Ecco una notizia curiosa tratta dal Washington Post:
Le parole “Fatti maschii, parole femine” spiccano su un fiocco giallo nello stemma statale del Maryland. Lo Stato ha considerato a lungo questa frase il proprio motto e l’ha tradotta come “Fatti maschili, parole femminili”.
Questa traduzione non risulta gradita al senatore dello Stato Bryan W. Simonaire (R-Anne Arundel), che ha presentato un disegno di legge per la prossima sessione legislativa che adotterebbe una traduzione più neutrale a livello di genere, “Fatti forti, parole gentili” e codificherebbe il motto in legge.
La traduzione attuale “mi colpisce perché sessista”, ha detto Simonaire. “Ho cinque figlie, e sono molto preoccupato del fatto che il Maryland si aggrappi a riferimenti datati… Non credo che il Maryland sia uno Stato sessista”.
Una portavoce dell’ambasciata italiana a Washington ha affermato che la frase deriva da un commento fatto da papa Clemente VII nel XVI secolo, quando stava tornando in Italia da un viaggio in Francia.
Le parole, ha detto la portavoce dell’ambasciata, Paola Bozan, in genere sono volte a indicare che “gli uomini fanno le cose e le donne parlano delle cose”. Un’altra traduzione più estesa è questa: “Quando hai bisogno che le cose vengano fatte chiedi a un uomo, perché le donne non fanno altro che parlare e non arrivano a una conclusione”.
Per ragioni che non sono del tutto chiare, la frase è stata inserita nello stemma dei Calvert, la famiglia fondatrice del Maryland, che è diventato parte dello stemma statale, usato nei documenti ufficiali ed esposto negli edifici statali ad Annapolis.
La legislazione approvata nel 1959 ha codificato lo stemma nel diritto statale e ha tradotto la frase italiana in questo modo: “I fatti sono maschili, le parole sono femminili”.
Nel 1979 è stata approvata una nuova legge, trasformando la traduzione in “Fatti maschili, parole femminili”.
Da allora i legislatori hanno provato varie volte a cambiare la traduzione, ma nessuno di questi sforzi è stato trasformato in legge.
[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]