A Santa Sabina, a Roma, la storia sconfina nella leggenda
“Insomma, Domenico! Lasciaci dormire!”. Sicuramente qualcuno dei primi compagni di san Domenico l’avrà pensato, svegliandosi nel dormitorio del monastero di Santa Sabina, a Roma, nel cuore della notte abitata dai pianti e dai gemiti del santo fondatore dell’Ordine dei predicatori. Affacciandosi, però, alla finestrella che ancora oggi dà sulla chiesa dove i papi si recano il Mercoledì delle ceneri, una meraviglia si apriva ai loro occhi: Domenico era talmente “perso” nel colloquio intimo con Dio, che tutto il suo corpo partecipava con lui e piangeva calde lacrime sulla sorte dei peccatori, gridando all’Altissimo per invocarne la salvezza. “Misericordia, cosa stanno per diventare i peccatori?” gridava il frate di Guzman.
Così preso dal “tu per tu” con il divino, che nemmeno il diavolo riusciva a distoglierlo. La leggenda vuole che una notte, indispettito, il Maligno abbia scagliato contro il santo un pesante blocco di basalto nero che precipitò con il fragore di una granata sulla lastra marmorea che copriva le ossa di alcuni martiri dove Domenico giaceva prostrato. La lapide andò in pezzi, ma Domenico nemmeno se ne accorse…
Oggi il blocco di basalto nel quale si possono vedere distintamente i graffi lasciati dall’artiglio del diavolo – non per niente è chiamata Lapis Diaboli, cioè la “pietra del diavolo” è posto su una colonnina tortile in un angolo della stupenda chiesa paleocristiana, mentre la lapide, ricomposta, è al centro della schola cantorum. Le cronache sostengono che la lapide fu spezzata dall’ architetto Domenico Fontana durante il restauro del 1527 per spostare la sepoltura dei martiri. L’architetto poi gettò via i frammenti, successivamente ritrovati e ricomposti, ma si sa che il diavolo è abile a nascondere le tracce delle sue malefatte…
Il 7 novembre 2015 i frati predicatori, i fratelli di oggi di san Domenico, hanno aperto l’anno giubilare dell’Ordine per ricordare gli 800 anni trascorsi dalla fondazione. Un’occasione per ripercorrere la storia dei domenicani, visitare i luoghi della loro presenza e farsi raccontare l’accaduto: storia o leggenda?