Lo storico abbraccio è l’apertura di un nuovo capitolo delle relazioni tra Cattolicesimo ed OrtodossiaL’incontro tra Francesco e Kirill apre un capitolo nuovo e significativo nella costruzione dell’unità tra la Chiesa cattolica e quella ortodossa; sarà l’ecumenismo della testimonianza. Se il dialogo teologico che aiuta a chiarire le differenze teologiche è importante, la testimonianza condivisa delle due Chiese ha un significato ben superiore. Le azioni dei discepoli divisi di Gesù non saranno più convincenti. Di fronte alle stesse sfide globali, entrambi i polmoni della cristianità, quello occidentale e quello orientale, dovrebbero respirare all’unisono.
L’incontro a Cuba doveva rompere il ghiaccio dell’incertezza e dei preconcetti, visto che entrambe le parti hanno capito che è il momento di reagire in modo congiunto a ciò che sta accadendo nel mondo. Di fronte alle minacce alla pace, alle guerre in Medio Oriente, Africa e Ucraina, che Francesco ha definito Terza Guerra Mondiale che si combatte “a pezzi”, entrambi i pastori hanno capito che le dichiarazioni separate delle Chiese non sono sufficienti. In Siria, in Iraq e in altri Paesi del Medio Oriente o del Nordafrica, masse di cristiani lasciano i territori che occupavano fin dai tempi apostolici. C’è un’urgente necessità di solidarietà internazionale: cooperazione, aiuti umanitari per numeri di rifugiati senza precedenti e l’assicurazione del loro ritorno nei Paesi d’origine. Entrambi i leader chiedono la risoluzione dei conflitti attraverso negoziati e la prevenzione del terrorismo. Sottolineano inoltre la necessità del dialogo interreligioso e del rispetto per chi professa altre religioni, e condannano i crimini commessi “in nome di Dio”.
La dichiarazione del papa e del patriarca indica l’estrema necessità che entrambe le Chiese assumano una posizione comune nei confronti delle preoccupazioni globali più pressanti. La dichiarazione enumera molti problemi di questo tipo: secolarizzazione aggressiva, restrizione dei diritti delle persone che credono in Dio, evidenti ingiustizie sociali, crisi della famiglia e mancanza di rispetto per la vita umana attraverso aborto, eutanasia o manipolazioni genetiche. Entrambi i leader riconoscono la necessità di una testimonianza congiunta delle Chiese nell’Europa di oggi, di modo che la cultura del continente mantenga i valori che hanno sempre costituito le sue basi, gettate sull’eredità giudaico-cristiana.
Il problema nei rapporti tra la Chiesa cattolica e l’ortodossia russa deriva dal fatto che quest’ultima è sempre stata soggetta all’autorità secolare e ha agito “in sincronia” con questa, a livello sia spirituale che politico. Il grande macchinario della diplomazia russa, includendo il patriarca, tende a parlare con un’unica voce all’esterno e a fare qualcos’altro in casa. Visto che il patriarca ha condannato i crimini commessi in nome di Dio, bisognerebbe esercitare pressioni su di lui affinché smetta finalmente di giustificare l’aggressione in Ucraina attraverso la teoria religiosa della “Russki Mir” e condanni inequivocabilmente i crimini commessi. La Chiesa ortodossa continua ad alimentare a livello ideologico il neoimperialismo russo. La cartina di tornasole della credibilità del patriarca Kirill dovrebbe essere il suo invito a Francesco in Russia, senza paura che la sua autorità impallidisca a confronto con quella del Successore di Pietro.
Quanto alla dichiarazione, bisognerebbe anche tener conto del contesto dell’ormai prossimo – e primo della storia – Santo e Grande Concilio della Chiesa Ortodossa, previsto a giugno. L’incontro tra Kirill e Francesco doveva rafforzare la posizione del patriarcato di Mosca tra le altre Chiese ortodosse. Al momento, il patriarca di Mosca fa tutto ciò che è in suo potere per passare dalla posizione di “terza Roma” a quella di “seconda Roma” e limitare le competenze del patriarca ecumenico di Costantinopoli e del futuro Concilio. La situazione è tesa, come testimonia il confronto tra Bartolomeo I e Kirill durante un incontro in preparazione del Concilio, svoltosi a gennaio a Chambésy, presso Ginevra. Durante l’incontro, pieno di risentimenti reciproci, il patriarca di Mosca ha cercato di spostare gli incontri del Concilio a Mosca e di prevenire l’istituzione della Chiesa ortodossa autocefala in Ucraina, che la renderebbe indipendente dal patriarcato di Mosca. La sua agenda si è dimostrata vincente, e approfitterà senz’altro dell’incontro con il papa per rafforzare ulteriormente la sua posizione.