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Il grido di dolore di una donna vittima dell’infedeltà

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Thérèse Hargot - pubblicato il 14/12/15
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Migliaia di uomini e donne soffrono in silenzio in tutto il mondo perché nella società l’infedeltà è vista quasi come un passatempo. La loro voce va ascoltataL’infedeltà è una delle esperienze più terribili che una persona possa vivere. Un grido messo a tacere a livello sociale da chi presenta il divorzio e la libertà sessuale come qualcosa di positivo e ignora le grida di dolore come il grido che riportiamo di seguito, appartenenti a migliaia e migliaia di uomini e donne addolorati nel più profondo del loro essere. Avvertiamo della durezza e dell’immoralità di alcune espressioni contenute in questa testimonianza, frutto senz’altro della rabbia e del dolore, ma soprattutto raccomandiamo di leggere fino alla fine.

Se mio figlio soffrisse di una malattia grave, avrei potuto creare un gruppo di Facebook o scrivere un libro per condividere la mia testimonianza. In questo modo il mio coraggio sarebbe stato oggetto di ammirazione, avrei ricevuto sostegno sotto forma di “Mi piace”. Si sarebbero così formati dei vincoli di solidarietà con chi condivide la stessa esperienza. Mi sentirei incoraggiata ad andare avanti. Ma il mio è un dolore vergognoso. Lasciarti ingannare dal tuo coniuge è un dolore incommensurabile che ti condanna al silenzio. Noi donne che passiamo per tutto questo veniamo viste come se fossimo incapaci di tenerci nostro marito, sgradevoli, assenti a letto. Ci sentiamo sole, rose dal senso di colpa…

Vorrei piangere, vorrei gridare che ingannare sua moglie è una cosa ripugnante! È un tradimento, è un’umiliazione contro l’aspetto più prezioso, più intimo di una persona. È un atto vile! E per favore non ditemi che non siamo progettati per essere monogami: siamo uomini e donne, maledizione, non animali! Possiamo parlare e decidere di porre fine a una relazione prima di iniziarne un’altra!

Provo il desiderio di colpirlo fino alla morte, di sfigurarlo, di fargli del male, di ucciderlo… Voglio scrivergli per dirgli quanto ha fatto male a me e ai miei figli. Vorrei distruggere il suo profilo su Facebook perché tutti i suoi amici conoscano la sconcezza che ha commesso.

Incolpo mio marito per il fatto di aver rinunciato a lottare per quello che c’era tra noi. Lo incolpo per aver mantenuto una relazione ambigua con quella donna ed essere poi passato all’azione. Lo odio per il fatto di non aver usato il preservativo e di vedermi ora costretta a sottopormi a qualsiasi tipo di esame. Lo odio per aver rischiato di trasmettermi qualche infezione.

Ho voglia di chiedere il divorzio solo per dimostrare che non sono uno zerbino. Voglio uscire e buttarmi sul primo che capita che abbia una bella faccia e flirti con me, e mi dica che sono bella. Sì, il dolore è così insopportabile che vorrei rendergli pan per focaccia e ingannarlo come forma di vendetta. Esiste la speranza che una cosa del genere potrebbe mitigare il danno, ma in fondo so che non guarirebbe la ferita. Peggio ancora, si rafforzerebbe il veleno nella coppia e inizierebbe un’escalation di sofferenza.

Incolpo i siti web come Gleeden, che mettono in giro cartelli affermando che l’adulterio è un buon antidepressivo, un rimedio contro la routine… L’infedeltà ha conseguenze devastanti per la persona che è infedele: senso di colpa, confusione di sentimenti, perdita dell’autostima… E l’infedeltà è devastante per la persona ingannata: senso di tradimento, perdita di fiducia, perdita dell’autostima perché esce perdente quando si paragona all’altra…

È stupido pensare “occhio non vede, cuore non duole”. È falso. La menzogna trascina tutti e due e a poco a poco distrugge la persona che la dice. È un veleno per la persona e per il partner, con cui non può più essere sincera. Il bugiardo si sveglia ogni mattina ripetendo che ha mentito al proprio coniuge e che quanto più aspetta più sarà difficile ripristinare la verità.

Voglio andare ad armare uno scandalo dai miei suoceri e gridare che è colpa loro se il figlio è incapace di esprimere i suoi sentimenti e di essere fedele alla moglie. Voglio renderli partecipi della situazione che i bambini hanno dovuto affrontare, voglio dire loro che in queste storie la sofferenza è condivisa! Ovviamente i problemi di fondo che abbiamo sono in parte colpa solo di noi due, ma la consumazione dell’atto no!

Possiamo dire all’altro “Sono stanco, voglio cambiare aria”. Credetemi, anche se difficile da capire, sarebbe infinitamente meno doloroso che andare davvero a letto con qualsiasi altra persona.

Incolpo anche i miei genitori per avermi educato ad essere una ragazza gentile che cerca di accontentare gli altri anche a costo di dimenticarsi di se stessa. Li incolpo per non avermi dato abbastanza autostima. Odio me stessa per aver permesso al silenzio di instaurarsi, per non aver visto i segali di avvertimento, per il fatto di sentirmi immune a questo tipo di cose. Odio il fatto di aver dimenticato di essere una donna… Sono passata direttamente da bambina a madre. È ora che si sveglia la donna che è in me!

Ho preso la decisione di non vendicarmi, di non chiedere il divorzio, di perdonare. È dura. Non è una decisione semplice. Devo ricordarmela ogni mattina e varie altre volte durante la giornata. All’inizio è una scelta che si fa per i bambini e per tutto quello che abbiamo costruito insieme, poi, a poco a poco, ricominciamo a parlare, forse anche a ridere, a dire davvero quello che pensiamo, impariamo a discutere e a renderci conto che ci sono dei rimedi alla routine.

Un terzo del mio tempo di consulenza è dedicato ad ascoltare questo tipo di grida di dolore e a guarire le ferite provocate dall’infedeltà. Non sostengo il fatto di nascondere questo dolore né i discorsi che banalizzano l’infedeltà, perché condannano questi uomini e queste donne a un doppio castigo: il tradimento e l’assenza di riconoscimento delle ferite. Spesso mi dicono: “Non so cosa fa più male, se l’infedeltà del mio partner o il fatto che la società applauda entusiasta per la coraggiosa espressione del suo desiderio”.

È arrivato il momento di liberare le bocche, il momento in cui uomini e donne devono avere il coraggio di esprimere a voce alta la propria sofferenza anziché viverla di nascosto. È ora di denunciare energicamente gli annunci ingannevoli che promuovono l’infedeltà; è il momento di dare speranza alle coppie: il perdono può esistere, l’amore può superare le difficoltà.

Giorni fa ho incoraggiato una giovane donna a scrivere la propria testimonianza per poterla condividere con voi in forma anonima. È quella che avete appena letto. La ringrazio per la sua fiducia e il suo coraggio. La situazione che sta attraversando ha risvegliato la lupa che è in lei: la ferita, paradossalmente, l’ha resa più forte e potente.

Per emendare ai suoi istinti assassini, le dedico una canzone di Brigitte (il mio gruppo francese perferito): La vengeance d’une louve (La vendetta di una lupa).

L’espressione della sofferenza è la prima fase per riprendersi dopo un’infedeltà.

 

Questo articolo è tratto dal blog della terapeuta francese Thérèse Hargot

 

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

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