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“Il bambino che eri non si vergogni dell’adulto che sei”

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Catholic Link - pubblicato il 26/11/15
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Una toccante campagna pubblicitaria di Greenpeace Spagnadi Franco Lanata

Nessun Paese permetterebbe a un bambino di governare. Sarebbe una follia. Quello che propone questa campagna di Greenpeace è diverso, ma se ci pensiamo bene non è affatto una follia: si vogliono sensibilizzare i candidati politici mediante il contatto con quel mondo di bambino che una volta abbiamo avuto tutti.

Mi sembra importante sottolineare quanto sia ingegnoso e interessante fare appello al bambino che portiamo dentro. Nel torbido e complicato mondo della politica, sembra non esserci spazio per questo “candore”. Una certa verità racchiusa nel video, tuttavia, gli dà un potere di suggestione molto particolare. La purezza, la nobilità, la semplicità, la sincerità, pensare agli altri, fare le cose come si pensa che si dovrebbero fare, in altre parole fare le cose bene, sono valori che appartengono al più profondo dell’uomo e che sostengono, o dovrebbero sostenere, tutta la sua esistenza.

Un bambino afferma nel video che “un politico è una persona che si suppone debba aiutare il Paese in cui si trova”. Un altro più avanti gli fa eco: “si suppone che debba fare le cose bene per aiutare il mondo”. Si termina con un appello ai candidati presidenziali a non tradire i loro più alti ideali, quelli che probabilmente avevano da bambini e che li hanno portati alla politica, con la frase finale della campagna di comunicazione: “Il bambino che eri non si vergogni dell’adulto che sei” (Antoine de Saint-Exupéry).

Cosa penserebbe il bambino che eravamo se un giorno ci incontrasse? Qualche film ha già presentato questa situazione immaginaria. Sarebbe orgoglioso? Ci troverebbe saldi nei più alti ideali che avevamo una volta? Bisogna meditare molto sul mondo dei bambini. Lo stesso Signore Gesù ricorreva a questo per insegnarci la sua Verità. Gli apostoli discutevano sul potere e su chi fosse il più importante. “Allora Gesù chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: ‘In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli’” (Mt 18, 2-3). Bisogna cambiare, trasformarci, avanzare. Guardare l’infanzia non è guardare indietro in senso negativo, ma un esercizio di incontro con la propria identità e un contatto puro e semplice con le verità più profonde. La maturità, la crescita e l’esperienza di vita sono preziosissime per poter raggiungere la statura del Signore e la competenza nella nostra missione particolare; non si tratta di rifiutarle in un atteggiamento immaturo. San Paolo ha sviluppato il senso autentico di quelle parole del Signore:

Fratelli, non comportatevi da bambini nei giudizi; siate come bambini quanto a malizia, ma uomini maturi quanto ai giudizi” (1 Cor 14, 20).

Ora tutto acquista senso. Non sarebbe una follia votare per un politico buono come un bambino e allo stesso tempo umanamente maturo. Sarebbe piuttosto una follia non affrontare la paura che incute il fatto di essere come bambini in un mondo a volte tanto ostile, in cui chi dorme perde o il più forte vince sempre. Dio ci dona la sicurezza di una roccia più salda e di un applauso più promettente, la sicurezza di un trionfo, con la sua grazia e secondo la sua Parola. Risuscitiamo allora quel bambino! Non bisogna lasciarlo addormentato: il mondo ne ha bisogno!

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

QUI L’ARTICOLO ORIGINALE

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