A differenza dei sunniti, gli sciiti danno un’autorità sacra agli imam e ai loro insegnamentiL’islam dialogante, considerato come moderato e aperto al confronto con l’Occidente. Stiamo parlando dello sciismo, meglio conosciuto come islam sciita, molto diverso da quello sunnita che annovera tra le sue file anche i fondamentalisti.
Quali sono le principali caratteristiche di questa corrente dell’islam? Le spiega bene Mohammad Ali Amir-Moezzi in “L’Islam degli sciiti” (edizioni Dehoniane).
Tutto nasce con la morte di Maometto: la maggioranza dei fedeli della nuova religione d’Arabia dichiarò che il profeta non aveva designato in modo esplicito il suo successore. Un altro gruppo minoritario rivendicava la successione per Alî, cugino e genero del Profeta. Questa schiera di fedeli dà vita all’islam sciita.
1) IL RUOLO DELL’IMAM
Fondandosi sui testi e sulle fonti più antiche che sono giunte fino a noi (il primo corpus di hadith sciiti, testi sacri, è stato redatto tra l’850 e il 950 della nostra era), ci si può rapidamente rendere conto che il vero perno attorno al quale gravita tutta la dottrina sciita è la figura dell’imam. Mentre nell’islam sunnita questo termine, che designa un capo o un sapiente religioso, non ha alcuna importanza particolare, per gli sciiti è un titolo, a tutti gli effetti, sacro.
Sintetizzando in maniera estrema, si potrebbe dire che, come il cristianesimo è la religione di Cristo, lo sciismo è la religione dell’imam.
2) MANIFESTO E SEGRETO
La religiosità sciita si sviluppa attorno a una doppia visione del mondo. Anche qui la figura dell’imam, nelle sue differenti dimensioni, è sempre presente e agisce come il centro di gravità dei fondamenti spirituali. Anzitutto, c’è quella che potrebbe chiamarsi la visione duale del mondo, secondo la quale tutte le realtà, dalle più sacre alle più banali, possiedono almeno due livelli: un livello manifesto, apparente (zâhir) e un livello segreto, non manifesto (bâtin).
Questa dialettica del manifesto e del nascosto, dell’essoterico e dell’esoterico, costituisce un credo fondamentale, onnipresente nei pensatori, e che impregna anche le credenze della massa dei fedeli.
3) L’IMAM COSMICO
L’organo divino per eccellenza, il più alto luogo di manifestazione di ciò che si rivela in Dio, è un essere metafisico che la letteratura sciita chiama spesso Imam (scrivendolo, in questo caso, con la maiuscola), nella sua accezione ontologica e metafisica: Uomo cosmico in cui la conoscenza equivale alla conoscenza di ciò che può essere conosciuto in Dio, obiettivo ultimo della creazione. L’Imam cosmico è identico al volto manifesto di Dio, al Dio rivelato. L’Imam cosmico possiede quindi anch’egli un volto nascosto e uno rivelato
4) I PROFETI E GLI “AMICI DI DIO”
Per gli sciiti ogni grande profeta è accompagnato nella sua missione da uno o più imam: da Adamo, primo uomo e primo profeta, a Maometto, «sigillo della profezia legislatrice», passando per molti altri, tra i quali Enoch, Noè, Abramo, Mosè, Salomone e Gesù (Simon Pietro o l’insieme degli apostoli sono gli imam di Gesù).
Questi grandi inviati dell’Altissimo – così lo definiscono – e i loro imam, sono legati tra loro da una catena ininterrotta di profeti, imam e santi minori e formano, insieme, la grande famiglia iniziatica degli «Amici di Dio» (walî, al plurale awliyâ’), i portatori e i trasmettitori dell’Alleanza divina (walâya), termine centrale dello sciismo e sinonimo di imamato. Sono loro, uomini e donne di Dio, i luoghi di manifestazione dell’Imam archetipico cosmico, il suo volto rivelato. Gli Amici di Dio fanno pervenire agli uomini la parola divina.
5) “SOTTOMISSIONE” E “SOTTOMESSI”
Il profeta è il messaggero dell’essoterico della religione o della religione essoterica (cioè il livello manifesto, rivelato) che la terminologia tecnica sciita chiama islâm, letteralmente «sottomissione», cioè la sottomissione alla lettera della rivelazione, che rende la maggioranza dei fedeli dei muslim, dei «sottomessi» o ancora dei «musulmani».
Parallelamente, l’imam è il messaggero dell’esoterico della rivelazione (cioè il livello nascosto), l’iniziatore alla religione spirituale nascosta sotto la lettera chiamata îmân, letteralmente «fede».
6) CONOSCENZA VS IGNORANZA
Oltre al dualismo manifesto vs esoterico, nell’Islam sciita la seconda visione del mondo è una visione dualista, secondo la quale la storia della creazione è la storia del combattimento cosmico tra le forze del Bene e quelle del Male, tra la luce e l’oscurità. Dato il ruolo centrale dell’iniziazione e del sapere spirituale, si potrebbe dire che il Bene è la conoscenza, così come il Male è l’ignoranza.
7) IL NEMICO SUNNITA
Gli avversari – il Nemico dell’imam e i suoi partigiani, per utilizzare termini tecnici sciiti – non sono sempre e necessariamente dei pagani, dei miscredenti o dei fedeli di altre religioni. Gli israeliti che tradirono Mosè e si abbandonarono al culto del vitello d’oro o, ancora, i compagni di Maometto che rifiutarono l’elezione di ‘Alî alla successione non sono dei non-ebrei o dei non-musulmani, ma sono coloro che rifiutano l’insegnamento esoterico, spirituale della religione, rigettando la sua Guida iniziata e iniziatrice, cioè l’imam.
Sul piano puramente dottrinale – la storia introdurrà, infatti, una notevole complessità nei comportamenti – uno sciita iniziato si sentirà più vicino a uno «sciita» ebreo o cristiano (cioè a un iniziato all’esoterismo del giudaismo e del cristianesimo), che a un musulmano sunnita essoterico, considerato al pari di un avversario.
8) LE FONTI: HADITN E CORANO
Come il sunnismo, lo sciismo riconosce due fonti scritturali che considera i fondamenti dell’islam in generale, e delle sue dottrine in particolare: il Corano e i hadith. Ma il corpus di hadith sciiti è totalmente diverso dal suo equivalente sunnita.
Si tratta di un corpus di tradizioni risalenti al Profeta, a sua figlia Fâtima e ai dodici imam, vale a dire all’insieme di personaggi santi chiamati «i Quattordici Impeccabili» (ma‘sûm).
In questo corpus immenso, che conta parecchie migliaia di pagine, le parti dedicate agli imam – soprattutto al quinto e al sesto, rispettivamente Muhammad al-Bâqir e Ja‘far al-Sâdiq – sono molto più lunghe rispetto a quelle riservate a Fâtima e Maometto. Rispetto ai hadith sunniti, quindi, il Profeta occupa un posto molto ridotto nelle tradizioni sciite.
Questo si spiega con la logica religiosa propria dello sciismo: l’imam è il messaggero dell’esoterico, del senso nascosto, e il profeta dell’essoterico, della lettera.
9) MISSIONE E “POTERE SANTO”
La walâya indica al tempo stesso la missione sacra degli imam e, in questo senso, è sinonimo di imamato, cioè della guida temporale e spirituale dei fedeli. Si potrebbe tradurre anche con «potere santo», poiché si tratta di un’autorità concessa per elezione divina.
L’imam è, a questo livello, il detentore della scienza iniziatica segreta e dei poteri taumaturgici. È l’erede della tradizione iniziatica dei profeti. Le fonti della sua conoscenza sono quattro: celesti (angeli e altre entità), occulte (forze soprannaturali o ancora il nome supremo di Dio, dai poteri magici), scritte (Libri santi di tutte le religioni e un certo numero di scritti segreti) e orali (l’insegnamento iniziatico degli imam pre- cedenti).
10) IL SEGRETO DEI SEGRETI
Infine, l’imam, in quanto volto rivelato di Dio, costituisce l’esoterico dell’esoterico (bâtin al-bâtin) dell’insegnamento sciita, il segreto più custodito della walâya. È rivelato solo ai discepoli intimi che hanno ricevuto un’iniziazione particolare, tale da renderli dei «credenti messi alla prova da Dio per la fede».
Questo livello comprende l’insegnamento degli strati più segreti delle discipline religiose, cioè le dottrine esoteriche specificamente sciite, ma anche le pratiche iniziatiche come le preghiere segrete, i poteri legati a uno specifico corpus di conoscenze, quali per esempio il nome supremo di Dio, o ancora certi rituali o «esercizi», come «la visione del cuore» (al-ru’ya bi l-qalb), che consiste nel raggiungimento della visione dell’imam interiore, sotto forma di luce, nel centro sottile del cuore.