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La triste normalità di Suor Laylea: “paura di attentati? In Pakistan viviamo così ogni giorno”

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Gelsomino Del Guercio - Aleteia - pubblicato il 09/12/15
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La religiosa che vive ed opera a Lahore, a Roma per il Giubileo, racconta la quotidianità nel Paese del sud-est asiatico. Che per i cristiani è fatta di paura

E’ a Roma per il Giubileo. Ha assistito alla celebrazione con Papa Francesco in piazza San Pietro con l’apertura della Porta Santa. Ma la sua mente è rivolta al Pakistan, il Paese dove lei vive e opera.

LA DIFFICILE VITA A LAHORE

Suor Layla è schietta. «Paura del terrorismo? Ma noi viviamo sempre così», afferma sorridente la religiosa, che viene da Lahore, dove negli ultimi anni gli attentati contro i cristiani sono stati numerosi. «Lahore è la città di Asia Bibi», ricorda la suora facendo riferimento alla donna pakistana, cristiana, da anni in carcere perchè accusata di blasfemia e diventata un caso internazionale (Leggo.it, 8 dicembre).

“PER NOI E’ NORMALE VEDERE TANTA POLIZIA”

«Per noi vedere le forze dell’ordine presidiare le funzioni religiose è una cosa normale, ciò che per voi è differente. Sono qui con altre sorelle per l’apertura di questo Giubileo, momento importante per i cristiani di tutto il mondo».

CRISTIANI DISPREZZATI

La testimonianza di Suor Layla è comune a molte religiose che vivono in Pakistan. Costrette a fare i conti con l’intolleranza religiosa della maggioranza musulmana. Raccontava a Zenit (dicembre 2014) una missionaria paolina: «Io amo il Pakistan e tutta la sua cara gente. Chiedo preghiere per una benedizione di grazia ai cristiani che godono infinitamente quando si sentono ricordati dai fratelli e sorelle lontani ma in comunione con loro, rigettati e disprezzati in questa terra».

LA GAMBIZZAZIONE DI MASIH

L’ultimo grave episodio è avvenuto sempre a Lahore il 13 novembre. L’attivista cristiano Aslam Masih, volontario e collaboratore dell’Ong “Legal Evangelical Association Development” (LEAD), impegnata per l’assistenza legale gratuita ai cristiani pakistani più poveri, spesso in casi di imputazioni palesemente false, è stato gambizzato (Fides, 13 novembre).

PROVE CONTRO GLI ABUSI

L’attacco è avvenuto il 28 ottobre. Aslam è stato affiancato da una jeep in pieno giorno e raggiunto da colpi di arma da fuoco sparati da un gruppo di quattro musulmani. L’uomo è stato ricoverato al General Hospital di Lahore. Prima di sparare, i criminali gli hanno chiesto di ritirare una denuncia che aveva registrato alla polizia, in uno dei casi che seguiva. Al suo rifiuto hanno aperto il fuoco. Aslam Masih ha raccolto prove in diversi episodi che riguardano abusi dei diritti dei cristiani e in passato già aveva ricevuto minacce.

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