Piuttosto che rinunciare a Internet in Quaresima, che ne direste di imparare a usarlo in modo virtuoso?8) Sii consapevole del tuo comportamento on-line. Quel post mira a migliorare la tua immagine… lasciando gli altri con un sentimento negativo? Stai criticando qualcuno per servire la tua rabbia e umiliare gli altri?
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Molte persone, consapevoli del fatto che gli spazi on-line possono offrire occasioni di peccato, rinunciano ai social media in Quaresima, allontanandosi dalla tentazione rappresentata da discussioni vane, indiscrezione, voyeurismo, lode di sé, ricerca di attenzione, sarcasmo o semplicemente accidia totale. Sanno che la mancanza di visibilità e responsabilità di Internet può tirare fuori il peggio di noi.
Tirarsene fuori per 40 giorni può offrire una pausa spirituale ben necessaria, ma se alla fine si ritorna alle stesse brutte abitudini cosa si è fatto davvero? Per coltivare buone abitudini, possiamo imparare a usare Internet per praticare la virtù, usando le tradizionali opere di misericordia spirituale.
“Insegnare agli ignoranti”: Troppo spesso, quando si danno indicazioni cristiane on-line, si manca di umiltà e carità. Nei social media, si può non conoscere la persona con cui si sta parlando, o qualcosa della sua vita, ed è facile assumere l’ignoranza. Se qualcuno non è d’accordo con noi, può essere che sappiamo qualcosa che la persona non sa, ma è altrettanto probabile che l’altra persona abbia informazioni di cui non disponiamo. Se siamo aperti a ricevere qualche insegnamento, è più probabile che le persone considerino le nostre indicazioni come un contributo amichevole più che un attacco.
Ricordiamo che l’ignoranza non è un vizio di cui si può incolpare o disprezzabile, per cui non bisogna mai presumere malizia quando è possibile che qualcuno sia semplicemente all’oscuro dei fatti. Offrite informazioni in un modo rispettoso che eviti di umiliare l’altra persona. La gente è più disposta a ricevere bene le indicazioni quando non viene trattata come se fosse stupida.
“Consigliare i dubbiosi”: I cattolici devoti confondono spesso il dubbio con il dissenso. Quando qualcuno pone una domanda onesta, dovrebbe ricevere consigli, non rimproveri. I dubbi in genere sono complessi, e implicano un’agitazione intellettuale, emotiva e pratica. Se una persona esprime un dubbio, bisogna risponderle gentilmente, riconoscere la validità dei suoi sentimenti e affrontare le sue riserve con docilità. Se non siete capaci di farlo, potreste non essere la persona più adatta a offrire consigli. Offrite invece preghiere, conforto o forse un riferimento a qualcuno che può invece aiutare. Se offrite consigli, preparatevi a prendervi del tempo per ascoltare davvero, e cercate di essere disponibili per un seguito. La cosa ideale sarebbe usare messaggi o e-mail privati per difendere la privacy della persona.
“Ammonire i peccatori”: L’ammonimento sembra essere il modo più entusiasta in cui viene praticata la cristianità su Internet, ma l’ho visto portare buoni frutti solo una volta. In quel caso, la persona che ammoniva mostrava una comprensione e una sollecitudine autentiche e sentite per la persona che correggeva, ed era ovvio che l’altra persona era aperta ad essere guidata. Queste condizioni si verificano raramente on-line. È una delle opere spirituali più pericolose, perché c’è sempre il rischio di moralismo, scortesia, presunzione di colpa e trionfalismo. In generale, evitate di correggere le persone in pubblico – se non avete quel tipo di rapporto in cui ci si può contattare privatamente, probabilmente non è affar vostro.
“Sopportare pazientemente le persone moleste”: Internet è un’ottima occasione per incontrare persone che dicono cose che vi fanno impazzire. Si può essere tentati di postare un insulto, una derisione o perfino offerte passive-aggressive di pregare per quella persona (implicando che è al di là dell’aiuto umano). Prima di postare qualcosa, prendetevi un minuto per chiedervi se vorreste ricevere quel messaggio. Se non è così, cancellatelo e andate avanti.
“Perdonare le offese”: I nostri monitor possono farci dimenticare facilmente che c’è una persona reale che legge ciò che scriviamo, e diventa facile essere crudeli e insensibili. La preghiera di Cristo sulla croce, “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”, è una risposta perfetta al bullismo via Internet. È ad ogni modo importante non usare il perdono come un’arma offrendolo in modo ostentato. Se una persona dice che le dispiace, è appropriato dire “Ti perdono”, altrimenti perdonatela in silenzio nel privato del vostro cuore.
“Consolare gli afflitti”: Internet è pieno di persone che cercano un’affermazione del fatto che non sono sole. Può sembrare sciocco, ma è davvero facile premere il tasto del “Mi piace” o mandare a qualcuno emoticons per abbracci o baci, e fa la differenza. È l’equivalente on-line di un sorriso, di una parola gentile, di una mano sulla spalla. Se uno dei vostri “amici” o “followers” è fuori di sé su Twitter o su Facebook, pensate di mandargli un messaggio privato e chiedergli se sta bene. Preparatevi a offrire il vostro tempo anche se non avete soluzioni. Far sapere a qualcuno che è visibile e supportato può fare la differenza.
“Pregare Dio per i vivi e per i morti”: Ci sono molti modi per usare Internet per pregare, dalle comunità di preghiera ai rosari on-line all’Officio Divino. Potete anche usare deliberatamente la vostra timeline come serie di suggerimenti di preghiera. Questo è particolarmente efficace se state cercando di correggere brutte abitudini, perché cambia il modo in cui guardate le questioni. Anziché cercare opportunità per discutere, per vantarvi, spettegolare, condannare o qualsiasi altra cosa con cui lottate, vedrete le situazioni che hanno bisogno della guarigione e della grazia di Dio.
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Melinda Selmys è l’autrice di Sexual Authenticity: An Intimate Reflection on Homosexuality and Catholicism. Ha un blog su Catholic Authenticity.
[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]