Il Servizio Civile stanzia 750 volontari per l’Anno Santo: accoglieranno i pellegrini a Roma. E altri 500 nei Paesi in guerra saranno ambasciatori di fratellanza e conciliazione.
750 volontari per il Giubileo straordinario, 500 per la sperimentazione dei Corpi Civili di pace. Sono queste le novità del Servizio Civile Nazionale. 38 mila i giovani impegnati in questo settore nel 2016 con le risorse stanziate fino ad oggi (Corriere della Sera, 22 dicembre).
ACCANTO AI PELLEGRINI
I 750 giovani attivi a Roma per il Giubileo saranno concentrati su iniziative che vanno dall’accoglienza di pellegrini e turisti al soccorso sanitario, fino al supporto alla protezione civile e alla comunicazione di eventi e temi dell’Anno Santo. Si affiancheranno ai corpi di volontari già presenti nella Capitale.
POVERTA’, INFORMAZIONI, ANZIANI
Tra i progetti di Servizio Civile spicca quello delle Acli (54 giovani complessivi) che prevede un progetto di recupero alimentare che punta al contrasto della povertà in alcune chiese romane (tra cui la basilica di Santa Croce in Gerusalemme); un secondo progetto che mira ad accogliere, orientare e assistere i pellegrini, rendendo maggiormente fruibile il patrimonio artistico e culturale nei principali luoghi sacri; infine un progetto che punta a incoraggiare e sostenere la partecipazione degli anziani e delle fasce deboli della popolazione alle manifestazioni e agli eventi del Giubileo.
I CORPI CIVILI DI PACE
Dal 2016, inoltre, sempre sul fronte del Servizio Civile si concretizzerà la sperimentazione dei Corpi Civili di Pace, contenuta nella Legge di stabilità dello scorso anno, e che vedrà la formazione di un corpo di volontari impegnati in zone di conflitto o post conflitto, ma anche in aree di emergenza ambientale, con l’obiettivo di mettere in atto strategie di cooperazione e di sostegno alle popolazioni in difficoltà.
SOLIDARIETA’ E DIRITTI
«Speriamo che la Corte dei Conti ci faccia il regalo di darci entro fine anno il decreto approvato e ci consenta così di far partire i primi bandi», afferma Luigi Bobba, sottosegretario presso il ministero del Lavoro e delle politiche sociali. Duecento giovani saranno impegnati in zone a rischio (46 Paesi in un elenco previsto dal MAECI, che vanno dall’Angola al Vietnam), per promuovere la solidarietà e la cooperazione a livello nazionale e internazionale, con riguardo alla tutela dei diritti sociali, i servizi alla persona, l’educazione alla pace fra i popoli, «in aree di conflitto, a rischio di conflitto o post-conflitto, o di emergenza ambientale» (Vita.it, 22 dicembre).
LA RISOLUZIONE DELL’ONU
Lo scorso 9 dicembre è passata piuttosto sotto silenzio nei media italiani un’importante risoluzione, approvata all’unanimità, del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (la n. 260/2015) che riconosce – per la prima volta in un documento ufficiale – il ruolo attivo che i giovani possono svolgere nella prevenzione, risoluzione e riconciliazione dei conflitti (pressenza.com, 22 dicembre).
“SFORZI DI PACE IN SITUAZIONI DI CONFLITTO”
Oltre ad invitare gli Stati ad attuare politiche di protezione delle giovani generazioni – vittime delle guerre o delle possibili tentazioni terroristiche – attraverso programmi di inclusione, lavoro e riconoscimento dei loro diritti fondamentali, la risoluzione “esorta gli Stati membri ad aumentare” – e questa è la vera novità – “la loro politica, finanziaria, tecnica e di supporto logistico, che tengono conto delle esigenze e partecipazione dei giovani negli sforzi di pace, in situazioni di conflitto e post-conflitto”.