Il direttore de La Croce mette in difficoltà il filosofoQuella scorsa è stata la settimana di propaganda aperta del mondo mediatico a favore del ddl Cirinnà sulle unioni civili, senza alcuna prudenza o rispetto verso un dibattito che divide pesantemente gli italiani. Oltre alle soubrette Barbara D’Urso, Fiorella Mannoia e Dario Canino, si sono schierati tutti i conduttori televisivi di tutte le trasmissioni e di tutti i canali principali, così come tutti i principali quotidiani. Stasera andrà in onda il Festival di Sanremo, pensato chiaramente come uno spot per l’utero in affitto: ospite d’onore Elton John e Nicole Kidman, Hozier canterà invece un vecchio brano che parla di Chiesa e omofobia.
Una profonda frattura tra l’irreale mondo dello spettacolo e dell’informazione, e quello del popolo. L’agenzia di sondaggi Ixè, su commissione di Agorà (trasmissione di Raitre) ha infatti certificato: «Il 50% dei cittadini italiani intervistati, se sedesse in Parlamento, voterebbe a favore del ddl Cirinnà sulle unioni civili, 3 punti percentuali in meno del sondaggio condotto la scorsa settimana, prima del Family day. Il 43% voterebbe contro mentre il 7% non prende posizione. Lo stesso campione statistico, alla domanda più esplicita sulle adozioni per i gay, ha risposto in modo diverso: appena il 20% è favorevole (7 giorni fa era il 24%), mentre il 73% contrario (il 29 gennaio era il 67%)». Dopo il Family Day, quindi, lo dicono i sondaggi, gli italiani hanno iniziato a cambiare idea e, conseguentemente, anche in Parlamento il ddl Cirinnà è entrato in crisi. Prima del 30 gennaio scorso era una cosa data per certa, oggi 40 senatori si sono appellati alla Corte Costituzionale, il Movimento 5 Stelle ha aperto un dibattito al suo interno (con tanto di pagina Facebook a favore della famiglia naturale) lasciando libertà di coscienza ai parlamentari, nel Partito Democratico si sono aperte voragini interne, Forza Italia (su approvazione di Berlusconi) voterà compatto contro se non vi saranno modifiche al testo (cioè, stralcio della stepchild adoption e dell’equiparazione al matrimonio). E c’è chi sta già pensando al referendum abrogativo nel caso la legge dovesse passare.
Per il movimento arcobaleno è un periodo nero, dopo l’icona gay Roberto Saviano che ha definito i figli dei “piaceri obbligatori” per gli adulti, bentre trasmissioni televisive, che avrebbero dovuto essere sponsor delle unioni civili, si sono invece rivelate un tremendo autogol: la prima, Fuori Onda del 31 gennaio scorso, ha dato voce ad una coppia omosessuale con figlio che ha dichiarato, in diretta: «la madre non serve, è un concetto antropologico», creando polemiche anche tra i favorevoli al ddl Cirinnà. La seconda, le Iene del 5 febbraio 2016, ha dato voce al senatore PDSergio Lo Giudice e al suo compagno omosessuale, i quali hanno imbarazzato persino l’intervistatrice raccontando con nonchalance come hanno acquistato un bambino all’estero, quanto lo hanno pagato, come gli hanno impedito di essere allattato dalla madre («perché è molto importante che fin da subito non si crei il legame tra madre e figlio», hanno detto), ammettendo che il ddl Cirinnà servirà per legittimare ciò che hanno fatto: l’utero in affitto e la maternità surrogata, confermando che i contrari al testo hanno ragione.
La terza trasmissione televisiva è stata Fuori Onda, due sere fa su La7, che ha visto tra gli ospiti Umberto Galimberti, Marco Pannella e Mario Adinolfi. Contando anche i due conduttori, voleva essere il solito 4 contro 1 secondo gli autori. In realtà, oltre alla sorpresa di Pannella che si è dichiarato più in linea con Adinolfi che con i favorevoli al ddl Cirinnà, gli spettatori hanno assistito ad un lucidissimo Adinolfi che ha risposto, con puntualità e cognizione di causa, alle sciocchezze del filosofo Galimberti (forse depresso, sicuramente plagiatore), particolarmente adirato contro “i cattolici”. Abbiamo sintetizzato tutto in un video, calcisticamente parlando il risultato è stato uno schiacciante 6-0 a favore dell’ex parlamentare PD, oggi tra i portavoce del Family Day, che ha abilmente svelato anche l’ipocrisia e i noti trucchi dei due conduttori (chiamarli giornalisti è troppo), Labate e Parenzo. Il filmato (qui di seguito) dura 30 minuti circa, assicuriamo che vale la pena guardarlo per chiarirsi ulteriormente le idee sul tema che sta animando il dibattito nazionale in questi giorni.