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Il segreto di Kung Fu Panda 3? La paternità…

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Lucandrea Massaro - Aleteia - pubblicato il 16/03/16
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Mario Adinolfi svela il tentativo coatto di far diventare un cartone strumento di propaganda, ma il film dice molto di più…Avrete sicuramente sentito parlare della strana querelle che ha coinvolto Mario Adinolfi, Fabio Volo, un Panda e la questione sempre delicatissima della stepchild adoption. No? Vi aggiorniamo noi.

E’ tutta questione di Kung Fu

https://www.facebook.com/mario.adinolfi/posts/10153874710830428?pnref=story

Esce in questi giorni nelle sale italiane il terzo capitolo di Kung Fu Panda, eroe di casa Dreamworks che ha dimostrato come anche un Panda, ciccione, goffo e svogliato abbia dentro di sé le caratteristiche per essere non solo un maestro di arti marziali, ma anche una persona migliore. Del resto il Kung Fu è sì una antichissima tecnica di lotta, ma anche un percorso interiore. Se nel primo capitolo Po – questo il nome del protagonista – veniva scelto come “guerriero dragone” capace di imparare l’ultimo segreto del Kung Fu e battere l’imbattibile e cattivissima tigre Tai Lung, pur essendo stato allevato da un’oca, nel secondo scopre il suo essere stato adottato e l’importanza della famiglia, approfondendo ulteriormente le proprie arti marziali, nel finale del film si scopriva che il padre biologico di Po era vivo e lo stava cercando. Il terzo capitolo comincia da qui. Il padre che aveva dovuto abbandonare il figlio per salvarlo dalla morte, lo ritrova ed inizia una competizione col padre adottivo. Panda contro Oca. Fortunatamente parliamo di un cartone animato…

La questione è che – per amore di Po – i due diventano (scusate lo spoiler) alla fine amici e decidono di vivere insieme per il bene del figlio. Fin qui il racconto e dunque sostanzialmente i fatti.

Il film è dunque una apologia del matrimonio omosessuale e della stepchild adoption? No. Il film è stato prodotto per un mercato, quello americano, dove – nel bene e nel male – la questione delle famiglie omogenitoriali e delle adozioni per single e coppie gay è ormai sdoganatissimo, difficile trovare in questa motivazione la chiave della sceneggiatura. Di certo risente del clima culturale che l’ha generata, questo è certamente vero.

 

 

Ma allora Adinolfi sbaglia? Nì.

E’ chiaro che volontariamente o involontariamente, la Dreamworks stia sfruttando il dibattito pubblico per promuovere a costo zero il proprio prodotto. Nelle interviste così come nei pezzi che hanno ricevuto una imbeccata dalla produzione (Wired ad esempio, il 7 marzo).


[youtube https://www.youtube.com/watch?v=XgNJr9ztl6A]
Su La Stampa, Fabio Volo (che è anche la voce di Po nei tre film):

Per i bambini, sostiene Volo, «la sessualità dei genitori pesa molto meno di quanto si tenda a immaginare. Quello che conta è sentirsi amati». E questo non deriva dal nucleo familiare in sé, ma da quello che attraverso di esso viene trasmesso: «Le famiglie non generano automaticamente felicità. Ci saranno bambini felici o non felici, in quelle etero così come in quelle omo».

Da Kung Fu Panda 3alle unioni civili, il passo è breve: «Penso che, almeno per una parte del Paese, il dibattito su questo argomento sia superato dalla realtà, poi c’è un’altra parte che arranca… io credo di appartenere a quella che pensa che una coppia sia una coppia, punto e basta. Sulle adozioni, invece, ritengo sia necessario un po’ più di tempo per riflettere». Il film, continua Volo che ha un figlio di 2 anni e un altro di 2 mesi, «viene da un Paese più contemporaneo del nostro. A New York, dove vivo per 5-6 mesi all’anno, è normale andare al parco e vedere bambini con due papà, nessuno si scandalizza. Lì non stanno a guardare solo il proprio ombelico, noi in Italia arriviamo sempre dopo. E comunque, nella storia di Po, il tema della doppia paternità è inserito con delicatezza» (10 marzo)

Chiaramente dopo il post di Mario Adinolfi su Facebook, il 14 marzo, e lo scambio – assai poco sereno –  tra lui e un esagitato Fabio Volo per telefono mentre quest’ultimo conduceva il suo programma su Radio DeeJay hanno alimentato una lettura che in realtà non era (ancora) arrivata al grande pubblico relegata a pochi siti, pur importanti. Ora però è evidente che specialmente nelle pubblicazioni della galassia LGBT questa tematica è stata rilanciata, con forza proprio del commento di Adinolfi.

https://www.facebook.com/mario.adinolfi/posts/10153876245670428?pnref=story

La storia di Po è la storia di un profugo

Tuttavia oltre a questo livello di lettura, che c’è ma che forse non è il principale, c’è una difficile storia di perdita, sacrificio e sofferenza. Come abbiamo già accennato la vicenda di Po è quella di un neonato strappato alla propria famiglia da una guerra di sterminio per volontà di un singolo che temeva per il proprio potere a causa di una profezia. Non vi ricorda un po’ la storia di Gesù di Nazareth e la strage degli innocenti perpetrata da Erode che temeva perché i Magi gli annunciavano la nascita di un nuovo e grande Re? A me sì. Così come mi ricorda le immagini e la storia drammatica di tanti siriani o africani che non potendo partire affidano i figli ad amici, parenti o a volte a sconosciuti con la sola flebile speranza che una possibilità di sopravvivere sia assai più di “nessuna”. Come giudicheremmo quel padre che si separasse dal figlio a causa di una guerra e poi – dopo averlo cercato per anni – lo ritrovasse ormai adulto, cresciuto da un altro padre?


La Storia è piena di questi drammi, forse un cartone animato può farci ripensare anche le comode etichette che ci siamo costruiti per non pensare, ma non pensare è il modo migliore di soccombere al Mondo, e al suo Principe.

A questo va aggiunto che proprio in Kung Fu Panda 3, il tema della radice familiare è più che mai forte. E’ solo quando il figlio incontra il padre “vero” che può finalmente imparare ad “essere panda”, cioè pienamente se stesso. Solo nell’esplorazione della sua identità più profonda, può così scoprire tutti i propri talenti. In un certo senso, Li Shan (il padre biologico di Po) rappresenta quasi Dio, la radice sempre cercata senza successo da Po che ama teneramente Mr Ping (padre adottivo) che vive una vera crisi di identità e dunque di scopo. Un po’ come il cristiano che solo nell’esplorazione della Paternità divina trova la piena comprensione di quella terrena. Forse quindi si può portare i bambini a vedere un divertente cartone e spiegare loro da dove vengono, da quale origine, da quale radice, da quale storia, fatta di amore, di errori, di sofferenza, di umanità essi sono generati. Li aiuterà a diventare adulti. Che è poi il mestiere di ogni genitore…

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