«Ha fatto in modo che non credenti, ebrei, protestanti guardassero alla Chiesa cattolica in modo nuovo, con interesse. Papa Francesco ha colto con precisione quanto secolare sia il mondo di oggi e quanto poco la gente sappia della cristianità. Il Papa è stato geniale nell’andare diretto al cuore del messaggio di Cristo: la misericordia, che solo Dio può dare». A parlare è il principale filosofo conservatore americano, Michael Novak, da sempre molto legato a Giovanni Paolo II e Benedetto XVI.
Non sfugge che i più entusiasti verso il pontificato del Papa siano proprio le persone più vicine ai suoi predecessori. Abbiamo riportato, ad esempio, i numerosi interventi del segretario personale di Benedetto XVI,padre Georg Gaenswein e quello del card. Camillo Ruini, nel quale ha definito «ciechi» gli attuali critici di Francesco. Sempre il noto filosofo cattolico, in un’altra intervista, ha elogiato (come ha fatto in precedenza anche Vittorio Messori), l’approccio del Pontefice in questi anni al tema dell’Islam: «non ha parlato del Medio Oriente in termini politici, per evitare la percezione di uno scontro fra la Chiesa cattolica e l’Islam, ma ha affrontato il problema delle persecuzioni dei cristiani in maniera molto forte, attraverso lo strumento della difesa dei diritti umani». Con poche parole, Novak, ha dunque risposto alle due principali accuse che in questi tre anni si è dovuto sorbire Papa Francesco. Abbiamo già risposto a quella legata all’Islam, oggi vorremmo replicare a chi fa notare che Francesco viene ampiamente elogiato dal mondo laicista e anticlericale.
L’accusa è ben sintetizzata in questa frase trovata sul web: «Come mai laici, atei, omosessuali, massoni, politici comunisti sono tutti dalla parte di papa Francesco? Si sono convertiti gli scalfari, i pannella, le bonino, le madonna, gli Elton John, i Fidel Castro, gli Obama ecc.?». La profondità delle obiezioni è quella che è, tuttavia contiene un aspetto di verità: verso Francesco esiste un insolito apprezzamento dal mondo anticlericale, un fenomeno di mitizzazione del suo pontificato, tuttavia, come abbiamo scritto nel nostro dossier, in molti casi si tratta di una precisa strategia mediatica che tenta di onorarlo e incensarlo indipendentemente dal contenuto dei suoi pronunciamenti, censurando quelli scomodi, enfatizzando ogni suo intervento come “apertura” per porlo così in contrasto con i suoi predecessori e con la Chiesa stessa (secondo la logica: Francesco si, la Chiesa no). Lui stesso se ne è accorto: «Non mi piacciono le interpretazioni ideologiche, una certa mitologia di papa Francesco. Quando si dice per esempio che esce di notte dal Vaticano per andare a dar da mangiare ai barboni in via Ottaviano. Non mi è mai venuto in mente. Sigmund Freud diceva, se non sbaglio, che in ogni idealizzazione c’è un’aggressione. Dipingere il Papa come una sorta di superman, una specie di star, mi pare offensivo».
Una piccola parte di cattolici è effettivamente caduta nella trappola, credendo davvero che il Papa stia, abbia o voglia cambiare la dottrina cattolica, celebrare i matrimoni gay, eliminare la confessione, istituire le donne prete e far sposare i sacerdoti. Sono persone disinformate, che si lasciano trarre in inganno dai giornalisti tradizionalisti (Sandro Magister, su tutti). «Francesco è anche chiaramente un “conservatore”», ha commentato ieri il principale vaticanista estero, John L. Allen, «nel senso che in questi tre anni non ha contraddetto un singolo comma del catechismo. Ha detto “no” al sacerdozio femminile, “no” al matrimonio gay, ha definito l’aborto come il “più orribile” dei delitti, ha difeso il divieto del controllo delle nascite e su ogni altra questione controversa si è dichiarato un fedele “figlio della Chiesa.” In nessun modo ha ammorbidito il concetto di peccato. La sua rivoluzione è a livello della prassi pastorale, non della dottrina».
Tuttavia il Papa non rinuncia contemporaneamente a tendere continuamente la mano verso i più noti esponenti del mondo laico, sopratutto italiano, da Eugenio Scalfari a Emma Bonino. Come ha ben spiegato il vaticanista progressista Luigi Accattoli: «al Papa interessa interloquire con chi ha un ruolo dominante nella comunicazione di massa e nel dibattito culturale. Non si identifica con Scalfari, Pannella, Bonino, o con gli operatori dei media con i quali dialoga in aereo. Ma vuole mostrare alla comunità cattolica che è possibile parlare con loro. Anzi, che è necessario. Le interviste di Scalfari a Martini, la Cattedra dei non credenti, il dialogo di Benedetto con Pera o con Odifreddi, il Cortile dei Gentili avevano in fondo lo stesso segno». Eppure questo scatena le urla dei farisei odierni: «Bergoglio, dopo aver amorevolmente telefonato a Pannella, l’ha rifatto pure con Benigni e ieri è intervenuto anche sulla guarigione del medico Gino Strada», scrive scandalizzato Antonio Socci. La stessa tattica usata dai farisei per denigrare l’autorità di Gesù quando lo sorpresero mangiare a casa di Zaccheo: «Ecco un mangione e un beone, amicodei pubblicani e dei peccatori» (Lc 7, 33-34).
Il giornalista di Libero anche questa mattina ha riciclato il suo zibaldone di critiche catastrofiste: il Papa provocherà «un tragico scisma», la«situazione sembra precipitare ogni giorno di più», per colpa sua «l’umanità finisce nel baratro», «ha picconato la dottrina cattolica», Francesco «è il nuovo Lutero» e amenità varie. Socci si è anche inventato un metodo per valutare l’autenticità dei papi: «negli anni scorsi i pontefici (uomini santi), oltre alle opposizioni interne, hanno dovuto sopportare la durissima ostilità del mondo», ha scritto. «Hanno vissuto una vera Via Crucis. E questa è la prova dell’autenticità». Se le cose stanno così, occorre osservare che l’esistenza stessa del quotidiano stalking mediatico ai danni di Francesco da parte del mondo tradizionalista-lefebvriano -inesistente nei confronti dei suoi predecessori-, dimostrerebbe automaticamente la sua autenticità. Forti sono anche le opposizioni “esterne”, se pensiamo alle critiche dei vari Donal Trump e affini. Quindi sì, secondo i bislacchi parametri di Socci, Papa Francesco è autentico.
Ma lo stesso avviene da sempre anche per Gesù Cristo, per San Francesco d’Assisi, per Madre Teresa di Calcutta, note icone anche del mondo anticlericale. Gesù, in particolare, è diventato nei secoli il pupillo di atei, laicisti e anticlericali, ammirato da Nietzsche a Schopenhauer, mitizzato dai rinascimentali e dagli illuministi, strumentalizzato dai comunisti (“il primo comunista della storia”, dissero), esaltato dal mondo femminista (“il primo femminista fu Gesù Cristo”, dicono), strattonato dalla comunità Lgbt (“Gesù era inequivocabilmente e apertamente omosessuale”). Quante volte leggiamo e sentiamo accuse alla Chiesa e ai cattolici da parte dei loro feroci nemici, criticati per aver tradito il messaggio evangelico e sbiadito la luminosa figura di Gesù Cristo? Non è forse il leitmovie dei tanti Corrado Augias? E si sono mai convertiti tutti loro?
Prendiamo come esempio l’anticlericale Dacia Maraini che, sul Corriere della Sera, ha commentato gli attentati di Parigi accusato le religioni e il monoteismo di tutti i mali della storia. Salvo poi aggiungere: «Come fingere di non sapere che c’è stato Cristo, che ha contraddetto tutto quello che era considerato normale a quei tempi, ha introdotto la pratica dell’umiltà, del rispetto dell’altro, della povertà, dell’uguaglianza?». Gesù, quindi,adulato da chi combatte le religioni e non ha alcuna intenzione di convertirsi: anche il Messia allora non era autentico? Anche lui ambiguo? Oppure sono strumentalizzazioni, esattamente come avviene per Papa Francesco (e per san Francesco d’Assisi ecc.)? Gesù vanta uno stuolo di adulatori e cortigiani immensamente più vasto, servile e soffocante non solo di Papa Francesco, ma anche di Maometto, accusato di pedofilia per aver avuto una sposa bambina di 8 anni, per non parlare di Lutero, fondatore del protestantesimo, considerato un razzista e un antisemita. Se tutto si misura in termini di audience, i socciani dovrebbero quindi negare l’autenticità non solo al Papa, a causa dell’apprezzamento ricevuto dal mondo laicista, ma sopratutto a Gesù Cristo che subisce una imparagonabile ammirazione dai più grandi persecutori dei cristiani. Così come dovrebbero esaltare l’autenticità dei criticatissimi Maometto e Lutero.
Il vaticanista John L. Allen ha scritto pochi giorni fa: «C’è una convinzione profondamente radicata che Papa Francesco sia ostacolato dai vescovi conservatori arrabbiati con lui, sia in Vaticano che in tutto il mondo, e che alcuni di questi presunti nemici manovrerebbero contro di lui. In verità la stessa resistenza interna si è verificata anche nel pontificato di San Giovanni Paolo II e il contraccolpo interno subìto da Papa Benedetto XVI è stato molto più cattivo di quello oggi affrontato da Francesco: due autorevoli giornalisti italiani hanno pubblicato un libro intitolato “Attacco a Ratzinger” in cui sono state documentate le varie forze nella Chiesa, tra cui alcuni funzionari del Vaticano e vescovi di tutto il mondo, che non solo hanno criticato Benedetto, ma hanno sovvertito attivamente la sua agenda». Lo stesso, ha proseguito Allen, è accaduto a Papa Giovanni XXIII e Paolo VI. «Non esiste alcuna reale indicazione che il contraccolpo vissuto da Francesco sia superiore a quello dei suoi immediati predecessori».
Bisogna dunque decisamente ridimensionare le critiche interne a Papa Francesco, inferiori a quelle vissute da Benedetto XVI, e sottolineare che nemmeno l’obiezione sui suoi adulatori anticlericali ha alcun senso, poiché sono gli stessi che contemporaneamente ritengono “uno di loro” anche Gesù Cristo, strumentalizzandolo e mitizzandolo. Per quanto ci riguarda, ringraziamo devotamente il Pontefice per il bene che sta facendo, per questi tre anni di autentica guida della nostra Chiesa, custode della tradizione e àncora dell’unità dei cattolici. Ci auguriamo un lungo pontificato e auspichiamo la conversione dei pochi e confusi critici, che ogni Papa è evidentemente destinato ad avere al suo seguito.