Con la speranza che non dobbiate mai metterli in pratica…All’indomani delle stragi di Parigi il problema che emerge in caso di attacchi non ad obbiettivi “sensibili” come ambasciate, uffici pubblici o caserme, dove sono sempre più o meno presenti dei professionisti della sicurezza, ma luoghi ordinari come stadi, ristoranti e luoghi di ritrovo, la domanda “cosa debbo fare in caso di attacco terroristico?” diventa quasi assillante.
In nessun modo vogliamo spingere i nostri lettori a preoccuparsi o angosciarsi oltre misura, non bisogna vivere nella paura, scopo primario del terrorismo, ma sapere cosa fare in caso di emergenza, potrebbe aiutare proprio a non lasciarsi andare al panico o all’isteria.
Bisogna elaborare una “strategia difensiva” – come spiega un articolo dell’AGI – per essere sempre pronti a sfuggire a un attentato, come quello che ha colpito al cuore Parigi. Di seguito alcuni suggerimento dell’esperto di sicurezza Carlo Biffani, fondatore di Security Consulting Group.
AL CHIUSO: In un ristorante, in un bar, al cinema o in un centro commerciale bisogna sempre individuare, appena si entra, le vie di fuga e le uscite di sicurezza. E’ necessario fare attenzione a quel che accade fuori, sapersi eventualmente nascondere e non andare mai nel panico. Tra i consigli pratici di Biffani c’è quello di scegliere un tavolo vicino alla cucina del ristorante, sedersi con le spalle al muro per controllare la sala e la porta di ingresso, scegliere il piano superiore se si tratta di un locale a due piani.
ALL’APERTO: se ci si trova seduti all’esterno di un locale, bisogna scegliere un tavolo possibilmente vicino a una fioriera e individuare una fila di auto dove eventualmente proteggersi.
In quest’ultimo caso, bisogna rannicchiarsi vicino alle ruote anteriori riparati dal motore, e non accanto allo sportello, che e’ il punto più vulnerabile.SUI MEZZI DI TRASPORTO: in treno, in autobus o in metropolitana bisogna cercare sempre appigli per restare saldi in piedi, sedersi vicino alle uscite e mai al centro della carrozza o del mezzo, fare in modo di stare seduti in direzione contraria al senso di marcia e, se possibile, tenere sempre i finestrini aperti.
NELLE SCUOLE: genitori e insegnanti devono stabilire procedure condivise e segnali univoci. Bisognerebbe creare zone sicure e blindate nelle scuole, dove potersi rifugiare in caso di attentato in corso, in attesa che arrivino le forze speciali.
Biffani ha annunciato di aver già ricevuto una richiesta da parte di un istituto privato della capitale per formare il personale della scuola. “E’ essenziale essere pronti, tutti coloro che lavorano in un luogo pubblico dovrebbero essere in grado di affrontare una minaccia”, ha aggiunto, “bisogna sviluppare una mentalità diversa per la propria sicurezza, proprio come avviene in Israele”.
Seppure più estremi, possono risultare utili anche i suggerimenti raccolti da Sputnik News che ha intervistato il colonnello del Centro delle Forze Speciali dell’FSB Vitaly Demidkin, a capo della squadra d’assalto durante la liberazione degli ostaggi al teatro Dubrovka di Mosca e alla scuola di Beslan:
Qual è il posto più sicuro in una sala occupata?
Non dovete trovarvi vicino alle finestre o alle porte. Perché quando arriva l’ora “x”, se i negoziati giungono in una situazione di stallo, ci sarà un blitz. Entreranno in azione le teste di cuoio. Sfonderanno le finestre e le porte. Tuttavia è ammessa un’altra opzione: penetrare sfondando il muro.
Come si può capire che il blitz è imminente?
Solo intuitivamente. Non posso rivelarvi i dettagli: li conosce solo la squadra che va all’assalto.
Nel caso del sequestro della Dubrovka, mi ricordo di un’insegnante che aveva portato la sua classe a vedere il musical. Ricordava ancora le esercitazioni della protezione civile, che venivano organizzate a scuola. Sapeva che il gas e il fumo salgono in alto, là c’è la più alta concentrazione. I bambini sedevano proprio sulle tribune. L’insegnante aveva detto ai suoi alunni: “Ragazzi, una volta che sentite odore di gas o fumo, prendete i bordi delle camicie e le sciarpe, bagnatele con un po’ d’acqua e respirate solo attraverso il tessuto. L’organismo dei bambini è più debole rispetto agli adulti. Ma nessuno della sua classe è morto. L’insegnante sapeva che quando ci sono il fumo e il gas serve respirare attraverso un filtro.
A tutti questi suggerimenti si aggiungono quelli che la BBC ha raccolto e pubblicato in Inghilterra, in Italia sono arrivati grazie alla traduzione di Internazionale, i consigli dell’ex militare britannico, Ian Reed che dice: “Dove non si è visti, non si è colpiti dagli spari”
Non contrattaccare
Aggredire un terrorista ha funzionato in alcune situazioni. Ad agosto l’attentato sul treno dalla Thalys è stato sventato dopo che quattro passeggeri hanno disarmato l’aggressore. Due di loro però erano soldati statunitensi e sono riusciti a fermarlo anche perché la pistola del terrorista si era inceppata.
Ian Reed dichiara che non è una buona idea affrontare un terrorista senza addestramento. “Significa solo rischiare la propria vita”, commenta. È importante ricordare che i terroristi di solito agiscono in gruppo e alcuni di loro possono avere addosso degli esplosivi. Il libanese Adel Termos ha salvato decine di vite nell’attentato avvenuto a Beirut la settimana scorsa dopo che ha bloccato un aggressore da dietro. Ma la cintura esplosiva si è attivata e sia Termos sia il kamikaze sono morti.
Tuttavia
Secondo altri esperti bisogna essere pronti al combattimento. I jihadisti dello Stato islamico non hanno interesse a prendere ostaggi, dichiara lo psicologo James Alvarez. “Non hanno nessuno con cui trattare. A loro interessa che gli ostaggi muoiano. Se so che mi spareranno, voglio essere sicuro che non me andrò senza lottare”, commenta.
Dopo la fuga
Dopo che qualcuno è riuscito a scappare è importante restare lucidi. “Andate più lontano possibile e rivolgetevi alle autorità”, dichiara Ian Reed. Può essere pericoloso unirsi a grandi gruppi di persone e prendere i mezzi pubblici. “Potrebbe esserci una seconda bomba pronta a esplodere”, aggiunge Reed.