L’ipocrisia è una brutta bestia. E’ un male tipico, e spesso inevitabile, di tutti gli ambienti rigidi e chiusi, carenti dal punto di vista formativo…di Rocco D’Ambrosio
Il Vangelo odierno: In quel tempo, Gesù [nel tempio] diceva alla folla nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa».
Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo.
Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere». (Mc 12, 34-48).
8 novembre 2015. L’ipocrisia è una brutta bestia. E’ un male tipico, e spesso inevitabile, di tutti gli ambienti rigidi e chiusi, carenti dal punto di vista formativo. Esiste tra i cristiani, come tra ebrei e musulmani, tra gli atei e non, nelle gerarchie religiose come in quelle laiche. Esiste in tutte le istituzioni.
E’ famosa la pagina di Moliere sull’ipocrisia: “Ora non c’è più bisogno di vergognarsi: l’ipocrisia è un vizio di moda, e tutti i vizi di moda passano per virtù. Il personaggio dell’uomo onesto, oggigiorno, si presta più di qualsiasi altro ad essere imitato, e quella degli ipocriti è la migliore delle confraternite. E’ un’arte in cui l’impostura viene sempre rispettata; ed anche quando viene scoperta non si osa dire nulla contro di essa. Tutti gli altri vizi umani sono esposti al biasimo, e chiunque è libero di attaccarli apertamente; ma l’ipocrisia è un vizio privilegiato, che, di sua mano, chiude la bocca a tutti, e gode tranquillamente di una sovranità impunita. A forza di infingimenti, si stabilisce fra le persone della stessa risma un legame strettissimo. Basta allora toccarne una sola per averle tutte contro…”.
Esiste ovunque, dove più, dove meno, perché ovunque a qualcuno conviene più apparire che essere, più “recitare a soggetto” che assumersi le proprie responsabilità. E’ un vizio “privilegiato”, secondo l’autore francese. Ai tempi di Gesù sembra che godesse degli stessi “privilegi, sovranità impunita e legami strettissimi”. Tuttavia nel brano Gesù non si dilunga nel condannarla; la descrive solamente e si limita a stigmatizzarla negli scribi e a proferire un solenne “Guardatevi!” Ma all’ammonimento, segue, apparentemente slegato, l’indicare la vedova come esempio di generosità sincera e profonda.
La vedova è mille miglia lontana dall’ipocrisia. E’ una “povera del Signore”. Non ha bisogno di apparire, non frequenta piazze, tv e circoli di amici. E’ sola con se stessa e il suo buon Dio. Davanti a lui sa che non può fingere, non vuole fingere. Vuole solo fare solo essere fedele alla sua fede ebraica e dare il contributo al tesoro del tempio. Forse Gesù l’ha indicata per dire anche come evitare ogni ipocrisia, a ogni latitudine: piena responsabilità riguardo a ciò che si deve a Dio, a se stessi e agli altri. Gli ipocriti, in genere, sono chiassosi, irresponsabili e spocchiosi. La vedova, come tutti gli autentici giusti, è discreta, coscienziosa e umile.