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Da quale momento la Madonna è consapevole di essere «Immacolata»?

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Toscana Oggi - pubblicato il 08/12/15
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C’è una crescita di consapevolezza nell’«essere piena di grazia»?Ho una semplice curiosità: la Madonna non era consapevole della sua predilezione da parte di Dio. Acquisisce questa coscienza col tempo, a iniziare dall’annuncio della sua maternità divina. La sua è una maturazione continua, fino al giorno di Pentecoste. Ma quando si rende conto di essere l’Immacolata Concezione (come dichiarerà un giorno a Bernadette)?
Maria Pia Pagliai

Risponde don Angelo Pellegrini, docente di Teologia Sistematica
La lettrice offre un’importante opportunità: distinguere nella vita di Maria Vergine due momenti sostanziali. Il primo, che chiameremo «storico», va dal suo concepimento al termine naturale dell’esistenza terrena; il secondo, che chiameremo «paradisiaco» (o «metastorico»), va dalla sua assunzione in poi. Pur essendoci continuità fra i due momenti, essi devono essere tenuti distinti, in quanto lo stato attuale della Madre di Dio è quello della risurrezione, cui noi aneliamo alla fine dei tempi, con la conseguente chiarezza che deriva dal trovarsi al cospetto di Dio totalmente.

La Vergine appare a S. Bernadette da questa dimensione che non possiamo confondere con il piano della sua esistenza storica, terrena, proprio per la chiarezza che le comporta l’essere ormai Assunta (in anima e corpo) e quindi risorta al cospetto di Dio. È però interessante notare come Ella intervenga nel 1858, poco dopo la proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione (1854), quasi a suggellarlo con l’apparizione di Lourdes, in cui comunicherà alla fanciulla (S. Bernadette Soubirous) di essere proprio l’Immacolata Concezione e per farsi intendere glielo dirà in dialetto (que sòi era inmaculada concepcion).

Per quanto concerne il piano «storico» non possiamo con chiarezza affermare che la Vergine abbia avuto un momento in cui ha capito con certezza di essere stata concepita «priva del peccato originale in vista dei meriti del Figlio suo»: infatti dobbiamo ricordare che ci sono stati momenti di grande dolore nella vita della Vergine, in cui è stata sostenuta dalle parole dell’Angelo che le aveva attestato di «essere piena di grazia». Credo che ci sia una crescita di consapevolezza di «essere piena di grazia» proprio affrontando i passaggi chiave della vita: il ritrovarsi incinta pur «non conoscendo uomo» e comunque «fidarsi» di Dio scegliendo (fiat) che così avvenga; lo smarrimento del Figlio nel tempio, poi ritrovato «ad insegnare» ai dottori della legge; la scomparsa di Giuseppe; ancora, all’inizio della vita pubblica di Gesù, quando perplessa lo cerca dopo i suoi primi discorsi in Sinagoga; e soprattutto il tradimento, l’arresto, la passione, la morte, la sepoltura del Figlio, ma anche la sua risurrezione e le sue apparizioni. Non sto parlando di dubbi della Vergine, ma di momenti cruciali che possono aver concorso ad una progressiva presa di coscienza di che cosa comportasse «essere piena di grazia» culminante nell’evento di Pentecoste.

Da qui riprende il cammino e l’approfondimento della devozione e della dottrina della Chiesa che partendo dallo stesso dato evangelico (la pienezza di grazia), progressivamente scopre, all’inizio ipotizzando umilmente, come sia stato possibile da parte di Dio (potuit), come fosse opportuno, conveniente (decuit) per l’incarnazione del Verbo, e pertanto come sia stata realizzata (dum fecit) un’opera così importante: la concezione delle Vergine priva di peccato originale.

La risposta definitiva è nella bolla Ineffabilis Deus di Pio IX (8-12-1854): «la beatissima Vergine Maria nel primo istante della sua concezione, per singolare grazia e privilegio di Dio onnipotente, in vista dei meriti di Cristo, salvatore del genere umano, è stata preservata immune da ogni macchia di peccato originale».

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