Esibire l’intimità familiare nelle reti sociali può danneggiare molto le persone careÈ sempre più frequente ascoltare varie lamentele sugli attentati contro l’intimità personale, che danneggiano gravemente i rapporti tra fidanzati, coniugi, familiari e amici stretti. Frasi come:
- “Mia moglie ed io abbiamo dei problemi e lei li ha ventilati su Facebook anticipando che forse divorzieremo. Lo sta facendo diventare sempre più reale, e non era quello che volevamo. Mi ha esposto davanti a persone vicine ed estranee”.
- “Mia figlia ha criticato la sua migliore amica via Internet e ha postato foto inappropriate, siamo molto dispiaciuti”.
- “Abbiamo punito nostra figlia e lo ha detto su Internet commentando cose intime della famiglia”.
- “Il fidanzato di mia figlia, un bravissimo ragazzo, ha posto fine alla relazione perché lei ha condiviso le sue confidenze su Internet”.
L’intimità è la cosa più propria di una persona, quello che custodisce dentro di sé e comunica solo alle persone di cui si fida di più. Quando parliamo del trattamento tra le persone, l’intimità significa massima fiducia, di modo che molti dei pensieri, delle opinioni o dei dati personali si comunicano solo alle persone più vicine.
Nella maggior parte del mondo esiste un diritto all’intimità, per cui le persone e le loro azioni sono protette dalla legge di modo che non vengano pubblicate informazioni senza il loro consenso.
Nelle reti sociali, l’intimità propria e altrui è un valore che si perde sempre di più.
Ciò si manifesta nella mancanza di controllo su ciò che si condivide, visto che non solo si commenta o si pubblica a livello visivo quello che non si dovrebbe, ma non si cura neanche il modo di farlo.
Le persone perdono la capacità di considerare che quello che condivideranno può screditarle, infastidire o far soffrire altre persone senza che ce ne sia bisogno.
Sembrerebbe anche che tutto si faccia davanti a un gruppo ridotto di amici che si può interessare alle proprie cose, quando in realtà si esibisce di fronte a centinaia o migliaia di persone nelle reti sociali.
Si crea così una cultura con tratti che anziché unire le persone finiscono per ostacolare e danneggiare i rapporti autentici.
Eccone alcuni:
1. Spontaneità anziché autenticità. L’intimità si condivide con la massima fiducia nell’esercizio della sincerità, e questa ha i suoi limiti, anche se non si conoscono quando si mette da parte la discrezione per quanto riguarda le cose intime o si è volgari confondendo la mancanza di vergogna della spontaneità con l’autenticità che si basa sui valori, perché tutto si condivide davanti agli altri, senza rispetto e senza riconoscere quella zona intima e quindi riservata nella persona, nella famiglia o nel gruppo di amici.
“Ho rotto con il mio fidanzato”. Cinque parole e un click sono sufficienti a far sì che i 130 amici di Facebook conoscano l’intimità della propria vita affettiva, e che la condividano con i rispettivi amici in un’assurda piramide di esibizione spersonalizzante di chi ha condiviso all’inizio.
2. Condividere giudizi senza essere consapevoli del danno che possono provocare. Si emettono giudizi sugli altri, il più delle volte in modo precipitoso, per emulazione o contagio e sempre mancando alla carità.
Si diffama con grande facilità provocando rotture, allontanamenti, rancori e in casi estremi suicidio. I giudizi attraversano tutti gli spazi e arrivano negli angoli più inverosimili provocando danni irreparabili.
3. Esibizionismo. Si condivide molto di ciò che si fa, postando foto senza arte né parte ed esprimendo ciò che si pensa, gusti, opinioni su qualsiasi cosa o banalità. Il tutto in tempo reale grazie alle reti sociali o al cellulare, e tutto resta registrato, passando a far parte della memoria collettiva di Internet, ovvero del grande pubblico. Come un libro aperto.
4. Ricorrere ai limiti del linguaggio “non verbale”. Visto che il testo scritto non è accompagnato da gesti, sguardi, sorrisi o tono di voce, che sono un’altra forma importante di comunicazione personale, diventa uno strumento di manipolazione.
Non è facile distinguere tra sincerità e cinismo, burla o manipolazione, perché nel mondo dei rapporti virtuali non si conoscono le persone, ed è in questo modo che si pretende un assurdo e pericoloso rapporto di amicizia e confidenza.
5. Infedeltà. Più di un matrimonio o di un fidanzamento si è rotto o è stato gravemente danneggiato quando si è trovato in quel cellulare o in quel computer il messaggio di confidenza intima o dal tono amoroso con una “persona senza volto”.
Una terza persona che offre comprensione, riconoscimento, sostegno. Una persona capace di risolvere sentimenti di insicurezza, frustrazione, fallimenti… Una terza persona apparsa ai crocicchi delle reti sociali e con cui si giocava apparentemente senza rischi e in segreto.
6. Perdita di tempo. Si perde tempo parlando troppo per richiamare l’attenzione, per inclinazione alla mormorazione, per il fatto di non avere cose da fare, per molti altri motivi e sempre per una grande mancanza di riflessione.
La tecnologia della comunicazione è un grande progresso che ha il pregio di poter avvicinare le persone in un’autentica coesistenza senza tener conto della geografia, ma a volte è diventata lo strumento per rapporti impoveriti, in cui si cerca di trasformare la ricchezza di un vero scambio personale in una “realtà virtuale” in cui l’imprudenza e l’esposizione dell’intimità vanno di pari passo.
In questa esibizione, l’aspetto pubblico e quello privato spesso non si distinguono nell’ingenuità di chi pensa che tutti gli osservatori siano innocenti come lui.
[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]