzi sembrano portare a nulla e chiediamo a Lui di darci “un ultima spinta” per raggiungere il nostro obiettivo. Non ci sembra che molte volte Dio non guarda i nostri sforzi e “non fa la sua parte”? Abbiamo in mente ogni nostro singolo sforzo e facciamo tutto quanto sia umanamente possibile, eppure ci sembra che Dio non faccia quel “di più” di cui abbiamo bisogno per ottenere ciò che cerchiamo.
C’è un aneddoto molto bello sul centro per bambini disabili «San Martín de Tours» a San Rafael, Mendoza. Arrivata la festa dell’Epifania, i tre fratelli laici che gestiscono il centro hanno deciso di vestirsi da Re Magi per andare a salutare i bambini, ma non avevano neanche un regalo decente per i piccoli! Non avendo regali, hanno deciso di far fare ai bambini una colazione più ricca il giorno dopo, rassegnandosi all’idea di un’Epifania senza regali. Arrivati al centro hanno visto con grande sorpresa che i bambini erano tutti in fila, aspettando i loro regali! E i bambini, dopo aver salutato i Re Magi, sono andati a dormire pieni di speranza! I tre fratelli hanno invece dormito di un sonno inquieto, col cuore appesantito; l’indomani, mentre preparavano la colazione “rinforzata”, hanno sentito una voce. Era una camionetta che veniva da una parrocchia molto lontana che aveva organizzato una lotteria di beneficienza per il centro. Ogni bambino ha avuto il suo regalo nuovo, preziosamente avvolto da una carta dorata. I bambini avevano più fede degli adulti e hanno insegnato loro a confidare nella Provvidenza, che supera sempre le nostre migliori aspettative.
3. Quando la croce che dobbiamo soffrire è più pesante di quanto le nostre spalle possano reggere
Oppure la percepiamo come assolutamente insopportabile. Quando nostra figlia Cecilia ci ha lasciati, io e mia moglie Mariana ci siamo chiesti se Dio ci amasse davvero. Perché ci ha donato una figlia per poi riprendersela? Si è pentito strada facendo? Non meritiamo una figlia? Non immagini neanche la rabbia che ho avuto quando un amico ha provato a dirmi la tipica frase di circostanza per tirarmi su di morale “Dio ha dato, Dio ha preso, sia lode a Dio”, presa dal libro di Giobbe. Povero amico mio, l’ho quasi ucciso! Tuttavia la risposta più semplice e comprensibile me l’ha data un sacerdote: “Il bracciante chiede permesso al campo prima di ararlo? No! E perché lo ara? Affinché dia frutto!” Sul momento mi ha infastidito ma poi, col passare degli anni, ho capito che è vero. Dio è il più saggio!
4. Quando pecchiamo
Soprattutto quando si tratta di grandi peccatori, come me. Come può Dio darmi qualcosa se io gli volgo le spalle? Perché non mi spedisce all’inferno in questo preciso momento? È in questi momenti che la Provvidenza Divina è più “attenta” al nostro pentimento. Ci ricordiamo che quando è tornato il Figliol Prodigo, il padre l’ha visto da lontano e lo ha raggiunto di corsa, lo ha abbracciato e lo ha coperto di baci? Questo ovviamente non significa che dobbiamo peccare affinché Dio ci dia qualcosa, bensì che seppure i nostri peccati fossero rossi come il sangue, possiamo chiedere aiuto a Dio, pentirci e ritornare alla Chiesa! Lui vuole farlo!
5. Quando dobbiamo essere strumenti della Divina Provvidenza
Non ti è mai successo di vedere un mendicante che ha particolarmente bisogno, una signora molto anziana o molto malata che ti fa stringere il cuore per la propria miseria? È lì che la Divina Provvidenza agisce in te! Ma non tocca i tuoi sentimenti per farti dire, facendo spallucce, che “Dio provvederà”. In questo momento sei uno strumento nelle mani di Dio! Dagli qualcosa! Se non hai nulla dona un abbraccio! Se hai molto poco, dai quel poco che hai! Dio lo ha messo là sulla tua strada affinché tu lo aiuti!
A ottobre Papa Francesco canonizzerà Cura Brochero, un sacerdote argentino morto nel 1914. Padre José Gabriel del Rosario Brochero è arrivato a Villa del Tránsito come parroco e là ha incontrato un popolo dimenticato dalle autorità in cui abitavano più delinquenti che cittadini. Con infinita pazienza, Brochero si è fatto carico di quel gregge smarrito, ha costruito una Casa degli Esercizi spirituali e, come ha detto lui stesso, “Non è sfuggito neanche uno”; tutti gli abitanti del villaggio facevano esercizi spirituali. Ma non solo: in primo luogo ha costruito, insieme alla popolazione, una scuola per ragazze, ha deviato il corso di un fiume per portare acqua al villaggio, ha costruito il primo ufficio con un telegrafo – un’opera che dura ancora sino ai giorni nostri – ha costruito la strada di Traslasierra, che unisce il villaggio alla città di Cordoba. Prima di lui non c’era strada, tutto era nel più assoluto abbandono. Raccontano che quando ha vissuto a Cordoba un mendicante gli ha chiesto denaro e lui gli ha dato ogni cosa che aveva, dovendo però tornare a piedi fino alla cattedrale dove viveva! Dio ci chiede di essere strumenti della sua Misericordia quando ci pone davanti a miserie che possiamo riconoscere e che chiamano la nostra “fame e sete di giustizia”. È qui che dobbiamo confidare che se Dio ci ha posto una sfida, di sicuro ci ha anche dato i mezzi per superarla!
6. Quando abbiamo già fiducia
Ci sono volte in cui davvero crediamo nella Divina Provvidenza, facciamo un salto di fede, e poi… non succede nulla! Non riceviamo l’aiuto diluí abbiamo bisogno. Perché tarda? Perché a volte sembra che ci abbia dato la fiducia necessaria per ricevere ma poi Lui “ritira la mano”? Cadiamo dalle nuvole. “Ha detto infatti: ‘Sono figlio di Dio” (Matteo 27:43). Soffriamo e ci disperiamo, a volte non tanto perché non otteniamo qualcosa, ma perché pensiamo che Dio non abbia risposto! Dobbiamo ricordarci che i tempi di Dio non sono i nostri. Dio si muove in termini di eternità, noi in termini di temporalità! Quello che possiamo fare è rinnovare la fiducia in Dio e pregare di nuovo affinché il suo aiuto non tardi ad arrivare.
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[Traduzione dallo spagnolo a cura di Valerio Evangelista]