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Come custodirsi l’un l’altro nella vita di coppia e di famiglia?

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Silvia Lucchetti - Aleteia - pubblicato il 24/03/16
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Un marito cinque volte padre “sponsorizza” con ironia la faticosa bellezza della vita familiare A parlare e scrivere di famiglia sono quasi sempre le donne, mentre “Family man, Diario semiserio di un marito cristiano cinque volte papà” (La Fontana di Siloe) è il libro del giornalista Edoardo Tincani, che dal 2004 dirige “La Libertà”, settimanale della diocesi di Reggio Emilia-Guastalla, oltre a collaborare con il quotidiano “Avvenire” e con il sito d’informazione locale “7per24.it”, dal quale è partita la sua ultima avventura editoriale.

Marito e padre di cinque figli narra le vicende della sua famiglia, partendo dall’incontro con la moglie Lucia con la quale “è stato amore a seconda vista”. Cinquantasei racconti brevi che descrivono con grande ironia e leggerezza la vita quotidiana, gli impegni familiari, routine, vacanze, compiti per casa e sempre pochi momenti di svago.  Cronache autentiche di vita ordinaria, fatta di stanchezza, figli da riprendere in palestra, dita rotte, promemoria scritti sui post-it, compleanni da festeggiare, e gioia. Tantissima gioia.

«Famiglia che in lingua italiana inizia come fatica ma finisce come meraviglia. Che è vocazione e progetto, certo anche croce da portare, e per tante persone è realizzazione di un sogno di felicità radicato nel cuore. C’è bisogno, credo, di narrare la bellezza ordinaria della famiglia e la sua vitalità tenace, che rimane la prima scuola mondiale di umanità».

Secondo l’autore, oggi il matrimonio appare più “come un retaggio del passato o come un’oasi da proteggere”, mentre l’aspetto fondamentale sul quale concentrare l’impegno è quello educativo, cercando di rendere la famiglia desiderabile e “appetibile alla maggioranza di uomini e donne che le preferiscono la convivenza” e sottolineando “ (…) la consolazione del «per sempre» a giovani avvezzi al precariato quale modalità di vita, come far preferire la sicurezza di un luogo di dialogo e riconciliazione ai ragazzi della «generazione boh», secondo la definizione rap di Fedez”.

All’inizio del libro indica con grande semplicità e in una prospettiva laica il segreto della coppia che resiste nel tempo.

 «Ecco perché trovare e capire la persona giusta è l’impresa più ardua. Poi subentra l’impegno fondamentale: continuare a curare la relazione, darsi un progetto, anzi, più progetti per tutto il corso della vita a due. E qui serve una grande forza d’animo, un equilibrio morale, emotivo e psicologico, perché amare è una scelta. E dove s’impara quella forza, se non nella palestra di gratuità che è la famiglia?»

 Lo abbiamo raggiunto al telefono per farci raccontare come è nata l’idea di scrivere “Family man”.

Tutto è cominciato con la rubrica che ho tenuto per due anni circa dal titolo “Family man” sul sito 7per24.it, una bella esperienza che mi ha “costretto” a scrivere anche fuori dai miei soliti canali lavorativi. Il tempo da dedicare alla scrittura personale è sempre poco, visto che sono giornalista e padre di famiglia, quindi ho pensato che tenere una rubrica dove parlare della mia vita, sottoforma di diario, potesse essere un’occasione positiva. Per questo i testi sono brevi, perché sono stati pensati come piccole narrazioni sulla quotidianità. Dopo ho avuto il desiderio di riunirli in un libro, aggiungendone una trentina, per arrivare a “dialogare” con un pubblico più vasto.

Come viene trasmessa oggi l’immagine della famiglia nel contesto religioso?

Sono abituato a confrontarmi quotidianamente, da giornalista cattolico, con i documenti che la Chiesa produce in materia di matrimonio e famiglia e sono conscio del valore teologico ed educativo che hanno. Spesso però nelle parrocchie e nelle realtà associative si tende un po’, soprattutto con i tempi che corrono, a concentrarsi su un unico aspetto (a volte con tono polemico): la famiglia va difesa. Io credo che la famiglia vada promossa, incoraggiata, sostenuta. Quindi occorre innanzitutto parlarne, perché oggi c’è paradossalmente quasi il timore e il pudore di mostrare la bellezza di sposarsi e la straordinarietà di sposarsi in Chiesa. È importante promuovere la famiglia tout court e, ovviamente da cristiani, promuovere il sacramento del matrimonio. È necessario superare il pudore e far conoscere attraverso racconti semplici, la praticabilità, la possibilità, la gioia e la realizzazione che la famiglia dona all’uomo e alla donna.

Come si fa a non rischiare di passare per presuntuosi detentori della verità sulla famiglia?

Cercando di non cadere nella trappola di mettersi in cattedra a fare i “maestrini”. Nel mio libro ho voluto distruggere con l’autoironia il pericolo di risultare chi vuole insegnare qualcosa a qualcun’altro. Perché non è questo lo scopo, lo scopo è raccontare nella quotidianità, nelle fatiche che non vanno taciute, ma anche nel centuplo della gioia che se ne ricava, che davvero la famiglia è unica, è davvero una strada grandiosa e bella da proporre ai giovani, anche a quelli che convivono. Senza giudicare, senza mettersi in cattedra, togliendo di mezzo il pudore. Oggi si legge di tutto sui giornali che riportano le storie più “strane”, le adozioni più “incredibili” ma delle famiglie normali non c’è nemmeno l’ombra, nessuno ne parla, a volte c’è una censura del sistema mediatico. Credo che da parte nostra ci sia una forma di auto sottovalutazione dell’importanza di trasmettere la “normale” esperienza di famiglia, mentre oggi con tutto quello che offre il “mercato delle unioni”, c’è ancora più bisogno di sponsor credibili, di uomini felici di essere mariti e papà.

Family Man: perché questo titolo?

Il Family man non è un “mammo” è il papà, sta al suo posto di padre, accetta le responsabilità e le incognite di questo ruolo importante, e ne trae tantissima gioia. I padri ricevono a loro volta un’educazione dai figli e in mezzo ai conflitti c’è anche un gran divertimento. Guai a eliminare il conflitto, le discussioni ci sono e servono. La tecnologia in casa nostra fa litigare quando i ragazzi fanno un uso eccessivo ed ossessivo degli smartphone, ma questo confronto-scontro non impedisce a me e mia moglie di porre limiti e dare regole. C’è bisogno di papà normali che parlino della vita matrimoniale e del rapporto con i figli. Ben vengano gli interventi dei sacerdoti e dei vescovi, ma in questa fase storica si avverte la necessità di parlare bene di famiglia e sentirlo per bocca dei papà.

Ci racconta la vostra esperienza di coppia che accompagna i fidanzati al matrimonio?

Il 70% delle coppie che in questi 10 anni abbiamo preparato al matrimonio erano già conviventi, e per noi è stata una grazia enorme che loro chiedessero il matrimonio dopo anni di convivenza. I corsi prematrimoniali sono un’esperienza vitale, io e mia moglie per anni avevamo avuto in parrocchia incarichi singoli di vario genere. Ad un certo punto abbiamo pensato che sarebbe stato bello fare qualcosa insieme, come coppia, e avere  avuto l’opportunità di realizzarlo attraverso la pastorale matrimoniale è stata ed è per noi una esperienza bellissima e importante. È un banco di prova che ci verifica costantemente, perché non possiamo andare a raccontare ai fidanzati, che sono spesso adulti ultra trentenni, quasi quarantenni, cos’è la famiglia, la fedeltà coniugale, se poi non la viviamo noi per primi nella nostra vita. È importante perché ci permette di mantenere allenato quel dialogo profondo fondamentale tra marito e moglie. Adesso c’è molta attenzione alla preparazione dei fidanzati prima delle nozze, quello che serve e che forse è più difficoltoso realizzare, è l’accompagnamento delle coppie dopo il matrimonio. I neosposi vivono dinamiche particolari ed è fondamentale avere vicino altre famiglie con cui confrontarsi.

Come vivete la fede nella vostra famiglia?

La fede è fondamentale nel nostro matrimonio, la sera preghiamo, durante la settimana troviamo sempre un giorno per recitare il rosario insieme, o passeggiando o mentre magari mia moglie stira. Preghiamo prima dei pasti, prima di andare a letto con i figli più piccoli. Con loro è importante l’esempio, fargli vedere e vivere la fede. Nel matrimonio è necessario coltivarla, perché la Grazia di Dio non è un talismano, il sacramento rende presente per sempre la Grazia, però c’è bisogno di rinvigorirla, con la confessione, l’Eucaristia e la Parola. Il matrimonio non è una cosa da mettere in cornice, non è il punto di arrivo, è la partenza, va coltivato. La custodia reciproca è molto importante, perché con gli anni si cambia, non si resta cristallizzati, e rimanendo vigili e appoggiandosi a Cristo moglie e marito si fortificano invece che “sgretolarsi”.

 «Auguri a tutti quelli che non hanno smesso di custodirsi, marito con moglie, moglie con marito, moglie e marito con i figli e con ciascuno in modo diverso e speciale».

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