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Basta carnevale. Grazie a Dio c’è la Quaresima!

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Fabio Bartoli - La Fontana del Villaggio - pubblicato il 10/02/16
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Il bello del carnevale è che finisce.

Chi vorrebbe vivere in un perpetuo divertimento, in una forzata allegria che finirebbe presto con il tramutarsi in un incubo di egoismo?

Eppure questo nostro tempo, così condizionato dalla TV, vorrebbe farci vivere esattamente così, come se fossimo i protagonisti di qualche spettacolo di intrattenimento del Sabato sera: niente da prendere davvero sul serio, niente drammi senza soluzione, niente sfumature, il bene da una parte (sempre la nostra ovviamente, per definizione) e il male da un altra, rigorosamente.

Per fortuna c’è la Quaresima!

Per fortuna, o per Grazia, c’è un tempo in cui siamo invitati a pentirci.

È il tempo delle ceneri, il tempo in cui ricordare che siamo polvere, in cui ritornare su noi stessi e prendere coscienza del male che abita in noi, di questa inseparabile commistione di virtù e peccato che ci caratterizza.

Siamo viventi ossimori: in noi c’è il desiderio del bene e l’incapacità di compierlo, come dice S. Paolo, per questo la sola posizione veramente umana, quella che possa rendere conto davvero della nostra complessità, è quella del pentimento.

Sono rimasto molto colpito da una piccola riflessione stamattina: mentre la Chiesa vieta di accostarsi alla comunione eucaristica ad un non credente, e perfino ai credenti se non sono in Grazia, tutti sono invece invitati a ricevere le ceneri sulla fronte quest’oggi. Anche i peccatori, perfino gli atei o i pagani peggiori.

Il gesto simbolico del pentimento è forse il più laico dei gesti ecclesiali, quello che è richiesto ed offerto veramente a tutti. Forse perché pentirsi è il gesto più umano che ci sia, forse perché è il vero inizio di una vita spirituale, perché non c’è un rientrare in se stessi che non cominci da qui: da una obbedienza alla verità e da un’adesione al bene, ma al tempo stesso dalla presa di coscienza dolorosa della distanza che da questo bene e da questa verità ci separa.

Inizia oggi un tempo di domande contro la stupida certezza ideologica che ci vorrebbe schierati l’uno contro l’altro. Troppo facile, troppo comodo, dividere il mondo in bianco e nero, Gerusalemme e Babilonia, noi e loro.

Facile? Comodo? No davvero! In realtà è solo un’illusione funzionale all’unico che trae profitto dalla divisione, quello che la Bibbia definisce “omicida fin dal principio”.

La quaresima ci ricorda che siamo polvere, che se c’è in noi qualcosa di bene non è per merito nostro, ma per un dono inspiegabile e fortunatissimo che abbiamo ricevuto e questa certezza ci impedirà di diventare a nostra volta giudici e tiranni degli altri. Perché colui che crede di avere qualche virtù per merito proprio, colui che ha fatto della coerenza la più alta virtù, finisce con l’ammalarsi inevitabilmente di quella malattia terribile che la Bibbia chiama sclerocardia, o durezza di cuore, che è l’incapacità di pentirsi da una parte e inesorabilità nel giudizio sul prossimo dall’altra.

Sì, non c’è dubbio, solo chi sa pentirsi sa anche perdonare e se questo mondo si caratterizza per la sua spietezza e incapacità di perdonare, forse è proprio perché ha perso la capacità di pentirsi.

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