Se andiamo in chiesa, conosciamo la nostra fede e mettiamo Dio al primo posto, allora rischiamo tutti di comportarci come i farisei[Gesù] ha anteposto una prostituta a un fariseo, un ladro pentito a un alto sacerdote e un figliol prodigo al suo fratello esemplare. A tutti i falsi e i truffatori che dicono di non potersi unire alla Chiesa perché la Sua Chiesa non è abbastanza santa avrebbe chiesto: ‘Quanto santa dev’essere la Chiesa prima che tu possa entrarci?’– Fulton J. Sheen
Trovo frustrante quando la gente parla dei farisei come se fossero un esempio storico di quello che non va fatto.
Qualcosa al di fuori di noi.
Spesso, infatti, quando la gente parla dei farisei lo fa in modo veramente farisaico: “Grazie a Dio non sono come quelle persone!”.
È ovvio che Gesù non considerava questi uomini esempi di cosa non va fatto. Stava spesso con loro. Andava a casa loro. Mangiava il loro cibo. Trascorreva del tempo con loro. Rispondeva alle loro domande.
Gesù amava i farisei.
Non penso che avrebbe parlato loro così duramente se non li avesse amati. È quasi come se Gesù stesse gridando per la frustrazione: “Ci siete quasi! Seguitemi, un po’ più vicini!”
San Paolo era un fariseo, prova del fatto che lo zelo e la scrupolosità mal indirizzati possono essere reindirizzati in uno zelo straordinario per l’evangelizzazione e la santità.
È per questo che penso sia importante che i fedeli cristiani facciano attenzione ai farisei e alla critica del loro comportamento da parte di Gesù. Se andiamo in chiesa, conosciamo la nostra fede e mettiamo Dio al primo posto, allora siamo tutti a rischio di comportarci come farisei. Possiamo essere piuttosto certi, infatti, che prima o poi agiremo come loro.
Se cerchiamo di riconoscere quando il nostro comportamento è simile al loro, in senso negativo, possiamo lottare per diventare persone che osservano la fede cristiana con l’intensità e l’equilibrio che Paolo ha esemplificato e Gesù ha incoraggiato.
Tenendo questo a mente, ecco cinque segni di un fariseo della nostra epoca basati sulla Scrittura:
1. Un lievito di agitazione
Gesù ci dice: “Guardatevi dal lievito dei farisei” (Mc 8, 15)
È interessante considerare il ruolo del lievito nel fare il pane. All’inizio è piccolo, ma poi invade tutta la pasta. Una delle definizioni della parola fermento, infatti, è “incitare o fomentare (problema o disordine)”.
Quando ci comportiamo come i farisei, fomentiamo i problemi tra i fedeli. Spesso le nostre intenzioni sono buone, ma le nostre azioni provocano grande agitazione, una “lievitazione” non sana e non santa. Possiamo discernere se l’agitazione non è sana analizzandone i frutti.
Se i frutti del “lievito” di un persona sono spesso paura, rabbia e agitazione piuttosto che pace, amore, gioia e gli altri frutti dello Spirito, bisogna stare attenti. Il Signore non è all’opera quando i frutti dello Spirito non sono presenti. In particolare, non è all’opera quando i frutti delle azioni di una persona sono costituiti dalla paura: “Nell’amore non c’è timore” (1 Gv 4, 18). Quando il nostro comportamento è un lievito santo, spinge gli altri a desiderare la santità, ad avvicinarsi a Dio e ad agire in modo caritatevole.
Gesù, aiuta le mie azioni e le mie parole a condurre altri alla santità e a un’esperienza di Dio e dei frutti dello Spirito.
2. Sorveglianti speciali
C’è un passo del Vangelo che mi fa ridere forte ogni volta che lo leggo. Gesù sta camminando in un campo con i discepoli di sabato e i discepoli strappano le spighe perché hanno fame. I farisei (che dovevano essersi nascosti nei campi!) saltano fuori e sfidano subito Gesù perché i suoi discepoli stanno infrangendo il sabato (Mc 2, 23-24).
Gli sforzi che compivano i farisei per trovare qualcosa di sbagliato in Gesù e nei suoi seguaci erano davvero assurdi. Qualche variazione della frase “lo stavano guardando” si può trovare ovunque nei Vangeli. Mentre Gesù era impegnato a guarire, compiere miracoli e predicare il Regno di Dio, gli occhi dei farisei erano sempre puntati su di lui, non per imparare, ma per trovare qualcosa di sbagliato nel suo comportamento.
Su Internet si trova di rado un commento che non sia fondamentalmente “Sì, ma…”. Amiamo scandagliare tutte le cose positive proprio nell’unica parte che non sembrava corretta. Diventiamo farisei quando ci concentriamo su quello che ci circonda sempre con un occhio critico. Nulla è mai abbastanza buono per i farisei, e nulla fa rallegrare, a meno che non sia la caduta altrui.
Gesù, aiutami a concentrarmi su di te, non come i farisei, ma come un bambino che non vuole altro che imitare suo Padre. Aiutami a vedere la dignità altrui come tu la vedi, e a trattare gli altri con rispetto e grande amore.
3. Grazie a Dio non sono come (inserire l’etichetta)
Ricordiamo tutti il fariseo nella Scrittura che stava in piedi nel tempio e pregava dicendo “O Dio, ti ringrazio che non sono come…” (Lc 18, 11).
Questo fariseo credeva davvero che la preghiera giusta implicasse il fatto di prendersi il merito di tutto ciò che si fa di giusto. È questo il pericolo insito nel fatto di essere vicini al giusto – iniziamo a prendercene il merito. Guardiamo gli altri che stanno facendo cose molto peggiori e pensiamo di essere scampati a quel percorso perché qualcosa ci rende migliori.
Pensiamo: “I miei peccati possono essere negativi, ma grazie a Dio non sono negativi come i peccati di quella persona!”
Si può anche leggere questo passo e pensare: “Grazie a Dio non sono un fariseo!”
Il quid relativo a questo modo di pensare, ed è evidente nel comportamento dei santi, è che la vera santità si concentra su quello che richiede un miglioramento in se stessi. E se i santi sono riusciti a trovare molte cose che avevano bisogno di un miglioramento, è probabilmente lo stesso atteggiamento che dovremmo avere noi!
Gesù, aiutami a ringraziarti per tutte le grazie che mi hai dato nella vita. Aiutami ad essere una fonte di luce per gli altri e ad essere aperto a ciò che gli altri mi possono insegnare.
4. Rapporto non sano con l’autorità
È interessante notare che Gesù dice alla gente di sottomettersi all’autorità dei farisei. Dice loro: “Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno” (Mt 23, 3). Quando ci ho riflettuto per la prima volta sono rimasta molto stupita. Ecco il Figlio di Dio che si sottomette all’autorità dei farisei perché la loro autorità terrena rappresentava l’autorità di suo Padre.
I farisei, dall’altro lato, si irritavano quando vedevano che Gesù agiva con autorità. Gesù dimostrava il suo potere mostrando quali pratiche erano dispensabili e quali erano fondamentali per il significato della legge. In risposta alla dimostrazione di Gesù della sua autorità divina, i farisei progettano la sua morte. Gesù riconosce l’autorità legittima, ma i farisei, pur consapevoli di un aspetto di essa, sono ciechi di fronte alla fonte dell’autorità stessa.
In quanto esseri umani peccatori, abbiamo un rapporto ambiguo con l’autorità fin dall’inizio. È difficile per noi riconoscere l’autorità di Dio, tranne quella dei suoi mediatori sulla terra. È vero che la ribellione sana e la messa in discussione possono essere positive, ma abusiamo di questa verità quando disobbediamo perché pensiamo di sapere le cose meglio di Dio o quando la critica degli altri diventa un’ossessione che ci porta a uno stile di vita di disobbedienza.
Gesù, aiutami a sviluppare la virtù dell’obbedienza nel mio cuore, per poter riconoscere la tua autorità qui sulla terra e diventare più gentile, docile e pieno di carità.
5. Esattezza spietata
Nella parabola del fariseo e dell’esattore delle tasse, mentre il fariseo si complimenta con se stesso, l’esattore delle tasse implora la misericordia di Dio. È una dinamica interessante. Il fariseo crede di essere nel giusto e non si ritiene bisognoso di misericordia, mentre l’esattore delle tasse sa di essere in torto e bisognoso di Dio.
La dinamica interiore di una persona spesso si estende agli altri. Se ci consideriamo poco bisognosi di misericordia, non siamo misericordiosi con gli altri. Se sappiamo di aver bisogno di una gran quantità della misericordia di Dio, allora estendiamo questa misericordia agli altri. Perché? Perché quando sappiamo di aver bisogno della misericordia ci tendiamo verso Dio e lui ci accoglie tra le sue braccia. Quando abbiamo sperimentato questo amore assoluto e incondizionato del Padre, esitiamo di meno a dare quello stesso amore agli altri. Lo sappiamo, l’abbiamo sperimentato, e ne siamo traboccanti.
Il cuore di chiunque diventa a volte freddo come quello del fariseo. Tutti abbiamo difficoltà a provare compassione per certe persone. Quando questo accade, aiuta chiedere al Signore di aiutarci a vedere il nostro peccato con maggior chiarezza, non per perderci nel senso di colpa, ma per poter vedere la nostra necessità di accettare la misericordia di Dio e di estenderla agli altri.
Gesù, accoglimi nel tuo cuore misericordioso. Voglio essere un faro di misericordia e d’amore per gli altri. Aiutami ad assomigliarti di più.
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Suor Theresa Aletheia Noble, FSP, è autrice di The Prodigal You Love: Inviting Loved Ones Back to the Church. Di recente ha pronunciato i primi voti con le Figlie di San Paolo. Ha un blog su Pursued by Truth.
[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]