Il popolo della Croce è meno ricettivo a livello comunitario del popolo di CrossFit?Abbiamo tutti sentito parlare di persone che fanno qualcosa di secolare in modo “religioso”, e un settore della vita a cui si applica la questione è quello dello sport e della forma fisica.
Alcuni suggeriscono che la cultura che circonda le palestre potrebbe ricadere benissimo sotto l’ombrello della religione.
Il New York Times ha notato di recente che in una società sempre più secolare molte persone stanno applicando la propria sensibilità religiosa all’attività fisica. In una palestra CrossFit, sottolinea, si possono ritrovare molti parallelismi con la religione: i membri saltano fuori dal letto a orari antelucani per trascorrere un significativo periodo di tempo in un luogo di riunione con altre persone, eseguendo rituali che aiuteranno ad affrontare la quotidianità e lottando per “salvarsi”.
Questa “salvezza” potrebbe non essere dell’anima, ma a livello corporeo si potrebbe parlare di una sorta di salvezza.
“Salviamo vite, e ne salviamo tante”, ha affermato Greg Glassman, cofondatore di CrossFit. “L’anno prossimo 350.000 americani moriranno per il fatto di stare sempre seduti sul divano. È pericoloso. La televisione è pericolosa. Fare esercizio no”.
Di recente Glassman ha pronunciato una conferenza dal titolo CrossFit as Church?!, organizzata dagli studenti della Harvard Divinity School Casper ter Kuile e Angie Thurston, autori di How We Gather, uno studio sugli spazi alternativi rispetto alle chiese che fungono da comunità spirituali.
“CrossFit è famiglia, risate, amore e comunità”, ha dichiarato ai ricercatori Ali Huberlie, ex allieva 27enne di Harvard che è stata intervistata per lo studio. “Non riesco a immaginare la mia vita senza le persone che vi ho incontrato”.
La Huberlie si alza ogni mattina alle 4.45 per andare in palestra e lavorare per due ore.
Ma questa è una religione? Il Times sostiene che sia difficile dire cosa ne costituisce una.
“Riguarda il fatto di credere in una divinità? L’ebraismo e il cristianesimo ce l’hanno, ma molte forme di buddismo no. Vita dopo la morte? I mormoni ci credono, ma moltissimi protestanti liberali no”.
La Huberlie ha parlato della sua palestra come altri potrebbero parlare di una chiesa o di una sinagoga. Lo stesso vale per alcuni membri del programma dei 12 passi e dei fan sfegatati del football universitario. In un’America sempre più secolare, ogni tipo di attività e sottocultura fornisce il significato che in passato avevano le comunità religiose, almeno per come ce lo immaginiamo.
“Quello che ci ha davvero colpito è il modo in cui la gente porta i figli in palestra”, ha detto ter Kuile, “o il modo in cui vari esercizi della giornata sono stati chiamati con il nome di soldati morti in battaglia. Ci sono tutte quelle cose che ci si aspetterebbe di vedere in una chiesa – ricordare i defunti attraverso qualche tipo di rituale, e una comunità intergenerazionale”.
Rebecca Lane Frech concorda sul fatto che a CrossFit c’è una comunità vitale. Blogger sul portale cattolico Patheos, la Frech è un’istruttrice della sua palestra.
“Due anni fa, mia figlia di nove anni ha avuto una commozione cerebrale e si è rotta la mascella in due punti in un incidente”, ha ricordato in un’intervista. “Ho chiamato la mia chiesa e la mia palestra Crossfit. C’è voluto più di un mese perché qualcuno della mia parrocchia mi richiamasse, mentre le persone della palestra quello stesso pomeriggio erano a casa mia e si prendevano cura degli altri miei figli, ancor prima che tornassimo dall’ospedale. Ci hanno portato cibo per due settimane e si sono prese cura della mia famiglia”.
“Vado in parrocchia per Dio, ma trovo fratellanza nella mia palestra”, ha detto la Frech.
[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]