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Tra Via Crucis e «Avarizia»: per capire meglio

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Vatican Insider - pubblicato il 08/11/15
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Un commento su Vatileaks 2 del teologo-giornalista Gennaridi Gianni Gennari

 

«Via Crucis» e «Avarizia», roba che fa rumore in pagina, anche qualche più o meno ipocrita meraviglia. Scrivono di appartamenti enormi per «alti prelati». In Vaticano, per certi colleghi un pizzico incuriositi, e pronti allo scandalo anche dove non ha senso tutti giganti, in Vaticano!

Per circostanze vissute racconto qui una vicenda che può aiutare una comprensione reale dei termini del problema. Fuori discussione che anche in ambienti di Chiesa possano esserci comportamenti scandalosi e prepotenze, e i libri ci gridano sopra, anche giustamente, ma…

Ma talora ragionare un po’ serve a tutti. Leggo per esempio che un cardinale, nome e cognome, abita in un appartamento di 404 metri quadrati. Scandalo? A prima vista sì, ma vale la pena di approfondire. Quel cardinale a metà degli anni ’70 arrivò a Roma da giovane prete per studiare e laurearsi alla Gregoriana in Diritto canonico, ma non trovava una casa… Nella «Casa di riposo» per donne anziane dove abitavo come cappellano c’erano due stanze libere, e la superiora della Casa, una donna straordinariamente capace di intelligenza e carità, chiese a me se avrei gradito o meno che quella parte venisse data al giovane studioso arrivato dalla Polonia…

Fu così che per qualche anno abbiamo vissuto insieme, io cappellano e lui studente e poi professore di Diritto canonico. Accadde nel frattempo che, ottobre 1978, fu eletto papa un cardinale polacco, Karol Wojtyla, che divenne Giovanni Paolo II. E la sera dopo l’elezione accadde che il mio collega polacco mi avvisò che non sarebbe stato a cena con me, ma fuori. Il giorno dopo, a colazione, mi raccontò tutto contento che era stato dal nuovo Papa, che aveva voluto la cena insieme con un bel gruppo di preti polacchi, prelati «alti», ma anche «bassi» – lui era un semplice prete – per passare qualche ora insieme in serenità condivisa al modo polacco…

Qualche anno dopo lui fu fatto vescovo e chiamato ad abitare al palazzo della Cancelleria, dove era la Segnatura apostolica, palazzo di grande storia, proprio quello il cui architetto era stato anche Michelangelo e dove aveva lavorato per decenni, perfetto impiegato pontificio nel XIX secolo, il grande Giuseppe Gioachino Belli, e gli fu destinato un appartamento fino allora vuoto ed enorme, molte stanze alte anche 10 e più metri, e quando mi parlò del trasferimento mi disse sorridendo: ecco, sono venuto a Roma e se non c’era l’aiuto delle suore non avrei trovato casa, neppure piccola piccola, e ora debbo abitare tante stanze enormi, che sarò costretto a lasciare anche vuote…

Ecco: non per diminuire lo scandalo di chi, per usare il vocabolario forte e ammonitore di Francesco, vive come un faraone, e «si serve di Dio più che servire Dio», senza onestà e senza scrupolo, ma per far capire che anche certi palazzi sono realtà storiche, e il fatto che oggi servano come abitazioni di «alti prelati» non è offesa per nessuno…

Il Papa ha ragione: nessun faraone, nessuna vita da nababbo! Dà l’esempio egli stesso, ma lo scandalo gridato da certe parti, che lo gridano anche per l’otto per mille, per esempio, il cui criterio è quello di ogni elezione democratica, e distribuisce il tutto secondo le proporzioni delle scelte effettive, ha dell’ipocrita e del ridicolo, a meno che non si tratti dei sogni perduti di chi non ha ancora accettato che a questo mondo ci siano cristiani con i diritti e i doveri di tutti, e soprattutto che ci sia una Chiesa che vive da 2000 anni, e ha visto passare in fila per uno, o anche per tre o quattro, tanti che la volevano morta, e perciò in qualche momento si sono illusi di averla uccisa…

Anche la «via crucis» della Chiesa, oltre che «istituzione umana e storica» anche «mistero» dell’abbassamento di Dio stesso verso l’umano da salvare ha perenne la promessa della resurrezione. Con buona pace di chi ogni tanto ci prova, magari raccontando a tutti che non era sua intenzione offendere…

 

QUI L’ARTICOLO ORIGINALE

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