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Una Chiesa misericordiosa per un mondo ferito

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La Civiltà Cattolica - pubblicato il 19/11/15
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L’editoriale congiunto delle riviste dei gesuiti in Europa

Vogliamo prendere spunto da tre espressioni di Papa Francesco, piccoli suggerimenti utili per concentrare le nostre riflessioni sull’imminente Anno giubilare della Misericordia. Il 17 marzo 2013, nel primo Angelus dopo la sua elezione a Papa, Jorge Mario Bergoglio citò un libro del cardinale Kasper, Misericordia. Concetto fondamentale del vangelo – Chiave della vita cristiana, dicendo: «E mi ha fatto tanto bene, quel libro, tanto bene…». Non molti, allora, potevano intuire l’importanza di questo argomento per il suo pontificato.

In quei momenti era altrettanto sconosciuto il significato del suo motto episcopale Miserando atque eligendo, che il medesimo Francesco poi ha spiegato durante l’intervista apparsa sulla nostra rivista (cfr A. Spadaro, «Intervista a Papa Francesco», in Civ. Catt. 2013 IV 449-477). Il Papa diceva: «Il gerundio latino miserando mi sembra intraducibile sia in italiano sia in spagnolo. A me piace tradurlo con un altro gerundio che non esiste:misericordiando».

Il terzo spunto ci viene da quella stessa intervista, quando Papa Francesco afferma chiaramente «che la cosa di cui la Chiesa ha più bisogno oggi è la capacità di curare le ferite e di riscaldare il cuore dei fedeli, la vicinanza, la prossimità. Io vedo la Chiesa come un ospedale da campo dopo una battaglia».

* * *

Chi tenga a mente questi suggerimenti non può restare sorpreso dal ruolo che la misericordia ha assunto nel magistero ordinario di Papa Francesco, né dalla sua convocazione dell’Anno giubilare della Misericordia. Naturalmente la misericordia è al centro della rivelazione biblica, perché si trova nel cuore del nostro Dio trinitario. In una prospettiva teo-antropologica, san Tommaso d’Aquino considerava che «fra tutte le virtù che riguardano il prossimo la prima è la misericordia, e il suo atto è il più eccellente: poiché soccorrere la miseria altrui è per se stesso un atto degno di chi è superiore o migliore» (Sum. theol., II-II, q. 30, a. 4), mostrando bene, così, che la misericordia ha sia una componente affettiva sia una componente effettiva.

L’ Anno giubilare della Misericordia avrà inizio l’8 dicembre, data che è stata scelta «perché è carica di significato per la storia recente della Chiesa». Esordirà con l’apertura della Porta Santa, nel «cinquantesimo anniversario della conclusione del Concilio ecumenico Vaticano II», un Concilio che ha seguìto l’invito di Papa Giovanni XXIII: «Apriamo le finestre della Chiesa per far entrare l’aria fresca dello Spirito».

Nell’Esortazione apostolica di Papa Francesco Evangelii gaudium (EG) leggiamo un altro invito ad essere una Chiesa aperta, perché «la Chiesa “in uscita” è una Chiesa con le porte aperte» (EG 46). Aprire i propri cuori e le proprie vite è un modo per mostrare misericordia.

Non c’è contrapposizione tra un partito della misericordia e un partito della verità. E nemmeno c’è alcuna contraddizione tra Papa Francesco e i suoi predecessori, se si hanno presenti, per esempio, la Caritas in veritate di Benedetto XVI o la Dives in misericordia di Giovanni Paolo II.

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