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Conosci la donna che è stata per 28 anni la musa di Bach?

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Caroline Becker - pubblicato il 26/02/16
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Un bel ritratto familiare e religioso della seconda moglie del grande compositore tedescoAnna Magdalena, tanto schiva quanto affettuosa. Seconda moglie di Johann Sebastian Bach, al quale diede 13 figli, fu per 28 anni l’ammirevole compagna del genio. Non sappiamo molto di lei, nonostante questo è molto amata dai melomani.

Crederemmo all’autobiografia di finzione scritta nel XX secolo La piccola cronaca di Anna Magdalena Bach, che la immagina mentre racconta la storia del marito, ci avvicina a lei e ci permette di vederla come l’essere in carne e ossa che è stata?

Probabilmente ci piacerebbe pensare che la vita dei Bach sia stata simile a quella del racconto: una vita familiare piena di gioie, di tristezze, di figli, d’amore. Un’autentica “colombaia”, come diceva suo figlio, in cui si mescolavano amici, studenti, musicisti di passaggio e ammiratori, ma soprattutto una vita di musica e di fede profonda… Soli Deo Gloria, come Bach amava scrivere per firmare le sue partiture.

Un volto dipinto mai trovato…

Anna Magdalena è colei che, senza volerlo, ha eclissato dalla nostra mente la prima moglie di Bach, sua cugina Maria Barbara, con la quale ha avuto sette figli durante i 12 anni di vita in comune, prima della sua morte improvvisa nel 1720.

Il volto di Anna ci rimane sconosciuto, e il suo ritratto non è mai stato recuperato. L’unica traccia reale che abbiamo è il piccolo libro di musica creato nel 1722 dal marito proprio per lei, una specie di diario che non ci mostra nulla della sua persona, ma che ci permette di capire tutto l’affetto che Bach nutriva per la moglie, di quindici anni più giovane di lui. Il quaderno include piccole composizioni scritte appositamente per lei e che le permettevano di esercitarsi al clavicembalo.

Un secondo quaderno di musica è stato scoperto nel 1725, e vi si trovano alcuni brani per pianoforte, dei passi copiati da altri compositori e anche melodie cantate, visto che Anna era musicista e aveva una bella voce.

Tra le canzoni ritrovate, c’è una breve ma splendida melodia di Gottfried Heinrich Stölzel, Bist du bei mir (per molto tempo attribuita erroneamente a Bach), una specie di piccolo messaggio che i coniugi sembravano inviarsi a vicenda: “Se stai con me, andrò con gioia verso la morte e il mio riposo. Ah! La mia fine sarebbe felice se fossero le tue belle mani a chiudere i miei occhi fedeli”.

Anche se gli storici e i musicologi hanno scritto numerose opere su Bach e la sua musica, pochi si sono soffermati ad approfondire il suo contesto familiare. Fa eccezione Philippe Lesage, germanista e appassionato di storia antica che ha pubblicato un libro intitolato Anna Magdalena et l’entourage féminin de J-S Bach (Anna Magdalena e la cerchia femminile di J.S. Bach), un lavoro notevole in cui l’autore, con grande rigore scientifico, è riuscito a raccogliere minuscoli frammenti di storia che ci permettono di scoprire un po’ meglio l’enigmatica figura di Anna Magdalena.

Una fede incrollabile in Dio

Come ha vissuto Anna questa vita dedicata interamente alla musica? Nessuno lo sa, ma si può immaginare facilmente la coppia mentre si godeva dei piaceri semplici, mostrandosi forte di fronte alle avversità e condividendo la passione per la musica che ha segnato il ritmo di ogni tappa della sua vita.

Come il marito, Anna possedeva una fede incrollabile in Dio. Il suo piccolo quaderno di musica le ha permesso di scoprire molte corali liturgiche, come esercizi di pietà domestici, del tipo che si praticava nel XVIII secolo nei Paesi germanici. Visto che la fede di Bach era parte integrante della sua vita, è questo il prisma essenziale in base al quale bisogna intendere la musica del compositore.

Attraverso la sua musica, Bach trasporta i nostri sensi alle porte dell’eternità, ci fa intravedere un pezzetto di paradiso, ci dà speranza e soprattutto ci invita a credere. Come diceva di lui lo scrittore Julien Green, “parla una lingua che si rivolge alle profondità dell’anima, una lingua che fa credere”.

Un’opera immensa ed eterna che il filosofo Emil Cioran riassumeva con questa frase: “Se c’è qualcuno che deve tutto a Bach è senz’altro Dio”.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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