Sono molti gli interrogativi più sentiti dai credentiTerrorismo, persecuzione religiosa, riforma della Chiesa, campagna presidenziale negli Stati Uniti, cambiamenti in America Latina, ondata di immigrati in Europa, pace in Terra Santa, Giubileo della Misericordia…
1. Si può porre fine al terrorismo jihadista?
Per credenti e non credenti di buona parte del pianeta, la minaccia terroristica dei gruppi fondamentalisti islamici è diventata una delle preoccupazioni più sentite. A questa si aggiunge la persecuzione religiosa delle minoranze religiose in Medio Oriente, in particolare dei cristiani.
Il 2016 risponderà a questa domanda in modo decisivo. L’accordo sulla Siria approvato dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite il 18 dicembre stabilisce per la prima volta le modalità e le mete che la comunità internazionale, il Governo e gli oppositori siriani devono seguire nel cammino per raggiungere la pace. Ora bisogna aspettare la sua applicazione, con giustizia e rispetto dei diritti fondamentali di ogni popolo e di ogni persona.
2. Ci sono speranze di porre fine alla persecuzione religiosa contro i cristiani?
Il rapporto Persecuted and Forgotten?, pubblicato nel 2015 da Aiuto alla Chiesa che Soffre, mostra come il maggior gruppo perseguitato in questo momento nel mondo siano i cristiani. “L’80% delle persecuzioni è contro i cristiani”, afferma.
La terribile persecuzione contro i cristiani in Medio Oriente e in Nordafrica da parte del gruppo terroristico dello Stato Islamico è senza dubbio la preoccupazione principale.
La situazione più drammatica si vive probabilmente in Corea del Nord, in cui si crede ci siano tra i 400.000 e i 500.000 cristiani. Il rapporto calcola che 50.000 di questi siano reclusi in campi di lavoro forzati.
Le difficoltà di professare liberamente la fede sono particolarmente forti anche per i cristiani in Cina, Pakistan, alcune zone dell’India e Indonesia.
Anche in America Latina la vita per i credenti non è facile, a causa della diffusione della violenza e del narcotraffico. Secondo l’agenzia vaticana Fides, nel 2015 sono stati assassinati due sacerdoti in Messico, due in Colombia, un sacerdote e una religiosa in Brasile, un sacerdote in Venezuela e uno in Argentina.
3. Papa Francesco riuscirà a dare forma alla riforma della Chiesa?
Il 2016 rappresenta l’anno decisivo per la riforma della Chiesa, e in particolare della Curia Romana, che sta promuovendo il pontificato di Francesco.
Il papa, che quest’anno visiterà Messico e Polonia (in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù di Cracovia), ha affermato il 21 dicembre nel discorso ai suoi collaboratori della Curia Romana che “la riforma andrà avanti con determinazione, lucidità e risolutezza”.
La prima riforma intrapresa da questo pontificato è stata la metodologia del Sinodo dei vescovi. Per questo motivo, è particolarmente atteso il documento, sotto forma di esortazione apostolica, con cui il papa raccoglierà nel 2016 le conclusioni dei due Sinodi sulla famiglia celebrati nel 2014 e nel 2015.
Per quanto riguarda la Curia Romana, in quest’anno ci si aspetta che progrediscano sia le riforme già introdotte nell’area dell’amministrazione che quelle nel campo dei mezzi di comunicazione. Per entrambe le sfide, il papa ha creato una segreteria generale.
Dall’altro lato, ci si aspetta che avanzi la creazione di due grandi “dicasteri” (nel linguaggio comune sono come i ministeri di un Governo): uno per “laici, famiglia e vita” e un altro per “giustizia, pace e migrazioni”.
Parlando di domande, ovvimente tutti si chiedono come sarà la sentenza del tribunale vaticano per i cinque accusati di infiltrazione e pubblicazione di documenti riservati, il cosiddetto “Vatileaks 2”.
4. Come dividerà (o unirà) i cattolici la campagna presidenziale degli Stati Uniti?
A livello mondiale, uno degli eventi più decisivi del 2016 avrà luogo l’8 novembre, quando il popolo statunitense sarà chiamato ad eleggere il suo Presidente. Nei prossimi mesi la campagna entrerà nel vivo. Dividerà apertamente i cattolici negli Stati Uniti, aprendo ferite interne?
Al di là dei legittimi dibattiti e delle differenze politiche, sia i pastori che i leader cattolici sono chiamati a proporre chiaramente la dottrina cristiana. Lo faranno con il linguaggio delle accuse e della polemica o adotteranno uno spirito di servizio al bene comune indipendentemente dal candidato che sostengono?
In definitiva, dopo questa campagna elettorale la Chiesa cattolica (i suoi pastori e i suoi fedeli) negli Stati Uniti vincerà o perderà credibilità? Uscirà più unita o più divisa?
5. I latinos saranno carne da cannone nella campagna presidenziale?
C’è un’altra domanda drammatica che viene posta ai cattolici dalle elezioni statunitensi. La campagna per le primarie all’interno del Partito Repubblicano è iniziata seminando polemiche sul contributo offerto dai latinos, soprattutto dai clandestini, alla grande Nazione statunitense.
La drammatica sorte di migliaia di famiglie, in particolare dei bambini, viene usata per cercare di attirare voti, dimenticando che la soluzione ai problemi passa per il guardare il volto di questi uomini e di queste donne.
I latinos, legali e illegali, sono in gran parte cattolici. In questo contesto, e seguendo le parole pronunciate da papa Francesco in occasione del suo pellegrinaggio negli Stati Uniti, i cattolici di questo Paese (pastori e fedeli) sono chiamati a trovare con creatività modi per far sì che i loro fratelli immigrati smettano di essere usati come argomenti elettorali a buon mercato.
6. I cambiamenti politici in America Latina permetteranno di avanzare nella giustizia sociale?
Come ha constatato su Aleteia Jaime Septién (http://es.aleteia.org/2016/01/01/que-deja-a-latinoamerica-este-2015/), il 2015 ha lasciato nei Paesi latinoamericani corruzione, crescita economica negativa e in molti casi un aumento della violenza.
La visita di papa Francesco in Messico, a febbraio, mostrerà una delle grandi contraddizioni del cattolicesimo in questo momento: i Paesi latinoamericani, che rappresentano il “continente della speranza”, sono quelli nei quali spesso si tiene meno conto della dottrina sociale della Chiesa.
Il pontificato del primo papa ispanico della storia è diventato in questo senso un esame di coscienza per i cattolici dei Paesi del nuovo mondo sul modo in cui vivono la giustizia sociale.
7. Che succederà agli immigrati mediorientali giunti in Europa nel 2015?
A livello internazionale, il fenomeno socialmente più influente del 2015 è stata l’emergenza migratoria. In particolare, centinaia di migliaia di persone sono fuggite dalla violenza in Medio Oriente, soprattutto dalla Siria, per trovare rifugio in Europa e in altri Paesi.
Secondo l’Organizzazione Internazionale delle Migrazioni, il Mediterraneo quest’anno è diventato una terribile fossa comune, nella quale sono morte 3.771 persone.
In totale, secondo questa organizzazione, ha attraversato il Mediterraneo un milione di persone (997.000) in cerca di un futuro migliore. Buona parte di queste è stata accolta dalla Germania per decisione del cancelliere Angela Merkel (eletta “persona dell’anno” dalla rivista Time).
Sorge ora una domanda: cosa succederà a queste persone? Come si integreranno nella società tedesca? Se torneranno la pace e la prosperità in Iraq e in Siria torneranno in quelle terre?
8. Procederà la pace tra israeliani e palestinesi?
A ogni inizio d’anno ci si pone la stessa domanda: sarà questo l’anno della pace in Terra Santa? L’inizio del 2016 non lascia molto spazio all’ottimismo.
In alcune dichiarazioni a inBlu Radio, il patriarca latino di Gerusalemme, Fouad Twal, riconosce che in questi mesi si sono moltiplicati gli incontri internazionali, ma “mancano totalmente gesti e passi concreti per una vita di pace e fiducia reciproca”.
Nell’anno che abbiamo appena abbandonato, solo a Gerusalemme “sono stati uccisi 130 palestinesi e 19 israeliani”. “Mi chiedo a che servono tutti questi morti”, ha commentato il patriarca.
Le cose dovranno cambiare molto perché il 2016 sia l’anno decisivo per la pace in Terra Santa, e ovviamente la crisi che attraversano i Paesi vicini non aiuta.
9. I credenti comprenderanno il senso del Giubileo della Misericordia?
Iniziando il 2016 aprendo la Porta Santa della basilica di Santa Maria Maggiore a Roma, papa Francesco ha spiegato cosa significa il perdono: “Chi non sa perdonare non ha ancora conosciuto la pienezza dell’amore. E solo chi ama veramente è in grado di giungere fino al perdono, dimenticando l’offesa ricevuta”.
Con il Giubileo della Misericordia, o Anno Santo, inaugurato l’8 dicembre e che si chiuderà il 20 novembre prossimo, Francesco vuole che questo messaggio centrale del suo pontificato, la Misericordia, penetri nel mondo.
Si tratta di una conversione pastorale per molti ambienti ecclesiali: “Il perdono della Chiesa deve avere la stessa estensione di quello di Gesù sulla Croce, e di Maria ai suoi piedi. Non c’è alternativa”, ha affermato il 1° gennaio.
Uno dei momenti più importanti del Giubileo sarà probabilmente la canonizzazione di Madre Teresa di Calcutta, la religiosa che ha mostrato al mondo l’amore di Dio attraverso il suo amore per i poveri. La data non è stata ancora annunciata, anche se tutto sembra indicare che potrebbe verificarsi a settembre.
[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]