Un carcerato cinese racconta la sua conversione. Le lacrime della mamma e gli incontri dietro le sbarre: così Gesù è venuto a visitarmiLa misericordia ha gli occhi a mandorla. È la storia di Zhang Agostino Jianqing, cinese di 30 anni, immigrato in Italia con la sua famiglia nel 1997, a 12 anni. È in carcere ormai da 11 anni, ne deve scontare altri nove. Errore di una giovinezza turbolenta e irrequieta. “Sono qui con la mia storia a testimoniare come la Misericordia di Dio ha cambiato la mia vita” dice, intervenendo alla presentazione del libro-intervista di Papa Francesco “Il nome di Dio è misericordia”. Sì, proprio in Vaticano. Non se lo sarebbe mai aspettato. Come ogni passo di questa storia. Proprio a lui. Zhang arriva in Italia a 12 anni. Comincia il suo percorso di inserimento, ma la scuola non gli piace, si annoia, e comincia a saltare le lezioni. Solo che diventa sempre più infelice, anzi “più cattivo, iniziavo a litigare con i miei genitori perché non mi davano i soldi per potermi divertire”. Si allontana sempre più dalla famiglia, comincia a stare fuori la notte: “Mi interessava solo divertirmi e sentirmi potente, così in poco tempo mi sono plasmato un carattere violento e superficiale”. Finché: “Ho commesso un grave errore”. E a 19 anni si ritrova in carcere con una condanna di 20 anni.
Per Zhang si aprono le porte del penitenziario di Belluno. Lui non capisce quasi per niente l’italiano, meno male c’è Gildo, un volontario, a sostenerlo. Basta uno sguardo: “Nei nostri incontri era più il tempo che ci guardavamo di quello passato a parlare. Il semplice suo sguardo che provava compassione per me mi ha sostenuto”. Diventano amici, e sarà lui il suo padrino di Battesimo. Oggi dice: “è il primo regalo che il Signore mi aveva fatto”. La mamma ogni settimana fa 700 chilometri per andare a trovarlo. Piange. E le sue lacrime cominciano a sciogliere il cuore di Zhang: “Vedere quelle lacrime che scorrevano davanti a me mi ha aiutato a guardarmi dentro e a percepire tutto il male che avevo causato alla mia famiglia e a quella della vittima. Il mio cuore tremava per il dolore e si sentiva spezzato. Improvvisamente dentro di me emergeva il desiderio di cambiare in meglio. Nasceva in me il desiderio che questa sofferenza si potesse trasformare in felicità”.
Nel 2007 Zhang viene trasferito a Padova. Comincia a lavorare all’interno del carcere, con la cooperativa Giotto. Conosce un connazionale, Je Wu poi Andrea, che gli fa compagnia. “Ho visto giorno dopo giorno che questo mio amico era sempre più contento fino a decidere di diventare cristiano e di battezzarsi. Vedere accadere queste cose, lavorare con queste persone mi ha fatto sorgere la domanda e il desiderio di essere anch’io felice come loro”. Incuriosito, Zhang inizia ad andare a Messa: “Ascoltando le parole del Vangelo e i canti, dentro di me emergeva una gioia che non avevo mai provato prima”.
Con altri detenuti e persone della cooperativa inizia un percorso più intenso e “questo cammino mi ha fatto nascere il desiderio di diventare cristiano”. Come dirlo ai genitori? La sua famiglia è buddista, e lui non vuole dare un altro dispiacere alla mamma, che è molto religiosa. Questo tormento interiore si scioglie il giorno di Venerdì Santo del 2014. Zhang, invitato dagli amici, partecipa al rito della Via Crucis: alla fine del rito tutti hanno baciato la croce ma lui no, “non riuscivo a farlo, mi sembrava di tradire una seconda volta mia mamma”. Poi, uscito dalla cappella “improvvisamente il mio cuore pentito piangeva perché non ero andato a baciare Gesù sulla croce. Nel dolore di quel momento ho capito che mi ero innamorato di Gesù, che questo era vero e che non potevo più farne a meno”.
Chiama a casa e il giorno dopo apre il suo cuore alla mamma, chiedendo a lei il permesso di diventare cristiano e di battezzarsi. “Mia mamma è rimasta per 5 minuti immobile, mi sono sembrati i 5 minuti più lunghi della mia vita, poi con le lacrime agli occhi mi ha detto: ‘Se tu ritieni che questa sia una cosa giusta per te, falla, altrimenti io soffrirei di più’. Ho sentito la presenza del Signore ed ho scoperto un altro amore della mia mamma, come quello di Maria”. Zhang viene battezzato l’11 aprile 2015, alla vigilia della domenica della Divina Misericordia, in carcere: “Ho scelto di farlo nel luogo e con gli amici dove Gesù è venuto ad incontrarmi e dove io ho incontrato Gesù. Sentendo la parola del Vangelo: ‘Ero in carcere e siete venuti a visitarmi’, ho compreso che Gesù ha mandato i suoi a cercarmi, e che il Suo tramite erano tutti gli amici che avevo incontrato in carcere”. E decide di chiamarsi Agostino, perché “mi ha particolarmente commosso sua madre santa Monica per tutte le lacrime che aveva versato per lui, sperando di ritrovare il figlio perduto. È un po’ come la mia situazione, pensando alla mia mamma ed al fiume di lacrime che ha versato per me sperando che io potessi ritrovare il senso della vita”.