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3 buone ragioni per mantenere il celibato sacerdotale

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Russell Shaw - pubblicato il 22/02/16
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Ci sono dei motivi ragionevoli per far sì che il sacerdozio celibatario conservi il suo posto d’onore nella Chiesa cattolicaDi recente aleggiano, attorno alle Mura vaticane, alcune speculazioni e indiscrezioni che suggerirebbero che Papa Francesco vorrebbe aprire una discussione che coinvolga la Chiesa sul tema dei preti sposati. Secondo quanto emerso, dovrebbe essere questo il tema del prossimo Sinodo dei Vescovi, tra un paio di anni.

Certo, so bebe che nella Chiesa ci sono già alcuni preti sposati, e che molti di loro sono persone ammirevoli che fanno un ottimo lavoro pastorale. Il punto ora sarebbe di ampliare eventualmente la pratica nella Chiesa occidentale e di aumentare il numero di tali preti.

L’argomento principale a favore di questa posizione è l’esigenza di avere più sacerdoti che possano dare l’Eucaristia ai cattolici, dal momento che in molti luoghi il numero di sacerdoti celibi è in forte calo. Per ovviare a questa esigenza si potrebbe ordinare dei cosiddetti “viri probati” (anziani uomini sposati dal carattere esemplare – che alcuni potrebbero chiamare (erroneamente) “preti della domenica”), disponibili al servizio in maniera molto simile al modo in cui già alcuni diaconi permanenti agiscono.

Questa non è certo un’idea nuova. È stata dibattuta almeno a partire dal Concilio Vaticano II, più di mezzo secolo fa. Come recentemente osservato dal segretario di Stato vaticano, il Cardinale Pietro Parolin, ora sarebbe difficile opporsi ad una discussione “positiva e costruttiva” sul tema. Papa Francesco sembrerebbe essere d’accordo con lui.

Qualunque sia l’esito di tale discussione, ci sono dei motivi ragionevoli per far sì che il sacerdozio celibatario conservi il suo posto d’onore nella Chiesa cattolica che verrà.

Mi vengono subito in mente tre argomentazioni solide per il celibato sacerdotale.

Innanzitutto, la disponibilità. Un prete celibe, a differenza di uno sposato, ha – almeno in teoria – la capacità di darsi più liberamente agli altri, considerando che un uomo sposato ha il dovere di dare la priorità a sua moglie e alla sua famiglia.

Va da sé che anche gli uomini sposati possono essere eccezionalmente generosi. E molti lo sono, con una generosità che si estende ben al di là delle loro famiglie. In un recente discorso, il Cardinale Parolin ha però fatto notare – parlando con realismo – che il celibato sacerdotale consente di “viaggiare leggeri” negli sforzi per “arrivare a tutti, portando con sé solo l’amore di Dio”.

La seconda ragione è la testimonianza. È dolorosamente ovvio che oggi viviamo in un ambiente culturale ossessionato dal sesso, dove anche le forme più perverse di espressione sessuale sono non soltanto accettate, ma addirittura incoraggiate. In queste circostanze la pratica del celibato dà una pubblica testimonianza – di cui c’è un disperato bisogno – del fatto che la schiavitù sessuale non è una parte inevitabile della vita.

Alcune persone sostengono che la pratica del celibato sia innaturale. E in effetti lo è, se per “naturale” si intende la condizione della natura umana devastata dal peccato. Se, tuttavia, “naturale” si riferisce alla natura restaurata con l’azione della grazia in un cuore che ama, allora non è il celibato, bensì la lussuria, ad essere innaturale. Come sottolineato dal cardinale Parolin, il celibato “non è l’assenza di relazioni profonde”, ma uno strumento di liberazione che crea “spazio” per loro.

Infine, vi è una ragione spirituale per il celibato sacerdotale. Non è facile esprimerla, ma è di grande importanza.

La santità è per i laici sposati e laiche, così come per i sacerdoti. Ma il celibato aggiunge una dimensione speciale alla santità sacerdotale, proprio come l’amore coniugale fa per il matrimonio. In questo modo, il celibato riempie le dimensioni della santità all’interno del Corpo di Cristo, la Chiesa, e si apre un percorso unico e insostituibile per la sequela di Cristo.

Se ci sarà una discussione sull’ordinazione di uomini sposati, si spera che non vengano perse di vista le più che ragionevoli motivazioni a favore del celibato sacerdotale.

 

Russell Shaw è autore e coautore di 21 libri e numerosi articoli, editoriali e recensioni. È membro della Pontificia Università della Santa Croce di Roma ed è ex segretario agli Affari Pubblici della United States Conference of Catholic Bishops.

 

[Traduzione dall’inglese a cura di Valerio Evangelista]

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