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Il musulmano imprigionato e torturato che disegnava Maria nella sua cella in Siria

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Sylvain Dorient - Aleteia - pubblicato il 24/02/16
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Khalifa al-Khoder ha trascorso sette mesi di terrore in una prigione dello Stato Islamico e ha trovato nella Vergine Maria un “messaggio di speranza”Khalifa al-Khoder, un giovane musulmano siriano di 21 anni, ha deciso di continuare a vivere ad Aleppo nonostante la tensione continua che grava sulla città.

Aleppo si vede non solo regolarmente privata di acqua ed elettricità, ma è anche obiettivo della vasta offensiva dell’esercito arabo siriano nel suo tentativo di interrompere le rotte di approvvigionamento dei ribelli, che passano per la Turchia.

Lacerata tra la zona “legalista” e quella “ribelle” e soggetta a continui bombardamenti, l’antica capitale economica della Siria è oggi ridotta a un cumulo di macerie.

“Hanno dipinto i muri di nero”

Khalifa al-Khoder è nato a Raqqa, dove la situazione è ancor peggiore, visto che la sua città natale è diventata la capitale dell’autoproclamato Stato Islamico.

Il ragazzo, che continuava a viaggiare tra Raqqa e Aleppo, ha riferito al quotidiano francese L’Orient Le Jour: “Ogni volta che andavo e tornavo notavo i cambiamenti radicali: tutti i muri erano stati dipinti di nero. Il numero di miliziani stranieri aumentava costantemente”.

In uno dei suoi viaggi, Khalifa è stato arrestato e sottoposto a severi interrogatori in una prigione retta da regole sinistre: “La preghiera è obbligatoria, altrimenti sarai torturato. I pasti sono serviti due volte al giorno. Ogni quaranta giorni ci davano un rasoio che doveva servire per cinque prigionieri. Se qualcuno si tagliava completamente la barba veniva portato nella sala della tortura. Dovevamo raderci solo i baffi, tra le gambe e sotto le braccia”.

Lecchi i piedi ai cristiani?”

Khalifa al-Khoder ha iniziato a realizzare dei disegni nella sua cella. Uno di questi raffigurava la Vergine Maria, che considera un “messaggio di pace”.

Gli jihadisti hanno scoperto il disegno e si sono infuriati: “Lecchi i piedi ai nazareni (cristiani)?”

Torturato, il giovane ha confessato il disegno e un altro “crimine” immaginario: avrebbe fotografato i soldati dell’Esercito Siriano Libero.

È stato condannato a morte, ma poi perdonato da Abu Bakr El Baghdadi, lo pseudo-califfo dello pseudo-Stato. Mentre era ancora tenuto in prigione, ha scoperto che un altro prigioniero pur essendo stato “perdonato” come lui era già stato giustiziato.

Khalifa ha allora cercato di fuggire, e ci è riuscito. Il ragazzo che nell’inferno ha disegnato la Vergine Maria ora sogna di diventare giornalista e soprattutto di poter scrivere liberamente la propria storia.

 

[Traduzione dal portoghese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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